di Chiara Sacchetti
Le streghe e la stregoneria sono un
fenomeno che nasce nella notte dei tempi, le figure malefiche e la loro manifestazione dei saperi
occulti prima dell’arrivo del Cristianesimo erano tollerati anche se temuti,
spesso controllati in leggi civili che non andavano molto ad interferire con la
vita religiosa. La spiegazione più semplice è che il diavolo e il malefico non
esistevano nell’accezione che con l’arrivo di Cristo ebbero poi . Con la crisi
ecclesiastica si ebbe lo sviluppo di correnti cosiddette eretiche e
successivamente di un fenomeno più popolare come quello della stregoneria. La
Chiesa dette allora avvio ad una repressione
che vide nei primi secoli dell’età moderna il suo culmine. Quello della
stregoneria però è un fenomeno che deve essere letto anche come il sintomo di
paure e di momenti terribili di ogni essere umano, che cercava nella spiegazione soprannaturale e accusando magari per questo
persone vicine, una motivazione al loro profondo dolore. Fra le vittime di
questa repressione troviamo Clara Botzi, una donna guaritrice erborista e
levatrice, come lo erano e saranno molte altre donne perseguitate nella
cosiddetta caccia alle streghe.
Strega che nutre i suoi famigli |
La nostra storia comincia in Ungheria e specificatamente in Transilvania, luogo misterioso e assieme affascinante, famoso soprattutto per la presenza del conte Dracula e delle storie terribili che gli sono legate e che vede protagoniste 4 donne accusate di essere streghe e una in particolare.
Nel 1585 Clara Botzi venne chiamata a processo con
l’accusa di aver ucciso un bambino. I querelanti erano una coppia di
giovani ragazzi genitori del piccolo, che dichiarava che la donna aveva fatto
qualcosa di terribile alla loro creatura per vendetta perché non era stata
chiamata al momento del parto, come lei stessa aveva affermato qualche giorno
prima. Ma come sempre succedeva in
questi processi, tale accusa dette avvio ad una serie di testimonianze da parte
di altri accusatori. A rincarare la dose ci pensarono quindi altri testimoni,
personaggi del villaggio dove Carla viveva e “amici” della donna che asserirono
che era nota per compiere magie e stregonerie; dicerie che, nate un po’ dalle
confessioni dalla bocca della donna stessa ad un amico, confermavano quanto
temuto dalla comunità e dai giudici. Nei suoi racconti la presunta strega
avrebbe raccontato infatti di essere in grado di avere una vista formidabile e
la capacità di parlare con qualsiasi animale grazie ad una pozione da lei realizzata cuocendo un serpente con una piccolissima
porzione di carne. Ma quello stesso intruglio le dava anche il potere di
sentire le erbe dei campi, che le parlavano e le insegnavano ogni segreto, da
usare poi nei suoi preparati.
Campo con le erbe per le pozioni delle streghe |
La
conoscenza di questi preparati e malefici ebbe inizio quando il medico da cui
era stata ospite le aveva regalato un libro
sapienziale, dotato di poteri che se veniva letto ad alta voce in mezzo ad un
campo, svegliava le erbe curative che cominciavano a parlare e a svelare ogni
loro segreto. Da lui, grazie all’aiuto della moglie infatti, Clara era
riuscita a sapere tutti i segreti più oscuri e aveva anche partecipato ad un
rito iniziatico che consisteva nel mangiare di nascosto il cibo preparato
dall’uomo, un serpente cotto di cui
leccò «bene gli ossi e gli scarti». Tra le altre
storie poi raccontò anche di aver visto
danzare 32 lemuri nella sua stalla con i quali avrebbe parlato, e che sarebbero
stati gli spiriti dei morti, come nelle credenze dell’Antica Roma.
Lemuri |
Dopo aver
sentito tutti i testimoni il giudice chiamò Clara che negò ogni accusa
dichiarando di essere soltanto una curatrice. Come sempre in quei processi la
donna venne così fatta torturare: il dolore del supplizio ebbe l’effetto che
l’inquisitore voleva, quello di sentire la sua “verità”. L’imputata cominciò
così a dichiarare tutto quanto, che era una strega, che parlava alle piante, che mangiava i serpenti e soprattutto cedette
a quello che più era importante facendo i nomi di altre tre sue “colleghe” e
amiche, che verranno anch’esse successivamente arrestate giudicate e alla fine
giustiziate.
La fine di
Clara avvenne di fronte alla Cattedrale di San Michele a Cluj a Sibiu nella
Piata Mare, poco dopo la sentenza, dove venne bruciata viva assieme alle altre
tre “colleghe” che lei stessa aveva accusato.
Poco meno di 100 anni dopo in quello stesso luogo altre donne subiranno purtroppo la stessa sorte di Clara.
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