lunedì 18 maggio 2020

Fata Morgana

di Chiara Sacchetti

Conosciuta come la sorellastra perfida di re Artù, e una delle tre figlie di Igraine e del marito il duca Gorlois di Cornovaglia, Morgana appare però solo nel 1148 per la penna di Goffredo da Monmouth nella sua Vita Merlini come una delle nove sorelle dell’Isola delle Mele (Avalon), capace di guarire le ferite e salvare da morte certa gli eroi. Era la più grande e bella delle altre sorelle (Moronoe, Mazoe, Gliten, Glitonea, Gliton, Tyronoe, Thiten, Thiton) tutte sacerdotesse, maghe e guaritrici che governavano sull’isola.
La Fata Morgana
Successivamente, nell’Erec et Eneide di Chrétien de Troyes diviene la sorellastra del futuro re di Camelot, quando la madre di lei ebbe un figlio illegittimo con Uther di Pendragon: il re britannico infatti, grazie all’aiuto di Merlino, si era trasformato nel marito, suo nemico, e aveva giaciuto con lei dandole un figlio poi affidato alle cure e alla istruzione del celebre  druido e mago.
Ma è a partire dalla seconda metà del XII sec. in brevi racconti come quelli di Gervasio che Morgana comincia a delinearsi un modello di strega che porta l’eroe nel suo mondo e gli impedisce poi di tornare nel suo. Infine ne il Lancelot in prose della prima metà del XIII sec. ella diviene il personaggio malefico e senza scrupoli che conosciamo, che per ultimo nega a re Artù di tornare a Camelot e tanto da divenirne poi anche sorellastra, amante,  e con l’inganno persino madre di suo figlio.
Le tre sorelle
Ne La morte di re Artù di Thomas Mallory (XV sec.), Morgana viene affidata alle cure di un convento dove ben presto mostra a tutti i suoi poteri soprannaturali: per questo Merlino consiglia Uther (che nel frattempo aveva ucciso il duca Gorlois e sposato Igraine) di darla in sposa a Urien di Gore, uno dei suoi vassalli. Ma il matrimonio infelice e la vita terribile che è costretta a fare, rendono gelosa e vendicativa Morgana che trama vendetta verso il fratellastro. Con uno stratagemma ruba ad Artù Excalibur e la consegna al suo amante Accolon  facendoli poi combattere uno contro l’altro senza che si possano riconoscere. Ma la spada torna da Artù e il re uccide il rivale. Alla fine del romanzo però viene fuori anche l’accezione positiva del personaggio quando Morgana si riconcilia con il fratellastro e lo accoglie quasi morente per le ferite nella sua isola di Avalon dove vengono fuori le sue doti di guaritrice tenendolo con sé fino al giorno del suo ritorno a Camelot.
Morgana da ad Artù la falsa Excalibur
Secondo una tradizione, Morgana fu  anche l’ultima allieva di Viviana, la Dama del Lago, la Sacerdotessa Madre di Avalon che prese sotto la sua custodia la bambina per farla diventare colei che le sarebbe succeduta, educandola così alla religione di Avalon.
Ne Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, una versione molto recente del romanzo, invece, diviene madre di Mordred, avuto con il fratellastro con un inganno. In versioni precedenti della storia, il ragazzo è però figlio di Morgause, una delle sorelle di Morgana, anche se non è ben chiaro se con quel nome si intendesse in realtà la stessa persona o se si sia trattato di un possibile errore letterario.
Per quanto riguarda l’origine del personaggio di Morgana è possibile che sia nato per influenza della divinità femminile celtica e irlandese Morrigen, dea della guerra e della morte, anche se in certe circostante viene vista in maniera più positiva come dea madre e della fertilità, anche se l’accezione negativa è sicuramente più comune. Capace di trasformarsi in corvo, la dea appariva nei campi di battaglia per annunciare la morte agli eroi. Ma non solo. Poteva tramutare il suo aspetto da giovane a vecchia, da strega a donna di buon costume in base alle fasi lunari, a cui fra l’altro era legata. La sua era la luna calante, la terza, essa talvolta cavalcava nel buio con un abito bianco che risplendeva nella notte. Era anche in grado di far smarrire la strada nella Valle del Non Ritorno e non a caso viene spesso associata a Medea, figlia di Ecate ed Elio. Entrambe avevano, nelle credenze dei rispettivi popoli, un cocchio, di proprietà delle divinità Ecate Demetra e Persefone, e legato ai Misteri Eleusini.
Giambologna, Fata Morgana, 1574
Per la presenza delle altre due sorelle (Elaise e Morgause) viene anche associata alla Terza Fata, quella del Destino e per questo collegata anche al mito delle Tre Parche, a rappresentare quindi l’ultima, Atropo,  ovvero colei che spezza il filo della vita: quest’ultima nella tradizione mitologica sorgeva dal mare occidentale a cui corrisponde il gaelico Mur-gen, ovvero “nata dal mare” e non è difficile vedere l’associazione con il nome di Morgana.
La leggenda della Fata Morgana è arrivata anche in Italia, nella zona dello stretto di Messina e molte sono le storie ad essa legate. Una riguarda il condottiero normanno Ruggero d’Altavilla che nel 1060 fu aiutato a liberare la Sicilia dalla dominazione musulmana da una misteriosa dama che il cavaliere vide salire su un carro bianco e azzurro apparso improvvisamente e trainato da sette cavalli bianchi con le criniere azzurre.
Un altro racconto ci riferisce di un re barbaro che giunto a Reggio Calabria vide all’orizzonte la Sicilia e considerandola troppo lontana si chiese come potesse raggiungerla. Arrivò improvvisamente così una donna che gli fece apparire l’isola più vicina, così lui si gettò in mare pensando di poterla raggiungere a nuoto ma la magia finì e lui purtroppo morì affogato.
Infine, per curiosità, esiste un effetto ottico chiamato “Fata Morgana”: si tratta di un miraggio che si può notare sulla linea dell’orizzonte, in cui gli oggetti o comunque quello che c’è viene distorto a tal punto da renderli irriconoscibili. Viene così chiamato perché viene osservato principalmente nello stretto di Messina dove la leggenda voleva che la Fata abitasse lì e facesse scorgere ai marinai visioni fantastiche di castelli, sia in mare che in terra, per attirarli e poi farli morire affogati.
Effetto ottico "Fata Morgana"
Il personaggio di Morgana resta tuttora uno dei più affascinanti e misteriosi del ciclo arturiano e di tutta la letteratura legata al ciclo bretone. Quello che è certo è che la sua figura come spesso accade rimane ambigua nelle intenzioni trasmettendo ai posteri l’incertezza sul suo comportamento a volte malefico altre invece no, come tutte le cose della vita dove non sappiamo bene quale sia il reale definito confine fra bene e male.

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