giovedì 22 luglio 2021

La Chimera fra mito e realtà archeologica

di Mario Pagni

La chimera statua bronzea

Fra i reperti archeologici di inestimabile valore sia storico che artistico vi è quella che comunemente viene chiamata la Chimera di Arezzo nome dato dalla sua città di provenienza dove venne scoperta presso le antiche mura nel 1553 ma attualmente degnamente ospitata nei locali del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Si tratta di una scultura in bronzo di epoca etrusca ma più volte appartenuta ad importanti famiglie fiorentine compresa la pregiata collezione medicea.

Fin dal suo ritrovamento questo magnifico bronzo destò interesse di vari artisti, tra cui lo scultore del Cinquecento Benvenuto Cellini  che, secondo la tradizione, ne curò il primo restauro. Considerata dai Medici, che governavano Firenze, un vero e proprio trofeo archeologico, la Chimera venne subito trasportata in città come simbolo propagandistico della loro politica.

La chimera in esposizione a Palazzo Vecchio a Firenze

Probabilmente però la scultura in origine era collocata in un santuario, poiché sulla zampa anteriore destra è visibile un’iscrizione votiva riferita ad una divinità etrusca. La pregiata opera bronzea doveva forse fare parte di un intero gruppo di sculture con Bellerofonte e Pegaso il cavallo alato. La Chimera ha un aspetto mostruoso, con il corpo di leone  e la coda a forma di serpente che aggredisce mordendo uno dei corni della capra. Dalle notizie del ritrovamento, presenti nell’Archivio di Arezzo, risulta che questo bronzo venne identificato inizialmente con un leone poiché la coda, rintracciata in seguito da Giorgio Vasari, non era ancora stata trovata. Il ripristino della coda è però un restauro sbagliato: il serpente infatti doveva avventarsi minacciosamente contro Bellerofonte e non mordere un corno della testa della capra che faceva parte del proprio corpo. La figura mitologica della Chimera era sinonimo di una somma di vizi:  la violenza del leone, la perfidia e l’oscurità del serpente. Altra interpretazione interessante è invece data dagli alchimisti medievali. Questi ultimi spiegavano così la Chimera: il leone era il coraggio, la forza, il sole, il calore e l’estate; il serpente rappresentava il male, la notte, la vecchiaia e l’ inverno; la capra infine era la transizione e il crepuscolo e simboleggiava le stagioni dell’autunno e della primavera.

Pittura vascolare greca la chimera


Il racconto mitologico

Sono gli antichi Greci che descrivono la chimera come un essere terribile e mostruosamente ripugnante per il suo “triplice” corpo e dicono che fosse armata di fiamme che vomitava dalle sue tre teste. Così il Liber Monstrorum la descrive, spaventosa e trimorfa, frutto del connubio delle sopradescritte forme animalesche : serpente, leone e capra. A quest’ultima componente rimanda il nome chimaira, ma la sua forma , come per l’unicorno è abbastanza incerta e mai ben definita dal punto di vista iconografico. Usata spesso come motivo decorativo, soprattutto in occidente e nell’arte greca e poi romanica,sopravvisse come tale alle condanne degli asceti,anzi diffondendosi come simbolo e ornamento medievale e rinascimentale, sempre avversato dalla simbologia cristiana che ravvisava nelle tre forme animalesche una sorta di insieme di elementi demoniaci.

Bestiario medievale la chimera

Nella mitologia greca l’essere è figlio di Tifone, discendente della Madre Terra con caratteristiche serpentine , ed Echidna, descritta come metà donna e metà serpente abitante di caverna, dalla quale nacque una mostruosa prole: Cerbero il cane infernale, l’Idra di Lerna, la stessa Chimera e Orto il cane bicefalo che si unì con sua madre per generare la Sfinge. Profondamente legati all’elemento terra ed alle sue caratteristiche serpentine, la vittoria degli Eroi solari su questi esseri corrisponderebbe simbolicamente alla separazione del “cielo” dalla Terra stessa per la costituzione finale di un Cosmo ordinato e fuori dal Caòs primordiale. Bellerofonte uno dei succitati eroi, mentre era ospite di Preto, re di Argo, fu accusato dalla moglie del regnante di averla ripetutamente insidiata. L’accusa era ingiusta, ma Preto, profondamente turbato, inviò lo sventurato ospite dal suocero, il re di Licia, con il proposito di farlo eliminare. Quest’ultimo per concludere l’opera gli affidò una missione che riteneva suicida e senza scampo : uccidere la Chimera , il mostro che il re di Caria teneva come custode. Ma Bellerofonte, dopo aver domato Pegaso il cavallo alato, aggredì la belva uccidendola con la sua lancia  che immersa nel piombo fuso dalle fiamme emesse dalla bocca stessa del mostro, la soffocò.

Pittura vascolare greca Bellerofonte uccide la chimera

Era l’iniziato solare alato che simbolicamente aveva avuto il sopravvento sull’elemento demoniaco terreno. Vi sono anche molte altre interpretazioni tutte legate alla antica simbologia e tutte di un certo fascino sapienziale. La Chimera come Medusa e la stessa Sfinge, potrebbe essere stata interpretata come la Dea Madre mediterranea, preindoeuropea, tripartita secondo la suddivisione dell’anno: Leone in primavera – estate, capra estate–autunno e infine serpente per autunno – inverno ovvero l’avvicendarsi delle stagioni sul calendario. 

Snoopy novello Bellerofonte alle prese con la Chimera




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