Nata a Siena nel quartiere di Fontebranda nella contrada
dell’Oca, Caterina di Jacopo di Benincasa, come si chiamava nei suoi abiti
civili, era la ventiquattresima figlia di un tintore di panni e di Lapa
Piacenti; assieme a lei venne alla luce anche una gemella, Giovanna, che
purtroppo morì dopo poche settimane dalla nascita.
La sua vocazione arrivò fino da bambina, a 6 anni, quando
mentre si trovava sulla scalinata laterale della basilica di San Domenico
raccontò, di aver visto il Signore vestito come un Pontefice, con tre corone
sulla testa e un manto rosso sopra il tetto della chiesa, seduto su di un trono
meraviglioso circondato dai santi Pietro, Paolo e Giovanni; in seguito a soli 7
anni fece voto di verginità. I genitori in realtà per lei avevano in mente ben
altra vita, tant’è che a 12 anni erano già in trattative come promessa sposa. All’inizio
lei sembrò accondiscendere ma poco dopo
cambiò idea dichiarandosi devota solo a Dio. Per manifestare il suo diniego Caterina arrivò perfino a tagliarsi
completamente i capelli, coprendosi con il velo e non uscendo più di casa. Il
suo ascetismo la portò anche a non mangiare più carne, tanto che di nascosto
essa la dava ai fratelli e agli animali di casa, cibandosi solo di verdure
crude e qualche frutto e addirittura ad usare anche il cilicio. Mortificati e
arrabbiati con la figlia, Jacopo e Lapa non si davano pace per il suo modo di
comportarsi che secondo loro, esprimeva solo una intolleranza alla società e un
maniacale fanatismo. Le affiancarono così il frate domenicano Tommaso della
Fonte che all’inizio accontentò i genitori poi però anch’egli si rese conto
della veridicità della vocazione di Caterina. Anche il padre in seguito si
dovette ricredere, quando vide sopra la testa di Caterina che pregava una
colomba bianca che si posò proprio sulla sua testa.
Santa Caterina da Siena |
Raimondo di Capua |
Caterina si prese cura anche dei lebbrosi ospitati nel vicino ospedale, se pure essa stessa provasse un certo ribrezzo
alla vista di quei poveri malati: decise allora di bere dell’acqua usata per
lavare le loro ferite, asserendo poi di non aver mai bevuto liquido più dolce e
buono; da quel momento la sua ripugnanza cessò.
Caterina tentò anche di far togliere l’interdizione alla
città di Firenze per aver aderito alla Lega antipapale nel 1375, assieme a
Bologna, Lucca, Perugia, Milano e Città di Castello. Tuttavia nella realtà
religiosa nella città toscana, si continuarono
ugualmente a celebrare Messe grazie alla Magistratura degli Otto Santi. Le conseguenze peggiori avvennero però sul
piano economico con un embargo che gettò la città in crisi. Caterina inviò
allora un suo legato di fiducia ad Avignone, dove risiedeva il Papa, con una
lettera che preannunciava anche il suo arrivo, che avvenne il 18 giugno 1376: fu
poi lo stesso Papa a sceglierla dopo la morte di Santa Brigida, come sua
consigliera, per tramite del suo
confessore.
Gli incontri fra lei e Gregorio XI avvennero in modo segreto,
lontano da occhi indiscreti, con Caterina interrogata dai cardinali a più
riprese sugli argomenti che poi trattavano assieme in un clima fatto di
pressioni psicologiche, «come un agnello in mezzo ai lupi». Dopo mesi la futura Santa convinse finalmente il
Papa a partire, nonostante la lettera di una eremita che metteva in guardia il
Pontefice sul pericolo di un suo eventuale ritorno. Il 13 settembre 1376 fu il
giorno della tanto agognata partenza, con Gregorio XI scortato da Caterina per
tutto il viaggio verso la “Città Eterna”, un cammino fatto di momenti difficili
e gravi che minarono molto la stabilità della decisione. Nonostante ciò il 13
gennaio dell’anno successivo, accolto con immenso giubilo dai Romani, il Papa
fece ritorno a Roma passando per Porta San Paolo, con grande gioia di Caterina.
Casa natale di Caterina a Siena |
Episodio significativo della sua vita fu il matrimonio
mistico con Gesù, una delle raffigurazione pittoriche più comuni della Santa. Si racconta che durante
un sogno, Caterina abbia avuto la visione della Vergine che la presentava a
Cristo, il quale le donò un anello adorno di rubini dicendole: «Io,
tuo Creatore e Salvatore, ti prendo in sposa; fiducioso che ti manterrai pura
finché celebrerai le tue nozze eterne con me, in Paradiso». Al momento del
risveglio tutto scomparve tranne il prezioso regalo che però era visibile
soltanto a lei. Lo stesso accadde per le stimmate ricevute il 1 aprile 1375
nella chiesa di Santa Cristina, sul Lungarno di Pisa, mentre era assorta nelle
preghiere, delle quali però anche in questo caso ebbe solo lei la visione.
Fra' Bartolomeo, Matrimonio mistico di santa Caterina e Cristo e tutti i Santi, Firenze, Galleria Palatina, 1512 |
Caterina morì il 29 aprile 1380, sfinita dalle
sofferenze fisiche e mentali mentre tentava ancora di mediare nel pieno della
crisi papale che vide anche l’arrivo perfino di un antipapa. Fu canonizzata da
papa Pio II nel 1461 e dichiarata dottore della chiesa, una delle pochissime
donne ad essere nominata tale dal Pontefice Paolo VI nel 1970. È assieme a san
Francesco d’Assisi, patrona d’Italia e co-patrona d’Europa, ed è la protettrice
delle infermiere.
Tomba di santa Caterina, Roma, chiesa di santa Maria sopra Minerva |
Santa Caterina nell’iconografia pittorica viene solitamente
rappresentata, sia nei dipinti che nelle opere scultoree con il giglio bianco,
simbolo di Siena e con il libro, a significare la Bibbia o il Libro della
Sapienza.
E’ difficile oggi considerare la figura e l’operato di Santa
Caterina da Siena che per il cristianesimo e per la Chiesa di oggi è un vero
gigante della storia e della religiosità trasmessa, ma anche dell’azione
evangelica oltre che pratica e politica. L’interpretazione laica ci
suggerirebbe invece di definirla come una donna e monaca con caratteristiche
decisamente moderne, piena di voglia di fare ma anche di dubbi interiori
personali e di contraddizioni, come ogni vero essere umano dotato di una estrema
sensibilità e intelligenza. È in questa ottica che ci sentiamo di licenziare
queste poche righe sulle quali riflettere e continuare ad approfondire la
ricerca, in fondo anche la santa senese ci comunica l’unico vero grande
messaggio, che è quello di cercare in ogni dove la verità, ma prima ancora
riuscire a trovarla in noi stessi e nelle nostre azioni anche quelle
semplicemente quotidiane.
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