giovedì 18 novembre 2021

Il cielo sopra le piramidi

2° parte

 

di Mario Pagni

Nella prima parte dello scritto abbiamo fatto una serie di considerazioni sulle conoscenze astronomiche  del popolo egizio e di quelle costellazioni che principalmente animavano anche dal punto di vista mitologico il loro Pantheon di conoscenze in tal senso. Abbiamo anche visto l’importanza di alcune costellazioni con riferimento palese ai loro sistemi di orientamento notturno e ai cicli legati alle piene del Nilo e alla conseguente fertilità dei terreni circostanti il grande fiume per favorire l’agricoltura. Fra queste in particolare le cosiddette “circumpolari” perché visibili durante tutto il corso dell’anno perché nel loro moto apparente ruotano intorno all’asse immaginario terrestre che vede nella Stella Polare il suo attuale fulcro direzionale. Ma gli Egizi attribuivano anche una costante importanza mitologica anche ad altri gruppi di stelle fra queste la Chioma di Berenice, il Cratere, il Drago, Eridano, o il grande fiume celeste secondo alcuni mitografi identificato con lo stesso Nilo, e ancora i Gemelli e il Leone di assoluta importanza sia astronomica che mitologica riprodotto sotto forma di grande enigmatica Sfinge proprio nella piana di Giza. E poi Pegaso, il Pesce Australe, lo Scorpione, la Vergine il Triangolo.

 

Allineamento Astronomico degli Antichi Siti: la Cintura di Orione e le Piramidi di Giza

Stelle e piramidi connubio storico astronomico

C’è un fatto che alcuni studiosi continuano ancora a negare, ma che ai più ormai appare come un dato assodato. I siti archeologici dell’antichità presentano tutti, in un modo o nell’altro, un allineamento cosmico. Le costruzioni delle popolazioni del passato tenevano sempre conto, in modo matematicamente molto preciso per l’epoca, della posizione di stelle e pianeti. Chi nega questo fatto, lo fa perché non può ammettere che civiltà tanto antiche avessero conoscenze così sofisticate, tali che spesso sfuggono alla comprensione dell’uomo moderno.

Non serve immaginare un mondo privo dell’illuminazione contemporanea per capire quanto il cielo notturno fosse presente nella vita di chi è vissuto centinaia e migliaia di anni fa. Le stelle conosciute come abbiamo visto erano numerose e significative sia per la mitologia che per la astronomica conoscenza della volta celeste. Lo dimostra una delle ormai più popolari teorie in tal senso, quella della presunta corrispondenza tra le tre stelle della Cintura di Orione e le tre Piramidi della piana di Giza in Egitto.

Disposizione delle piramidi della piana di Giza

 

La cintura di Orione

I nostri protagonisti sono soprattutto due elementi astronomici, una stella e una costellazione, che sembrano aver rivestito un ruolo di primaria importanza tra le civiltà antiche. La prima è la stella Sirio, a cui si legano, ad esempio, le credenze del popolo dei Dogon. Sirio (o Sotis per gli egizi) la stella più luminosa. C’è poi Orione, una costellazione così chiamata a seguito di un mito greco già citato in questi nostri brevi scritti.

La costellazione di Orione si compone di molte stelle, circa 130 visibili ad occhio nudo, ed è facilmente identificabile specialmente nel freddo cielo invernale. Anche se le stelle più luminose sono altre, le tre  più famose sono: Mintaka, Alnilam e Alnilak, ovvero quelle che costituiscono proprio la cosiddetta “cintura di Orione”. Esse sono orientate verso sud – est in direzione proprio di Sirio.

Le tre stelle della cintura di Orione

Nell’antico Egitto, Sirio e Orione erano considerati il luogo di provenienza delle due divinità principali del pantheon religioso, ovvero Iside e Osiride. Iside e Osiride si dice avessero dato origine alla nostra umanità terrena scendendo dalle stelle, e lassù, un giorno, sarebbero ritornati. La cintura di Orione si credeva anche sede di una sorta di oltremondo, a cui anche gli uomini un giorno sarebbero finalmente ascesi. Orione era anche la destinazione del Faraone dopo la morte.

