di Chiara Sacchetti
È passato
alla storia come il Papa del “Gran Rifiuto”, quello che a pochissimi mesi
dall’elezione al Soglio Pontificio, decise di ritirarsi da quella vita e
lasciare ad altri l’incarico. Su di lui tante voci e tante leggende, legate a
figure e personaggi leggendari come i Cavalieri Templari e
Penultimo di
dodici figli, Pietro nacque da Angelo Angelerio e Maria Leone, due contadini,
forse ad Isernia o a Sant’Angelo Limosano in un anno fra il 1209 e il 1215: una delle fonti più sicure sulla sua vita, ci
racconta che al momento della morte nel 1296 Celestino aveva 87 anni e quindi
si fa sempre più certa la data anteriore del 1209.
La breve esperienza nel monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli portò alla luce la sua predisposizione all’ascetismo e alla vita solitaria, tanto che Pietro si convinse a ritirarsi in una caverna sul Monte Morrone, sopra Sulmona fino al 1240 quando si trasferì a Roma per un anno. Qui infatti studiò per prendere gli ordini sacerdotali ma ritornò subito all’eremitismo sul suo Monte: per cinque anni visse in una grotta poi si rifugiò in un’altra in un luogo ancora più difficile presso il Monte della Maiella, dalla quale si allontanò soltanto per recarsi da papa Gregorio X e vedersi riconosciuta la sua Congregazione, sorta da un ramo dei benedettini e chiamata inizialmente “dei frati di Pietro da Morrone” (poi Celestini), nata presso l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone. Nel 1273 la sua Congregazione rischiava però la soppressione ed egli dovette recarsi a Lione per il Concilio II dove fu accolto con favore, tanto che si dice che ottenne la Bolla di conferma del suo ordine 46 giorni prima del Concilio; intanto la sua figura aveva già odore di santità per la vita che conduceva tanto che il Papa stesso gli chiese di celebrare Messa.
Eremo di Sant'Onofrio a Morrone
Ma il
momento decisivo fu la morte di papa Niccolò IV. L’elezione del nuovo Pontefice
fu lunghissima e difficile. Le prime problematiche arrivarono con le sedi del Conclave
che cambiavano ogni momento, prima a Santa Maria sopra Minerva, poi a Santa
Maria Maggiore e infine sull'Aventino presso il monastero di Santa Sabina.
L’arrivo della peste complicò ancora di più la situazione e come se non bastasse
il morbo colpì anche il cardinale Cholet che in poco tempo morì, riducendo a
soli 11 membri il numero del collegio cardinalizio. Finita l’epidemia le
difficoltà tornarono per la scelta del luogo del Conclave e soltanto un anno
dopo la sospensione si riuscì a riprendere i lavori, questa volta a Perugia, ma
ancora senza fortuna: i cardinali non riuscivano ad eleggere il nuovo
Pontefice, soprattutto per le due posizioni antitetiche che da una parte
sostenevano il Colonna (dell’omonima famiglia) e dall’altra tutti gli altri
cardinali, portando anche un profondo malcontento nella popolazione.
L’arrivo a
Perugia di Carlo d’Angiò che necessitava dell’avallo pontificio per il trattato
che avrebbe messo fine all’occupazione aragonese della Sicilia con il re di Napoli
e Giacomo II re di Aragona, fu un evento che mise fretta per la fine del
Conclave stesso anche se il re fu poi cacciato in malo modo. Ma Pietro da
Morrone aveva predetto cattivi castighi alla Chiesa se non si fosse provveduto
all’elezione del Papa e la profezia, portata in Conclave dal cardinale Decano
Latino Malabranca, fece il suo lavoro: il religioso, forse per trovare
velocemente una soluzione, forse anche per la particolarità della sua figura, indicò
proprio lo stesso Pietro come il successore del Papa, per il suo carisma e la
notorietà che il suo personaggio aveva in Europa. E così avvenne. In realtà si
dice che fu Carlo d’Angiò a recarsi dall’uomo e a convincerlo a scrivere quella
lettera per la Congregazione per porre finalmente rimedio e fine al Conclave
per arrivare finalmente all’elezione di un Papa, che forse lo stesso re già si
immaginava essere lo stesso Pietro.
Qualche
giorno dopo Pietro, vide arrivare tre ecclesiastici che gli dettero la notizia
dell’elezione al soglio pontificio. Lui, «un uomo vecchio, attonito ed esitante per così grande
novità -con indosso- [...] una rozza tonaca», rimase sgomento di fronte alla
notizia; inizialmente pensò di rifiutare l’incarico poi si girò verso il
crocifisso e cominciò a pregare. Alla fine dopo una lunga meditazione Pietro
accettò il nuovo incarico e, a conferma della vicinanza con Carlo d’Angiò,
partì con lui e il figlio Carlo Martello, sopra un asinello e il 29 agosto 1294
nella chiesa di Collemaggio a L’Aquila, venne incoronato Papa con il nome di Celestino
V.
Di lui resta
la cosiddetta Bolla del Perdono che avrebbe poi dato vita alla famosa
Perdonanza, una celebrazione religiosa che tuttora viene tenuta a L’Aquila tra
i vespri del 28 e il tramonto del 29 agosto (le date che ricordavano la sua
nomina) in cui tutti quelli veramente pentiti dai propri peccati avrebbero
ricevuto l’indulgenza plenaria recandosi nella chiesa di Collemaggio. Il rito
anticipava di qualche anno il più famoso Giubileo, che verrà istituito
ufficialmente nel 1300 dal suo successore Bonifacio VIII.
Santa Maria a Collemaggio a L'Aquila
Il
Pontificato di Celestino era di fatto però in mano a Carlo d’Angiò che fu
nominato maresciallo del futuro Conclave, mentre Celestino firmò quel trattato
che di fatto sanciva alla morte del re, che
Nonostante
le pressioni di Carlo d’Angiò che di fatto premeva per la presenza di Pietro al
soglio pontificio dopo soli 4 mesi Celestino V il 13 dicembre 1294, durante un
concistoro, lesse la sua famosa rinuncia:
«Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza
del mio corpo e la malignità della Plebe [di questa città], al fine di
recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta,
abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente
al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da
questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e
provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore
Celestino V, fu incarcerato dai soldati nella
Rocca di Fumone, castello dei territori di Caetani, il nuovo Papa, dove morì il
9 maggio 1296, debilitato dalla deportazione e soprattutto dalla prigionia.
Alcune voci
vorrebbero che la morte di Celestino in realtà non sia stata naturale bensì per
volere di papa Bonifacio VIII che ne avrebbe commissionato l’assassinio: le
perizie sulla sua morte del 1313 e del 1888, hanno evidenziato un foro nel
cranio del defunto Papa che è stato ricondotto da alcuni ad un chiodo di
Il volto della maschera d'argento di Celestino V
Il 5 maggio
1313 Celestino venne canonizzato da papa Clemente V, dopo varie sollecitazioni
da parte di Filippo il Bello che riportava (si dice) la volontà popolare, ma come
confessore e non come martire come invece avrebbe voluto il re di Francia.
Della sua
rinuncia tanto è stato detto e moltissime sono le ipotesi che la riguardano.
Alcuni sostengono che Celestino sia stato molto vicino ai Templari e che
avrebbe avuto da loro alcune reliquie, fra le quali anche
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