di Chiara Sacchetti
Come
sappiamo Campanella subì moltissimi processi dai quali uscì spesso condannato, vittima di una Chiesa intimorita dalla Riforma
Protestante e assai dura con coloro che andavano contro i suoi dettami, ma
anche promotore di una filosofia rinascimentale che voleva la centralità dell’uomo come unico vero protagonista e della quale si fece assieme ad
altri filosofi autentico interprete.
Ma cosa
diceva davvero Campanella per essere stato perseguitato così tanto?
«L'anima conosce sé con una conoscenza di presenzialità [...] E' certissimo principio che noi siamo e possiamo, sappiamo e vogliamo»
Alla base
del pensiero di Campanella c’è la considerazione che l’uomo sia dotato di tre
fondamentali “primalità”, cioè capacità, ossia il potere, il sapere e l’amare, come del resto l’intero dominio dei
corpi naturali che sarebbero non solo animati (come voleva la tradizione
neoplatonica), ma in grado di provare una sorta di autocoscienza. Ma né l’uomo
né tantomeno i corpi naturali hanno una autocoscienza e una percezione
sensibile illimitata o infinita, non possono né sanno né tantomeno amano tutto
il possibile, prerogativa questa riservata soltanto a Dio. Quest’ultimo è il
solo che esclude ogni limitazione. È potenza
sapienza e amore in modo esclusivo e infinitamente e governa il mondo con
necessità, fato e armonia, leggi che consentono di avere una conoscenza
indubitabile e oggettiva. Ma avendo una natura limitata, nell’uomo e nei corpi
naturali in genere agiscono anche l’impotenza, l’insipienza e l’odio. Nonostante
la complessità, Dio viene però pensato come una monitriade e una forma almeno
in parte antropomorfa.
Nella sua
concezione filosofica quindi la conoscenza sensibile è l’unica forma di
conoscenza corretta in cui l’uomo si inserisce attivamente nel processo, attraverso due sensi, quello esterno che lo
mette in relazione con il mondo, e quello interno, nascosto e profondo, che
ha una conoscenza di sé innata e che precede tutte le sensazioni provenienti
dall’esterno essendo la premessa indispensabile per tutto il sapere.
Nonostante
questa sua passione e vicinanza alla scienza, cosa assai curiosa e soprattutto
pericolosa come di fatto era per un religioso dell’epoca, Campanella non fu mai
uno scienziato anche se combatté sempre
per la libertà di sapere scrivendo in carcere
Nell’idea naturale e razionale di Campanella aleggia anche la convinzione dell’importanza di uno stato
governato dall’ordine e dalla razionalità. La «città del Sole», una delle
sue opere più note, tratta politicamente di un luogo ideale, dove: «sorge nell'alta campagna un colle, sopra il
quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor
delle radici del monte, il quale è tanto, che la città fa due miglia di
diametro e più, e viene ad essere sette miglia di circolo; ma, per la levatura,
più abitazioni ha, che si fosse in piano. La città è distinta in sette gironi
grandissimi, nominati dalli sette pianeti, e s'entra dall'uno all'altro per
quattro strade e per quattro porte, alli quattro angoli del mondo spettanti; ma
sta in modo che, se fosse espugnato il primo girone, bisogna più travaglio al
secondo e poi più; talché sette fiate bisogna espugnarla per vincerla. Ma io
son di parere, che neanche il primo si può, tanto è grosso e terrapieno, ed ha
valguardi, torrioni, artelleria e fossati di fuora.». A capo di questo Stato c’è il Metafisico, ovvero il Sommo Sacerdote,
che con l’aiuto di tre ministri guida e regola le azioni e i pensieri dei
sudditi, sottoposti al supremo bene della comunità. Qui viene anche abolita
la proprietà privata e la famiglia, dove i beni e le donne sono in comune e non
deve essere usato il denaro. L’istruzione e il lavoro sono anch’essi in comune
e alla base di quest’ordine perfetto, la prima deve avvenire attraverso la
visione di dipinti murali, mentre il secondo non deve superare le 4 ore
giornaliere. La religione invece, deve essere pura e naturale uguale per tutti
gli uomini e alla base di tutte le fedi e le leggi positive, amministrata dal
Metafisico e dai tre Sommi Sacerdoti.
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