lunedì 3 ottobre 2022

Lo strano caso della Beata Meneghina

di Chiara Sacchetti

Abbiamo già visto e parlato di figure in odore di santità, personaggi che nel corso della vita (e dopo la sopraggiunta morte) hanno manifestato poteri soprannaturali o con il loro esempio e le loro azioni hanno dato sostegno e conforto ai più bisognosi. Oggi però parliamo di una figura abbastanza sconosciuta ma assai curiosa, vissuta in epoca relativamente recente e che nella sua breve esistenza ha dato prova di santità, anche se ancora oggi stranamente la Chiesa non ha riconosciuto ufficialmente il suo caso.

 

I fatti

Maria Domenica Lazzeri, nota come l'Addolorata di Capriana o beata Meneghina nacque a Capriana (Trento) il 16 marzo 1815 da Bortolo Lazzeri, un mugnaio, e Margherita, sua moglie. Ultima di cinque fratelli, la bambina ebbe un’infanzia per così dire normale, passata come le sue coetanee della Val di Fiemme, tra gioco e studio per poi, una volta adolescente, a lavorare.

Una ricostruzione del mulino della famiglia Lazzeri di fianco alla chiesa di San Bartolomeo di Capriana

Ad un certo punto però della sua vita, Maria ebbe la visione della Madonna che le chiese se voleva avere le «insanguinate piaghe di Gesù» e alla quale lei rispose che se fosse stata degna di questo dono lo avrebbe accettato affinché fosse fatta la sua volontà. E così accadde. Da quel momento, come riportano i resoconti dell’epoca, ogni venerdì alla ragazza apparivano le stimmate sanguinanti sulla fronte, sui piedi, sulle mani e sul costato.

 

I poteri e la malattia

Dopo l’apparizione della Vergine, Domenica, oltre a portare sul suo corpo i segni della Passione, si ammalò gravemente a seguito di quella che sembrava una semplice e banale influenza, costringendola a letto tormentata da fortissimi dolori che dureranno purtroppo fino alla sua morte. Oltre a ciò e in contemporanea, la ragazza iniziò a mostrare particolari “poteri”, qualità che si potrebbero definire “paranormali e soprannaturali” quali l’ubiquità, la telepatia, la preveggenza, la xenoglossia (ossia la capacità di parlare in una lingua sconosciuta al soggetto), e anche di poter udire quello che veniva detto in altri luoghi. Infine non avrebbe più mangiato né bevuto sostentandosi solamente dell’eucarestia una volta a settimana (o addirittura al mese).

Maria Domenica Lazzeri in un'illustrazione

 

Miracolata o malata?

La storia di Maria Domenica fece il giro del mondo e ben presto divenne famosa anche al di là delle Alpi; moltissimi personaggi importanti, quali medici, studiosi e autorità religiose discussero del suo caso e vennero a visitarla e qualcuno anche a cercare di curarla, dall’Italia ma anche dalla Francia, Inghilterra e perfino dall'Australia. Fra questi possiamo ricordare lo scrittore tedesco Beda Weber, l’avvocato e scrittore austriaco Joseph Streiter, Anatole de Ségur,il filosofo Antonio Rosmini, l’arcivescovo di Sydney John Bede Polding e il conte Shrewsbury: dai documenti sappiamo che ognuno di loro, colmo di serenità e pace, ha lasciato una testimonianza scritta di quegli incontri, mentre la ragazza donava a ciascuno  immagini votive.

Maria Domenica morì in odore di santità il 4 aprile 1848, a 33 anni proprio come Gesù Cristo ed altri santi quali per esempio san Francesco. In tanti si sono chiesti quale potesse essere la realtà della sua condizione e l’origine di quella malattia. Nel recente romanzo di  Pino Loperfido, l’autore stesso, dopo accuratissimi studi sulla vicenda, e in particolare sulle relazioni scientifiche ufficiali dei medici di Milano fra cui il dottor Leonardo Cloch che la curò per dieci anni, sostiene che in realtà il male che avrebbe condotto alla morte la ragazza non fosse altro che un virus proveniente dalla Cina. La possibilità non sarebbe in effetti così remota, soprattutto per il fatto che Domenica era una sorta di infermiera ante-litteram e che certamente non conosceva assolutamente nulla di virus e batteri né tantomeno di come ci si potesse difendere da questi agenti patogeni.

Bassorilievo e lapide di Maria Domenica Lazzeri nella chiesa di Capriana


Il culto e la damnatio memoriae

La Chiesa Cattolica ha riconosciuto Maria Domenica una Serva di Dio. Per molti anni il suo caso è stato tenuto nascosto e soltanto nel 1943 è stato prodotto un primo atto ufficiale di beatificazione ma la situazione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale tirò a lungo la vicenda e si ebbe l’ufficiale ricognizione della salma soltanto ad agosto dell’anno successivo. Il 4 aprile 1995 il  vescovo di Trento Giovanni Maria Sartori ha riaperto ufficialmente il processo di beatificazione e nel 2000,  tutti i documenti sono stati portati a Roma per l’esame della Sacra Congregazione Vaticana. Ad oggi ancora nulla di ufficiale però è stato fatto.

 

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