 

Le Piramidi di Giza

La necropoli di Giza è il sito archeologico dell’Antico Egitto più noto e affascinante, ma anche quello che continua a celare il maggior numero di misteri. Si compone di un complesso formato da molte piramidi, ma dove vi sono tre le principali, quelle (si dice) costruite dai faraoni Chefren, Micerino (nome ellenizzato del faraone Menkaure) e Cheope. Inoltre, a vigilare il tutto vi è l’imponente succitata enigmatica Sfinge.

L’egittologia dice che queste piramidi furono costruire circa 2500 anni prima di Cristo, anche se c’è chi invece propone datazioni molto anteriori. Esiste a tal proposito una teoria  messa a punto solo in tempi recenti, ma che con il tempo ha acquisito sempre maggior corpo.

Nel 1983 il ricercatore britannico Robert Bauval notò, riportando le sue osservazioni in seguito nell’opera “Discussions in Egyptology”, che le tre grandi piramidi di Giza erano perfettamente allineate proprio con le tre stelle della Cintura di Orione. Da una prima osservazione superficiale seguirono degli approfondimenti che scaturirono nella stesura di un libro pubblicato nel 1994: “The Orion Mystery: Unlocking the Secrets of the Pyramids”.

Piramidi della piana di Giza e disposizione delle tre stelle di Orione
 

Che cos’erano le Piramidi

Rimane, da sempre, un grande interrogativo. Anche se ufficialmente l’egittologia scheda le piramidi, non solo le tre di Giza ma tutte quelle dell’Antico Egitto, come tombe dei faraoni, la verità è che questa spiegazione sembra sempre meno convincente. Le stanze funebri risultano quantomeno sempre spoglie, decisamente in contrasto con la grande accuratezza dell’arte egizia. Senza contare il fatto che non sono state trovate all’interno scritte in geroglifico ne tantomeno alcuna mummia che potesse testimoniare il trattarsi di antiche sepolture.

La scoperta di Bauval, che fu in seguito ripresa e approfondita da altri studiosi quali Adrian Gilbert e Graham Hancock, era stupefacente non solo perché dimostrava una perizia costruttiva che trascende persino la già stupefacente architettura delle Piramidi. Affinché l’allineamento delle tre Piramidi con la cintura di Orione risultasse coerente, bisognava pensare anche al momento esatto in cui le stelle erano allineate in modo perfetto. Sappiamo infatti che le stelle si “spostano” nel cielo notturno, a causa della precessione degli equinozi.

Cercando quindi il momento in cui il cielo notturno potesse corrispondere alla piana di Giza e ipotizzando che il fiume Nilo fosse la simbolica rappresentazione della Via Lattea e la Sfinge la costellazione del Leone, il risultato era abbastanza sconvolgente. Il cielo aveva esattamente quella configurazione circa 10.500 anni prima di Cristo. Da ciò si potrebbe  dedurre che le Piramidi siano state costruire ben prima di quanto non si creda comunemente. Quella data guarda caso segnava anche l’inizio dell’Era Astronomica del Leone.

Sfinge custode di segreti che guarda verso la  costellazione del Leone cambio di una Era
 

Stelle e uomini

Qualunque cosa si pensi delle teorie di Bauval, ormai sono troppe le prove del fatto che gran parte, se non tutti, i siti antichi erano sapientemente orientati, in un modo o nell’altro, nel cielo notturno. Questo non si può ascrivere al mero caso, né ad una superstiziosa venerazione delle stelle in quanto tali. Anche il fatto che le Piramidi, e la Sfinge, possano essere più antiche di quel che si dice diverrebbe così un’ipotesi sempre più concreta.

Bassorilievo egizio dove è raffigurata la costellazione di Orione

A cosa servivano davvero quelle imponenti costruzioni? Come mai i cunicoli che si trovano all’interno della piramide di Cheope, l’unica che abbia passaggi ascendenti e discendenti, spesso puntano direttamente verso alcune delle succitate stelle?  C’è chi ha pensato forse con troppa fantasia a questi edifici come ad una sorta di “stargate”, ovvero dei veicoli o brecce spazio temporali, in grado di consentire all’anima del faraone di ascendere direttamente alle stelle. Ma alla sua anima, o forse anche al suo corpo?

Tra le molte recenti scoperte che sono state fatte sulle piramidi, è che presentano particolari risonanze magnetiche, e anche anomalie a livello termico che potrebbero celare spazi vuoti non ancora scoperti.

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