lunedì 8 novembre 2021

Il pensiero eretico di Campanella

di Chiara Sacchetti

Come sappiamo Campanella subì moltissimi processi dai quali uscì spesso condannato, vittima di una Chiesa intimorita dalla Riforma Protestante e assai dura con coloro che andavano contro i suoi dettami, ma anche promotore di una filosofia rinascimentale che voleva la centralità dell’uomo come unico vero  protagonista e della quale si fece assieme ad altri filosofi autentico interprete.

Ma cosa diceva davvero Campanella per essere stato perseguitato così tanto?

Tommaso Campanella

«L'anima conosce sé con una conoscenza di presenzialità [...] E' certissimo principio che noi siamo e possiamo, sappiamo e vogliamo»

Alla base del pensiero di Campanella c’è la considerazione che l’uomo sia dotato di tre fondamentali “primalità”, cioè capacità, ossia il potere, il sapere e l’amare, come del resto l’intero dominio dei corpi naturali che sarebbero non solo animati (come voleva la tradizione neoplatonica), ma in grado di provare una sorta di autocoscienza. Ma né l’uomo né tantomeno i corpi naturali hanno una autocoscienza e una percezione sensibile illimitata o infinita, non possono né sanno né tantomeno amano tutto il possibile, prerogativa questa riservata soltanto a Dio. Quest’ultimo è il solo che esclude ogni limitazione. È potenza sapienza e amore in modo esclusivo e infinitamente e governa il mondo con necessità, fato e armonia, leggi che consentono di avere una conoscenza indubitabile e oggettiva. Ma avendo una natura limitata, nell’uomo e nei corpi naturali in genere agiscono anche l’impotenza, l’insipienza e l’odio. Nonostante la complessità, Dio viene però pensato come una monitriade e una forma almeno in parte antropomorfa.

L'Utopia e la Città del Sole

Nella sua concezione filosofica quindi la conoscenza sensibile è l’unica forma di conoscenza corretta in cui l’uomo si inserisce attivamente nel processo, attraverso due sensi, quello esterno che lo mette in relazione con il mondo, e quello interno, nascosto e profondo, che ha una conoscenza di sé innata e che precede tutte le sensazioni provenienti dall’esterno essendo la premessa indispensabile per tutto il sapere.

Apologia pro Galileo

Nonostante questa sua passione e vicinanza alla scienza, cosa assai curiosa e soprattutto pericolosa come di fatto era per un religioso dell’epoca, Campanella non fu mai uno scienziato anche se combatté sempre per la libertà di sapere scrivendo in carcere la Difesa di Galileo esprimendo posizioni molto moderne sul rapporto fra religione e conoscenza. Nella sua visione rinascimentale Campanella delinea infatti una netta separazione fra le due materie, sostenendo però anche il diritto/dovere di ciascun credente di studiare razionalmente i fenomeni naturali. Ma non solo. Le due discipline devono essere anzi indipendenti, fondate su due libri diversi che richiedono metodi e anche interpretazioni diverse, e la religione non dovrebbe mettere alcun ostacolo alla ricerca scientifica perché non è suo compito indagare, come, allo stesso tempo quest’ultima non deve mai diventare un argomento di fede. Con la stessa convinzione e nella stessa ottica, il frate difendeva e si faceva promotore della magia, vista non come qualcosa di demoniaco, ma come una scienza applicata, un’«arte pratica», uno strumento di riorganizzazione e trasformazione della realtà naturale. Nell’idea del frate, l’uomo applicandosi nello studio della magia dispiegava funzioni e capacità razionali, rivolte ad acquisire un maggiore controllo sul mondo e a perfezionarne certi aspetti.

La città del Sole

Nell’idea naturale e razionale di Campanella aleggia anche la convinzione dell’importanza di uno stato governato dall’ordine e dalla razionalità. La «città del Sole», una delle sue opere più note, tratta politicamente di un luogo ideale, dove: «sorge nell'alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte, il quale è tanto, che la città fa due miglia di diametro e più, e viene ad essere sette miglia di circolo; ma, per la levatura, più abitazioni ha, che si fosse in piano. La città è distinta in sette gironi grandissimi, nominati dalli sette pianeti, e s'entra dall'uno all'altro per quattro strade e per quattro porte, alli quattro angoli del mondo spettanti; ma sta in modo che, se fosse espugnato il primo girone, bisogna più travaglio al secondo e poi più; talché sette fiate bisogna espugnarla per vincerla. Ma io son di parere, che neanche il primo si può, tanto è grosso e terrapieno, ed ha valguardi, torrioni, artelleria e fossati di fuora.». A capo di questo Stato c’è il Metafisico, ovvero il Sommo Sacerdote, che con l’aiuto di tre ministri guida e regola le azioni e i pensieri dei sudditi, sottoposti al supremo bene della comunità. Qui viene anche abolita la proprietà privata e la famiglia, dove i beni e le donne sono in comune e non deve essere usato il denaro. L’istruzione e il lavoro sono anch’essi in comune e alla base di quest’ordine perfetto, la prima deve avvenire attraverso la visione di dipinti murali, mentre il secondo non deve superare le 4 ore giornaliere. La religione invece, deve essere pura e naturale uguale per tutti gli uomini e alla base di tutte le fedi e le leggi positive, amministrata dal Metafisico e dai tre Sommi Sacerdoti.

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