giovedì 21 maggio 2020

Uscire dal proprio corpo. Viaggiare in astrale

di Mario Pagni

Il nostro doppio
Quando stiamo per addormentarci è il momento forse migliore ma anche il peggiore per riflettere sulla giornata trascorsa ma anche sulla vita in generale sulle sue vere ragioni e sul perché esistiamo. I ricordi si impadroniscono di noi facendoci arretrare fino alle cose che più abbiamo desiderato e non siamo riusciti a realizzare. Questo a volte assieme alle solite preoccupazioni, ci impedisce di prendere sonno ma senza entrare nel campo scientifico delle varie fasi che lo caratterizzano, ci limiteremo a dire che proprio in quei momenti, entriamo spesso involontariamente, in un territorio ancora per certi versi sconosciuto, una sorta di misto fra sogno e realtà, uno stato psico–fisico disturbato e prolifico di sensazioni curiose, non giustificate dall’assoluto controllo del nostro “Super Io” come avviene invece durante la veglia. Il primo sonno è caratterizzato proprio da questo tipo di fenomenologia al punto tale da farci dire la famosa frase “sogno o son desto”, tipica di una prima riflessione di fronte a fatti che stanno a cavallo fra la loro percezione reale e il confine con l’incerto surreale e il fantastico. Forse non proprio a tutti ma certamente a molti è accaduto almeno una volta nella vita e proprio in questi momenti, di avere l’impressione di vedersi “da fuori”; è successo anche nelle sale operatorie durante stati apparenti di coma, oppure durante drammatici incidenti stradali con il corpo “materiale” ferito a terra e soccorso dagli addetti all’ambulanza come se l’io cosciente fosse esterno allo stesso. Anche la scienza con il solito voluto “ritardo accademico” ha preso recentemente in considerazione la possibilità di un “dualismo” di tipo fisico – spirituale presente nel corpo umano, ma andando a trattare certe problematiche sempre e forse giustamente con i “piedi di piombo” .
Vedere se stessi

Come avviene
Durante il sonno profondo sembra che corpo astrale e fisico debbano combaciare, esattamente nella fase definita REM il legame fra i due corpi tende a diminuire e si verifica in alcuni casi l’esperienza extracorporea. Alcuni ricercatori sostengono che questa possibilità avviene più volte anche nel corso della stessa notte. Ovviamente sono ritenute esperienze di tipo extracorporeo quelle che si verificano con la piena consapevolezza di chi le prova e successivamente ne tenta la descrizione. L’uso dell’elettroencefalografo è risultato assai utile per le testimonianze scientifiche; sembra infatti che il cervello durante il corso della fenomenologia definita “corpo in astrale” mandi segnali irregolari proprio durante la fase di uscita extracorporea.
Uscire dal proprio corpo in astrale

Un po’ di storia
Sono molti i testi sacri di ogni religione che descrivono la morte fisica come logica conclusione ma anche la fase precisa di separazione fra anima e corpo, con il raggiungimento della prima di un livello diverso superiore di coscienza. Presso ciascun popolo antico la separazione dalla fisicità e dalla concretezza del corpo umano sostituita da una sorta di spirito, aveva nomi precisi come il Ka e il Ba degli Egizi. Anche numerosi testi di esoterismo e parapsicologia trattano l’argomento usando termini leggermente diversi come “corpo animico” o spirituale, ma le conclusioni se pure fra mille variabili non sempre ben giustificabili rimangono le stesse. Si abbandonano le “spoglie” per addivenire ad un nuovo modo di esistere formato da sola ma reale pura energia. Il fenomeno di tipo parapsicologico dell’uscita “in astrale”,  che è stato recentemente indicato con il termine anglosassone di “OOBE” (out of the body experience) , è assimilabile ad una “piccola morte” nel corso della quale una parte di noi si distacca dal corpo prendendo coscienza però di esistere e di percepire ugualmente ma indipendentemente dal supporto materiale. La tendenza più recente della parapsicologia tende ad escludere l’uscita in astrale del corpo attribuendo a tale fenomeno la connessione evidente con le credenze religiose e quindi impossibile da esaminare in un contesto rigorosamente sperimentale. In effetti i testi sacri abbondano di fenomeni di levitazione o di abbandono dell’involucro materiale da parte di santi o eletti in genere, in grado di elevarsi per la via della santità trasportando la propria autocoscienza in dimensioni sconosciute diverse dalla nostra. La Bibbia parla di una “corda d’argento” che terrebbe l’anima unita al corpo affermando anche che prima del “peccato originale”, era possibile spezzarla a piacimento per recarsi ovviamente in spirito a visitare il Regno dei Cieli.
L'uscita di testa e la corda d'argento
Anche in altri testi sacri di religione Indù, le Upanishad vengono ricordate grandi e carismatiche figure di “iniziati”, capaci di sdoppiarsi assumendo entità simili ma avvolte di una sostanza luminescente e fluida, accedendo con tale aspetto, ad altre sfere di realtà così come spostandosi allo stesso tempo in altri luoghi con fenomenologia simile o uguale alla bilocazione.

Cosa dice la scienza
La parapsicologia è una disciplina scientifica recente ma non da tutti accettata specialmente in ambiente strettamente accademico. Ciò non di meno essa si è ricavata uno spazio tutto suo e un certo numero di seguaci. Malgrado i tabù scientifici che circondano da sempre i problemi dell’esistenza dell’anima e della vita dopo la morte, alcuni ricercatori parapsicologi si sono interessati delle uscite in astrale conducendo anche esperimenti in condizioni molto severe che inducono a considerare o “riconsiderare” questo fenomeno almeno una manifestazione del paranormale degna di essere valutata e studiata in modo più approfondito. Tra questi ricercatori, il dottor A.J. Ellison, docente di elettronica presso la London University, è certamente una delle maggiori autorità contemporanee in fatto di OOBE. Ellison ha iniziato a lavorare su queste problematiche agli inizi degli anni ‘50 del secolo scorso riprendendo lavori precedenti caduti ormai nell’oblio. Fra questi quello degli autori del volume La proiezione del corpo astrale S. Muldoon e H. Carrington del 1929. In questo testo ritenuto fra i più autorevoli sono elencati numerosi metodi per l’uscita in astrale. Tutti affermano che ci si deve distendere supini su di un materasso non troppo morbido, quindi adoperando al meglio volontà e immaginazione con la ovvia dovuta concentrazione, si dovrebbero raggiungere risultati considerevoli. L’esperienza personale e quella di amici esperti nel settore dice che esistono due modi per uscire dal proprio corpo “di testa” oppure con il “diaframma dello stomaco” .
Fluttuare nell'aria pronti all'uscita
Nel primo caso occorrerebbe più sforzo mentale e maggiore concentrazione, nel secondo (più difficile come raggiungimento dei risultati sperati), più fisicità e praticità acquisita dopo vari tentativi. Sicuramente (e per concludere questa breve panoramica su questo controverso fenomeno), non si dovrebbe opporsi a ciò che si vuole cercare e alla forza presunta o vera che sia che vorrebbe coinvolgersi durante questa esperienza. Non si deve inoltre temere quella sorta di “salto nel vuoto” nel quale crediamo di precipitare; superare questa paura significherebbe essere a buon punto per il proseguo dei tentativi, che, non dimentichiamoci, possono avvenire automaticamente anche in quella fase del sonno che è la più profonda. Il rischio sarebbe quello di indurci a pensare che tutto ciò sia stata solo una esperienza di tipo onirico e non reale a tutti gli effetti.

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