È la leggendaria moglie di re Artù, e da sempre ricordata come l’amante di Lancillotto, Primo Cavaliere della Tavola Rotonda e più fidato uomo del marito. Ma chi era davvero Ginevra? E nella sua figura mitologica esiste un fondo di verità?
Il suo nome, nella forma gallese Gwenhwyfar, significa
“incantatrice bianca” oppure anche fata/fantasma bianca, mentre in celtico, Gwena,
donna, bella e regina nell’animo.
Dalle fonti letterarie che sono giunte fino a noi, le origini
di Ginevra non sono concordi: per Goffredo di Monmouth era figlia di un nobile
romano, mentre autori successivi la indicano invece di Leodagan di Carmelide.
Quella che è certa la sua origine aristocratica, cosa che influenzerà la sua
intera esistenza.
Bellissima, lineamenti fini, bionda, occhi verdi, di una
grazia mai vista, Ginevra incontrò Artù, secondo la letteratura, durante una
sontuosa festa a cui il padre aveva invitato il futuro re di Camelot assieme al
suo esercito per sdebitarsi di quanto fatto. Leodagan, circondato dai suoi
nemici contrari al suo insediamento sul trono, fu infatti aiutato da Artù che,
a sorpresa, si presentò in suo soccorso, uccidendo tutti gli assedianti e
liberandolo. Per ricambiare Leodagan organizzò così questo ricco banchetto a
cui parteciparono Artù, tutti i suoi soldati e la famiglia del re. Ed è proprio
durante questa circostanza che Artù notò la bella Ginevra: l’uomo rimase
talmente colpito dalla giovane che se ne innamorò chiedendola subito in sposa. Il re acconsentì al matrimonio non solo perché ormai avanti
con gli anni si preoccupava della sorte della giovane figlia, ma anche perché
l’unione, rappresentava un’alleanza militare utile al suo regno, che ne sarebbe
sicuramente uscito fortificato e più sicuro.
William Morris, La Regina Ginevra |
Merlino, celebre e leggendario mago della saga arturiana, la
cui figura può essere facilmente associata nella società celtica ad un
sacerdote druido, era da sempre il fedele consigliere di Artù, al quale fece da
mentore e da padre insegnandogli tutto ciò che era necessario ad un futuro sovrano
e cavaliere. Merlino esortò Artù a non convolare subito a nozze con Ginevra
bensì di aspettare di aver combattuto (e sconfitto) i Sassoni che stavano
imperversando su tutta la Britannia. Così accadde. Finita la guerra e travolto
l’esercito nemico in Britannia, il futuro re di Camelot fece ritorno dalla sua
amata e i due si sposarono.
Da quel momento la figura di Ginevra divenne la moglie fedele
e consigliera del marito, colei che dava all’amato quella sicurezza e serenità
necessaria per governare bene, con determinazione e giudizio. Presiedeva
perfino alla Tavola Rotonda creata per gli incontri fra tutti i cavalieri di
corte e ideata anche su suo consiglio offrendo anche in quella occasione tutti
i suoi preziosi suggerimenti. Ma la favola ebbe vita breve e sull’orizzonte del
loro matrimonio arrivò il personaggio di Lancillotto a mettere scompiglio.
Giovane e possente uomo, il cavaliere stupì Artù che lo volle come uomo più
fidato e primo cavaliere vicino a sé, fra i cavalieri della Tavola Rotonda, ma questi
come ci e narrato si innamorò della bella e giovane moglie. Ginevra non riuscì
a resistere alla tentazione di Lancillotto, probabilmente anche per l’età più
matura del marito, e i due divennero presto amanti.
Il matrimonio di Artù e Ginevra |
Ginevra nascondeva però anche un’immagine di donna dura e
determinata. Lancillotto, innamoratissimo di lei tanto da rischiare di affogare
la prima volta che la vide, apparve subito come l’uomo senza macchia e senza
paura capace di tutto per la sua amata. Nel romanzo di Chretien, infatti, quando
la donna viene rapita da Melegant Lancillotto si umilierà al punto tale da
sedere persino sulla “carretta della vergogna” per lei, mentre Ginevra lo
riprenderà addirittura facendogli notare la sua esitazione prima di farlo.
Lancillotto salva Ginevra |
La morte di re Artù |
Di contro troviamo anche un’antica leggenda celtica in cui si
parla di una Dea Terra, condivisa da due uomini, uno più in là con l’età e con
il quale ha un rapporto duraturo e pieno di ricordi, e l’altro, giovane e
bello. E’ interessante notare come
questo mito venga spesso inserito nelle leggende che trattano dei cicli stagionali
della Terra, con il vecchio marito volto a simboleggiare l’inverno, mentre il
giovane possente, la primavera che rinverdisce e rallegra soppiantando la
stagione fredda e tetra portatrice di morte. La Dea diviene quindi amante di
entrambi, a completamento dei cicli della nascita-morte-rinascita che il
pianeta compie. La figura di Ginevra viene spesso associata e compresa in
questa leggenda, non solo per essere stata amata da due uomini, ma anche per il
ruolo che nonostante tutto le viene dato, come portatrice di equilibrio e
assieme di sconvolgimento. Per questo viene ad essere indicata essa stessa come
la Dea Madre e madre di tutti noi.
Inutile dire quante siano le variabili legate sia al ciclo
arturiano che alla stessa figura femminile di Ginevra, della quale ne parlerà
anche in epoca recente molta cinematografia. Sicuramente le “nebbie di Avalon”
si sono nuovamente addensate sulla vicenda e sui reali aspetti storici che la
contraddistinsero, ma ci piace che leggenda e realtà ancora oggi rimangano tali per condurci per mano a trovare le “nostre”
verità, quelle che forse più ci piacciono e ci interessano.
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