di Chiara Sacchetti
È uno dei personaggi più ambigui e mutevoli del ciclo
arturiano, e allo stesso tempo anche molto affascinante e ricco di mistero, ma
diverso, spesso anzi confuso con quello altrettanto misterioso e ambiguo di
Morgana e con un luogo di origine probabilmente comune, l’isola di Avalon. Una
protagonista senza tempo e senza età, quello di Viviana, che vive come in una trasparente
bolla chiusa nella quale il tempo non
trascorre, essa non invecchia e non
imbruttisce; è custode del Graal che solo l’eroe Parsifal, condottiero puro di
tutta la saga arturiana, riuscirà a riscattare. Ed è proprio nel suo lago che
quest’ultimo getterà la spada del re di Camelot, per suo stesso volere, come
sua ultima richiesta dopo la morte.
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Kingtston Maurward, statua della spada di Artù Excalibur |
Viviana è considerata la Dama del Lago, quello specchio d’acqua da cui
sarebbe sorta proprio la spada più famosa della letteratura, Excalibur, data ad
Artù re di Camelot e con la quale egli sarebbe
divenuto invincibile. Ma Viviana è molto di più.
Bellissima e giovanissima, questa Fata, ne Lancillotto o il cavaliere della carretta
di Chretien de Troyès, è colei che salva e alleva il protagonista per donargli
infine un anello capace di resistere alla magia; nelle versioni successive come
Il Lancillotto in prosa, scopriamo
anche che il piccolo Lancillotto era rimasto orfano del padre re Ban, sovrano
del regno di Benwic o Benoic, ucciso da Claudas, re delle Terre Deserte e dunque
cresciuto proprio dalla Dama del Lago,
qui chiamata per la prima volta Viviana.
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Alfred Tennyson, Idilli del re, Viviana prende il piccolo Lancillotto |
In Merlino, il famosissimo
mago la vede e rimane impressionato dalla sua bellezza da innamorarsene subito perdutamente;
non potendo aspettare, per averla immediatamente decide così di trasformarsi in
un giovane bello e aitante ma Viviana non cade nel tranello e decide che perché
ella si conceda a lui dovrà insegnarle tutti i segreti della sua magia.
Ottenuto ciò che aveva chiesto, la
Dama non mantiene però la promessa e anzi lo intrappola sotto
un macigno nella profondità di una grotta (che diventerà la Torre di Vetro nelle versioni
successive) e qui sparisce. Con le arti magiche apprese, forte di tutta la
magia insegnatagli, Viviana si costruisce un meraviglioso castello nel quale alleverà
il piccolo Lancillotto e dove però vivrà sola quando lui sarà divenuto grande e
Primo Cavaliere della Tavola Rotonda.
Ma è nella Post-Vulgata,
intorno al XIII sec., dove Viviana e la Dama del Lago diventano due
personaggi distinti. La prima è colei che dona Excalibur ad Artù dopo che il re
aveva spezzato la sua prima spada, in cambio gli chiederà di condannare a morte
Balin che era stato coinvolto in una faida con la famiglia. Il secondo
personaggio, invece, prende le sembianze di quello raccontato ne Lancillotto in prosa, e viene chiamata
Ninianne. Infine entrambi i personaggi vengono ripresi ne La morte di Artù
Thomas Mallory che lascia la prima anonima, mentre la seconda prenderà il nome
di Nimue.
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Merlino e Nimue |
Quest’ultima diverrà protagonista e personaggio completamente
diverso nel Il romanzo di Excalibur
di Bernard Cornwell. Qui si racconta infatti che Nimue era una schiava,
bellissima dai capelli neri e gli occhi scuri, unica sopravvissuta
all’affondamento della nave che la trasportava. Questo evento fece credere a
Merlino che fosse una prescelta e per questo il mago la portò via con sé, essa
ne divenne poi l’amante all’età di tredici, imparando e condividendo tutte le conoscenze
magiche e i segreti del Druidismo.
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Merlino e Nimue |
Tornando ancora più
indietro nel tempo, all’origine del personaggio di Viviana non è difficile
accorgersi di come essa prenda quasi sicuramente
origine da quello di Tetis della mitologia greca: proprio questa dea infatti, uno spirito delle
acque, è colei che alleva Achille ( esattamente come fa Viviana con
Lancillotto), dona ad Achille uno scudo
e un’armatura forgiata da Efesto che lo rendono invincibile, come del resto fa essa
stessa con Artù dandogli in dono la spada (e l’anello a Lancillottto). Essa è
anche moglie di Peleo (in altri racconti lei ha un’amante che si chiama Pellas).
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Giuseppe Mazzola, Il matrimonio di Teti e Peleo |
Il nome Viviana, con cui essa è chiamata a partire da: Lancillotto in prosa, invece potrebbe
avere origine dalla forma femminile Vi-Vianna, a sua volta derivato da Co-Vianna,
uno dei nomi con cui era chiamata la divinità femminile celtica delle acque
Conventina, personificazione della fonte sacra guaritrice di Brocolitia posta
sul Vallo di Adriano.
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Il Lancillotto in prosa |
Nimue invece potrebbe
derivare Mneme, abbreviazione di Mnemosyne, madre delle nove muse e ninfe delle
acque che diedero le armi a Perseo.
Quello di Viviana, o Dama del Lago, è un personaggio
difficile, che come altre figure femminili della letteratura antica, rappresenta
l’ambivalenza femminile, con i due aspetti di madre/donna protettrice e
amorevole, ma, allo stesso tempo avida e bramosa, capace di qualsiasi cosa per
ottenere ciò che desidera. Essa al contrario di molte altre quello che desiderava
davvero era la Vera
conoscenza, come quella allora di potestà
esclusiva maschile, impossibile in una società come quella in cui viveva, fino
a diventare, in Merlin addirittura
una sua sostituta in assenza del mago. Tutto ciò anche in questo caso sembra
così alludere ad un riscatto del genere femminile che farebbe ben sperare.
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