lunedì 26 luglio 2021

Il Re Pescatore

di Chiara Sacchetti

È uno dei personaggi più affascinanti e ricchi di mistero della letteratura, che racchiude nella sua figura caratteristiche e simbologie piene di significato, e varie sono le sue storie nelle penne di Chretien de Troyes Robert de Boron e altri autori del ciclo dell’amor cortese francese e della Materia di Bretagna più in generale .

Il Re Pescatore è l’ultimo discendente della stirpe dei Re del Graal, gli uomini che custodiscono questa importantissima reliquia, che nel tempo e nella letteratura si trasforma fino a diventare la coppa dove è stato raccolto il sangue di Cristo e che ha il potere di dare la vita eterna a colui che la possiede: bevendo da essa è possibile anche di guarire da qualsiasi male.

In tutte le versioni della sua storia, il Re Pescatore ha una menomazione anche se ogni volta diversa, che sia la mancanza di una gamba o addirittura dei genitali. Queste mutilazioni hanno portato nella sua terra la morte, tanto che nel tempo essa si è trasformata in un luogo deserto e rovinato. La cosiddetta “Terra desolata”, opera epica fra l’altro dei primi anni del ‘900, è un luogo triste e deserto, distrutto dall’impossibilità della vita: ed è proprio a causa di questa particolarità del Re che quel territorio ormai è diventato un luogo morto e senza speranza di rinascita che ricorda quel percorso dei culti misterici legati al ciclo annuale della vita che richiama al periodo invernale, quello in cui tutto sembra perduto e morto, anche se solo apparentemente.

Duccio da Boninsegna, gli apostoli come pescatori

In molti sostengono che la condizione fisica del Re rifletta anche la vita peccaminosa che ha condotto e che deve scontare attraverso queste sofferenze; altri ritengono invece, visto come vedremo anche il collegamento con la figura di Cristo, che la condizione fisica possa ricordare la ferita al costato del Messia subita durante la Crocifissione, dato soprattutto che l’arma con cui sono state inferte entrambe le ferite stesse è la famosa Lancia del Destino (o di Longino).

In alcune versioni poi appaiono due figure simili, entrambe menomate e legate comunque da un vincolo di parentela. Che siano nonno e nipote o padre e figlio, i due personaggi vengono in ogni caso identificati e divisi come Re Ferito e Re Pescatore per distinguerli: quello più anziano è rinchiuso nel castello e tenuto in vita dal Graal, mentre il più giovane, anche se menomato, riesce a svolgere ugualmente molti compiti.

Papa Benedetto XVI con al dito l'anello del pescatore papale

Il re Pescatore richiama quindi simbolicamente la figura del Cristo che viene spesso rappresentato proprio con un pesce (ICTIS) mentre gli apostoli vengono chiamati “pescatori di anime”, senza contare che anche Pietro, uno di loro, era realmente un pescatore. Lo stesso Papa indossa il cosiddetto “Anello del Pescatore”, o “Anello Piscatorio” il gioiello nel quale è rappresentato il suo stemma che viene usato per timbrare e chiudere con il sigillo di cera ogni atto che egli emette. Nella mitologia celtica, il pesce e più in particolare il salmone, si identifica con la saggezza, e anche la conoscenza.

Catacombe di Callisto, il pesce con il pane simboli di Cristo

Il primo a menzionare il Re Pescatore è Chretien de Troyes in Perceval alla ricerca del Graal, dove il protagonista, un ragazzo di appena 15 anni parte alla volta di Camelot nella speranza di diventare cavaliere di Re Artù; durante il suo viaggio incontra proprio il Re Pescatore intento a pescare su una barca, l’unica attività che la sua menomazione gli consente di fare. Questi accoglie fra i suoi ospiti anche il ragazzo che cerca un luogo dove potersi rifocillare dal lungo viaggio. Perceval non lo sa, ma è l’eletto che potrebbe salvarlo e una sua semplice domanda, guarirebbe la vita al pescatore e alla sua terra: il suo Maestro però gli ha insegnato ad essere gentile e discreto nonostante la sua indole e il giovane purtroppo se ne va lasciandolo alle sue pene.

Perceval arriva al castello del Re Pescatore

In questo caso la figura del Re Pescatore viene a riprendere l’antico mito celtico di “Bran il Benedetto”, una divinità rappresentata come un gigante ferito ad una gamba, che possiede un calderone magico che, come il Graal, ha il potere di riportare in vita i morti e guarire da tutti i mali.

Statua raffigurante il celtico Bran

In Robert de Boron, il Re Pescatore è cognato di Giuseppe d’Arimatea, l’uomo che sulla Croce ha aiutato la deposizione del corpo di Cristo: è in questo frangente che il Graal, da semplice oggetto dotato di poteri magici, diviene la coppa dell’Ultima Cena e quella in cui è stato raccolto il sangue di Gesù durante la Crocifissione. Ed è proprio Giuseppe il primo custode della reliquia che allo scopo di proteggerla, arriva in Bretagna dove fonda una comunità affidando la coppa a Bron, nome con il quale viene spesso identificato il Re Pescatore.

Pietro Perugino, Giuseppe d'Arimatea

Molte altre sono le versioni delle vicende legate al Re Pescatore sia nella letteratura che nelle più recenti versioni sia televisive che cinematografiche. In ultimo Lancillotto in prosa risulterà essere, assieme al re Ferito, l’ultimo discendente della stirpe i cui membri furono uccisi e menomati a causa e in conseguenza dei loro stessi fallimenti.

 

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