lunedì 5 luglio 2021

Silvestro II il Papa Mago

di Chiara Sacchetti

È una delle figure della Chiesa Cattolica più misteriose e singolari, passato alla storia come il Papa Mago, colui che avrebbe instaurato una relazione con una strega, dalla quale avrebbe, con un patto con lei, saputo tutte le conoscenze, anche e soprattutto quelle occulte, e tenuto con sé oggetti magici e diabolici ma che nella realtà fu un grande studioso e autore di molti scritti di vario genere. Sto parlando di Silvestro II, uno dei Papi più oscuri e discussi e del quale resta la famosa frase del suo anello “Sic transit gloria mundi”.

Papa Silvestro II

Secondo il Liber Pontificali, Gerberto (vero nome di papa Silvestro II) nacque nell’attuale Alvernia, una regione della Francia meridionale che al tempo faceva parte del Ducato d’Aquitania, da una famiglia piuttosto umile in un anno compreso fra il 940 e 950. Da giovanissimo fu portato al Monastero benedettino di San Geraldo di Aurillac, dove imparò le arti liberali, la grammatica, la retorica con i testi antichi classici e dove poi venne ordinato monaco. Maestro del suo sapere fu Raimondo di Lavaur che rese Gerberto un uomo di una immensa e vasta cultura: questi e il monaco Gerardo furono uomini importantissimi per la formazione di Gerberto e a loro restò sempre legato da una profonda e intima amicizia, come confermano le lettere che nel corso della vita si scambiarono.

Gerberto in una miniatura

Fondamentale per la sua crescita culturale fu anche il soggiorno per volere di un feudatario ispanico che Silvestro fece in Spagna, terra a quel tempo dai forti caratteri islamici e che gli permise di entrare in contatto con la cultura araba, rendendo completa e ampia la sua formazione. Qui imparò l’uso dei numeri (quelli che oggi noi utilizziamo comunemente), e si avvicinò alle scienze, come l’alchimia.

Il momento più importante che segnò una svolta nella sua vita fu il pellegrinaggio che il futuro Papa fece assieme al conte Borrell e al vescovo Hatto, un viaggio che però celava più motivi politici che religiosi, visto che i suoi compagni volevano far desistere papa Giovanni XIII dal far diventare la diocesi di Vic una suffraganea di quella di Narbona. La missione però andò nel peggiore dei modi, almeno per loro, il conte tornò in Catalogna mentre il vescovo venne addirittura ucciso; ma non per Gerberto che conobbe il Papa e l’imperatore Ottone II che rimasero colpiti così tanto dalle conoscenze e dalla figura del giovane che gli chiesero di restare.

Il re Ottone in una miniatura

La carriera di Gerberto cominciò così, prima fu tutore del figlio di Ottone II fino a quando non prese moglie, poi venne incaricato Magister nella Scuola cattedrale di Reims e infine nel 983 venne nominato Abate nel monastero colombiano di Bobbio, dove Gerberto fondò una scuola che nel tempo divenne una delle più famose e importanti.

L’investitura più importante avvenne però il 2 aprile 999, proprio grazie alla conoscenza di Ottone III, figlio del suo amico e imperatore, grazie al quale venne nominato papa come successore di Gregorio V e prendendo il nome di Silvestro II per confermare una collaborazione fra Papato e Impero e carica che tenne fino alla sua morte, avvenuta 12 maggio 1003. «Sceglie il nome di Silvestro: il primo Silvestro aveva battezzato Costantino, questo secondo Silvestro collaborerà con l'imperatore secondo un identico progetto che la cultura di Gerberto, formatasi su Boezio e sui logici matematici, gli suggerisce per la gestione armonica degli affari di Chiesa ed Impero»: quello stesso Silvestro I che secondo la leggenda tramandata dagli Actus Silvestri che avrebbe guarito dalla lebbra e fatto convertire al Cristianesimo Costantino. Di quel momento ci ricordiamo la sua richiesta ufficiale, primo Papa nella storia a farla e come primo atto, di liberare il Santo Sepolcro.

Fra storie e leggende che riguardano papa Silvestro II c’è anche quella che narra il suo incontro in un bosco e la sua amicizia con la fata Meridiana, mentre era solo e disperato per un amore non corrisposto. La donna l’avrebbe iniziato ad attività segretissime e gli avrebbe insegnato ogni sapere del tempo, compreso quello occulto, in cambio della sua fedeltà; ma assieme gli avrebbe anche predetto l’arrivo del Diavolo per portarlo via quando avesse detto messa a Gerusalemme. Le dicerie vogliono anche fra  due ci sarebbe stato qualcosa di più che un semplice rapporto di amicizia, anche se è più verosimile che Meridiana sia semplicemente una metafora del desiderio di sapere e del percorso di conoscenza che il Papa avrebbe compiuto durante la sua esistenza. Sta di fatto che la storia ci racconta che l’uomo cancellò il pellegrinaggio nella città Santa ma non tenne conto di altre Gerusalemme a Roma. Un giorno decise di dire messa nella Chiesa della Santa Croce di Gerusalemme; mentre stava facendo la funzione, il Papa vide Meridiana e capì che la morte sarebbe venuta presto a prenderlo: decise quindi di fare una pubblica confessione descrivendo la sua sepoltura che sarebbe dovuta avvenire nel luogo in cui i buoi che trasportavano il suo corpo si sarebbero fermati. Tante sono le versioni di questa storia, che vogliono perfino quelle che in punto di morte Silvestro avrebbe chiesto di tagliare a pezzi il suo corpo per espiare le sue colpe e cospargerlo per la città. Mentre un’altra racconta che sarebbe apparso il Diavolo, lo avrebbe mutilato e cavato gli occhi, dati poi ad altri demoni per giocare, mentre Silvestro, ormai cieco, si sarebbe tagliato la mano e la lingua per espiare i peccati.

Ma quello che sicuramente ha destato soprattutto in quegli anni più scalpore è la veloce salita al potere di Gerberto e anche la sua enorme e vasta conoscenza. Si racconta anche che avesse una testa di bronzo con cui prevedesse il futuro, in cui sarebbe stato imprigionato il diavolo e che avesse vinto la carica pontificia a dadi con il Diavolo.

Roma,  san Giovanni in Laterano, Cenotafio di papa Silvestro II

I suoi misteri non cessarono alla sua morte anzi. Nel 1648, per volere di papa Innocenzo X, venne aperta la sua tomba: con grande stupore dei presenti il corpo era intatto vestito ancora con i paramenti pontifici e le braccia incrociate ma al contatto con l’aria le spoglie si trasformarono in polvere. Cesare Rasponi, un canonico, così ci racconta: «Quando si scavò sotto il portico, il corpo di Silvestro II fu trovato intatto, sdraiato in un sepolcro di marmo a una profondità di dodici palmi. Era rivestito degli ornamenti pontificali, le braccia incrociate sul petto, la testa coperta dalla sacra tiara; la croce pastorale pendeva ancora dal suo collo e l'anulare della mano destra portava l'anello papale. Ma in un momento quel corpo si dissolse nell'aria, che ancora restò impregnata dei soavi profumi posti nell'urna; nient'altro rimase che la croce d'argento e l'anello pastorale».

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