di Chiara Sacchetti
È una delle
figure della Chiesa Cattolica più misteriose e singolari, passato alla storia
come il Papa Mago, colui che avrebbe instaurato una relazione con una strega,
dalla quale avrebbe, con un patto con lei, saputo tutte le conoscenze, anche e
soprattutto quelle occulte, e tenuto con sé oggetti magici e diabolici ma che
nella realtà fu un grande studioso e autore di molti scritti di vario genere. Sto
parlando di Silvestro II, uno dei Papi più oscuri e discussi e del quale resta
la famosa frase del suo anello “Sic
transit gloria mundi”.
Secondo il Liber Pontificali, Gerberto (vero nome di papa Silvestro II) nacque nell’attuale Alvernia, una regione della Francia meridionale che al tempo faceva parte del Ducato d’Aquitania, da una famiglia piuttosto umile in un anno compreso fra il 940 e 950. Da giovanissimo fu portato al Monastero benedettino di San Geraldo di Aurillac, dove imparò le arti liberali, la grammatica, la retorica con i testi antichi classici e dove poi venne ordinato monaco. Maestro del suo sapere fu Raimondo di Lavaur che rese Gerberto un uomo di una immensa e vasta cultura: questi e il monaco Gerardo furono uomini importantissimi per la formazione di Gerberto e a loro restò sempre legato da una profonda e intima amicizia, come confermano le lettere che nel corso della vita si scambiarono.
Fondamentale
per la sua crescita culturale fu anche il soggiorno per volere di un feudatario
ispanico che Silvestro fece in Spagna, terra a quel tempo dai forti caratteri
islamici e che gli permise di entrare in contatto con la cultura araba,
rendendo completa e ampia la sua formazione. Qui imparò l’uso dei numeri
(quelli che oggi noi utilizziamo comunemente), e si avvicinò alle scienze, come
l’alchimia.
Il momento
più importante che segnò una svolta nella sua vita fu il pellegrinaggio che il
futuro Papa fece assieme al conte Borrell e al vescovo Hatto, un viaggio che
però celava più motivi politici che religiosi, visto che i suoi compagni
volevano far desistere papa Giovanni XIII dal far diventare la diocesi di Vic una
suffraganea di quella di Narbona. La missione però andò nel peggiore dei modi,
almeno per loro, il conte tornò in Catalogna mentre il vescovo venne
addirittura ucciso; ma non per Gerberto che conobbe il Papa e l’imperatore
Ottone II che rimasero colpiti così tanto dalle conoscenze e dalla figura del
giovane che gli chiesero di restare.
La carriera di
Gerberto cominciò così, prima fu tutore del figlio di Ottone II fino a quando
non prese moglie, poi venne incaricato Magister nella Scuola cattedrale di
Reims e infine nel 983 venne nominato Abate nel monastero colombiano di Bobbio,
dove Gerberto fondò una scuola che nel tempo divenne una delle più famose e
importanti.
L’investitura
più importante avvenne però il 2 aprile 999, proprio grazie alla conoscenza di
Ottone III, figlio del suo amico e imperatore, grazie al quale venne nominato
papa come successore di Gregorio V e prendendo il nome di Silvestro II per
confermare una collaborazione fra Papato e Impero e carica che tenne fino alla
sua morte, avvenuta 12 maggio 1003. «Sceglie il nome di Silvestro:
il primo Silvestro aveva battezzato Costantino, questo secondo Silvestro
collaborerà con l'imperatore secondo un identico progetto che la cultura di
Gerberto, formatasi su Boezio e sui logici matematici, gli suggerisce per la
gestione armonica degli affari di Chiesa ed Impero»: quello stesso Silvestro I
che secondo la leggenda tramandata dagli Actus
Silvestri che avrebbe guarito dalla lebbra e fatto convertire al
Cristianesimo Costantino. Di quel momento ci ricordiamo la sua richiesta ufficiale, primo Papa
nella storia a farla e come primo atto, di liberare il Santo Sepolcro.
Fra storie e
leggende che riguardano papa Silvestro II c’è anche quella che narra il suo
incontro in un bosco e la sua amicizia con la fata Meridiana, mentre era solo e
disperato per un amore non corrisposto. La donna l’avrebbe iniziato ad attività
segretissime e gli avrebbe insegnato ogni sapere del tempo, compreso quello
occulto, in cambio della sua fedeltà; ma assieme gli avrebbe anche predetto
l’arrivo del Diavolo per portarlo via quando avesse detto messa a Gerusalemme.
Le dicerie vogliono anche fra due ci
sarebbe stato qualcosa di più che un semplice rapporto di amicizia, anche se è
più verosimile che Meridiana sia semplicemente una metafora del desiderio di
sapere e del percorso di conoscenza che il Papa avrebbe compiuto durante la sua
esistenza. Sta di fatto che la storia ci racconta che l’uomo cancellò il
pellegrinaggio nella città Santa ma non tenne conto di altre Gerusalemme a
Roma. Un giorno decise di dire messa nella Chiesa della Santa Croce di
Gerusalemme; mentre stava facendo la funzione, il Papa vide Meridiana e capì
che la morte sarebbe venuta presto a prenderlo: decise quindi di fare una pubblica
confessione descrivendo la sua sepoltura che sarebbe dovuta avvenire nel luogo
in cui i buoi che trasportavano il suo corpo si sarebbero fermati. Tante sono
le versioni di questa storia, che vogliono perfino quelle che in punto di morte
Silvestro avrebbe chiesto di tagliare a pezzi il suo corpo per espiare le sue
colpe e cospargerlo per la città. Mentre un’altra racconta che sarebbe apparso
il Diavolo, lo avrebbe mutilato e cavato gli occhi, dati poi ad altri demoni
per giocare, mentre Silvestro, ormai cieco, si sarebbe tagliato la mano e la
lingua per espiare i peccati.
Ma quello
che sicuramente ha destato soprattutto in quegli anni più scalpore è la veloce
salita al potere di Gerberto e anche la sua enorme e vasta conoscenza. Si
racconta anche che avesse una testa di bronzo con cui prevedesse il futuro, in
cui sarebbe stato imprigionato il diavolo e che avesse vinto la carica
pontificia a dadi con il Diavolo.
Roma, san Giovanni in Laterano, Cenotafio di papa Silvestro II
I suoi
misteri non cessarono alla sua morte anzi. Nel 1648, per volere di papa
Innocenzo X, venne aperta la sua tomba: con grande stupore dei presenti il
corpo era intatto vestito ancora con i paramenti pontifici e le braccia
incrociate ma al contatto con l’aria le spoglie si trasformarono in polvere.
Cesare Rasponi, un canonico, così ci racconta: «Quando si scavò sotto il
portico, il corpo di Silvestro II fu trovato intatto, sdraiato in un sepolcro
di marmo a una profondità di dodici palmi. Era rivestito degli ornamenti
pontificali, le braccia incrociate sul petto, la testa coperta dalla sacra tiara;
la croce pastorale pendeva ancora dal suo collo e l'anulare della mano destra
portava l'anello papale. Ma in un momento quel corpo si dissolse nell'aria, che
ancora restò impregnata dei soavi profumi posti nell'urna; nient'altro rimase
che la croce d'argento e l'anello pastorale».
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