Conosciuta come la sorellastra perfida di re Artù, e una delle tre figlie di Igraine e del marito il duca Gorlois di Cornovaglia, Morgana appare però solo nel 1148 per la penna di Goffredo da Monmouth nella sua Vita Merlini come una delle nove sorelle dell’Isola delle Mele (Avalon), capace di guarire le ferite e salvare da morte certa gli eroi. Era la più grande e bella delle altre sorelle (Moronoe, Mazoe, Gliten, Glitonea, Gliton, Tyronoe, Thiten, Thiton) tutte sacerdotesse, maghe e guaritrici che governavano sull’isola.
La Fata Morgana |
Ma è a partire dalla seconda metà del XII sec. in brevi
racconti come quelli di Gervasio che Morgana comincia a delinearsi un modello
di strega che porta l’eroe nel suo mondo e gli impedisce poi di tornare nel
suo. Infine ne il Lancelot in prose
della prima metà del XIII sec. ella diviene il personaggio malefico e senza
scrupoli che conosciamo, che per ultimo nega a re Artù di tornare a Camelot e tanto
da divenirne poi anche sorellastra, amante, e con l’inganno persino madre di suo figlio.
Ne La morte di re Artù
di Thomas Mallory (XV sec.), Morgana viene affidata alle cure di un convento
dove ben presto mostra a tutti i suoi poteri soprannaturali: per questo Merlino
consiglia Uther (che nel frattempo aveva ucciso il duca Gorlois e sposato
Igraine) di darla in sposa a Urien di Gore, uno dei suoi vassalli. Ma il
matrimonio infelice e la vita terribile che è costretta a fare, rendono gelosa
e vendicativa Morgana che trama vendetta verso il fratellastro. Con uno
stratagemma ruba ad Artù Excalibur e la consegna al suo amante Accolon facendoli poi combattere uno contro l’altro
senza che si possano riconoscere. Ma la spada torna da Artù e il re uccide il
rivale. Alla fine del romanzo però viene fuori anche l’accezione positiva del
personaggio quando Morgana si riconcilia con il fratellastro e lo accoglie
quasi morente per le ferite nella sua isola di Avalon dove vengono fuori le sue
doti di guaritrice tenendolo con sé fino al giorno del suo ritorno a Camelot.
Le tre sorelle |
Morgana da ad Artù la falsa Excalibur |
Ne Le nebbie di Avalon
di Marion Zimmer Bradley, una versione molto recente del romanzo, invece, diviene
madre di Mordred, avuto con il fratellastro con un inganno. In versioni
precedenti della storia, il ragazzo è però figlio di Morgause, una delle
sorelle di Morgana, anche se non è ben chiaro se con quel nome si intendesse in
realtà la stessa persona o se si sia trattato di un possibile errore letterario.
Per quanto riguarda l’origine del personaggio di Morgana è possibile
che sia nato per influenza della divinità femminile celtica e irlandese
Morrigen, dea della guerra e della morte, anche se in certe circostante viene
vista in maniera più positiva come dea madre e della fertilità, anche se
l’accezione negativa è sicuramente più comune. Capace di trasformarsi in corvo,
la dea appariva nei campi di battaglia per annunciare la morte agli eroi. Ma
non solo. Poteva tramutare il suo aspetto da giovane a vecchia, da strega a
donna di buon costume in base alle fasi lunari, a cui fra l’altro era legata. La
sua era la luna calante, la terza, essa talvolta cavalcava nel buio con un
abito bianco che risplendeva nella notte. Era anche in grado di far smarrire la
strada nella Valle del Non Ritorno e non a caso viene spesso associata a Medea,
figlia di Ecate ed Elio. Entrambe avevano, nelle credenze dei rispettivi
popoli, un cocchio, di proprietà delle divinità Ecate Demetra e Persefone, e
legato ai Misteri Eleusini.
Giambologna, Fata Morgana, 1574 |
La leggenda della Fata Morgana è arrivata anche in Italia,
nella zona dello stretto di Messina e molte sono le storie ad essa legate. Una
riguarda il condottiero normanno Ruggero d’Altavilla che nel 1060 fu aiutato a
liberare la Sicilia
dalla dominazione musulmana da una misteriosa dama che il cavaliere vide salire
su un carro bianco e azzurro apparso improvvisamente e trainato da sette
cavalli bianchi con le criniere azzurre.
Un altro racconto ci riferisce di un re barbaro che giunto a
Reggio Calabria vide all’orizzonte la Sicilia e considerandola troppo lontana si chiese
come potesse raggiungerla. Arrivò improvvisamente così una donna che gli fece
apparire l’isola più vicina, così lui si gettò in mare pensando di poterla
raggiungere a nuoto ma la magia finì e lui purtroppo morì affogato.
Infine, per curiosità, esiste un effetto ottico chiamato “Fata
Morgana”: si tratta di un miraggio che si può notare sulla linea dell’orizzonte,
in cui gli oggetti o comunque quello che c’è viene distorto a tal punto da
renderli irriconoscibili. Viene così chiamato perché viene osservato
principalmente nello stretto di Messina dove la leggenda voleva che la Fata
abitasse lì e facesse scorgere ai marinai visioni fantastiche di castelli, sia
in mare che in terra, per attirarli e poi farli morire affogati.
Il personaggio di Morgana resta tuttora uno dei più
affascinanti e misteriosi del ciclo arturiano e di tutta la letteratura legata
al ciclo bretone. Quello che è certo è che la sua figura come spesso accade
rimane ambigua nelle intenzioni trasmettendo ai posteri l’incertezza sul suo
comportamento a volte malefico altre invece no, come tutte le cose della vita
dove non sappiamo bene quale sia il reale definito confine fra bene e male.
Effetto ottico "Fata Morgana" |
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