lunedì 23 marzo 2020

Santa Caterina da Siena

di Chiara Sacchetti

Nata a Siena nel quartiere di Fontebranda nella contrada dell’Oca, Caterina di Jacopo di Benincasa, come si chiamava nei suoi abiti civili, era la ventiquattresima figlia di un tintore di panni e di Lapa Piacenti; assieme a lei venne alla luce anche una gemella, Giovanna, che purtroppo morì dopo poche settimane dalla nascita.
Santa Caterina da Siena
La sua vocazione arrivò fino da bambina, a 6 anni, quando mentre si trovava sulla scalinata laterale della basilica di San Domenico raccontò, di aver visto il Signore vestito come un Pontefice, con tre corone sulla testa e un manto rosso sopra il tetto della chiesa, seduto su di un trono meraviglioso circondato dai santi Pietro, Paolo e Giovanni; in seguito a soli 7 anni fece voto di verginità. I genitori in realtà per lei avevano in mente ben altra vita, tant’è che a 12 anni erano già in trattative come promessa sposa. All’inizio lei sembrò accondiscendere  ma poco dopo cambiò idea dichiarandosi devota solo a Dio. Per manifestare il suo diniego  Caterina arrivò perfino a tagliarsi completamente i capelli, coprendosi con il velo e non uscendo più di casa. Il suo ascetismo la portò anche a non mangiare più carne, tanto che di nascosto essa la dava ai fratelli e agli animali di casa, cibandosi solo di verdure crude e qualche frutto e addirittura ad usare anche il cilicio. Mortificati e arrabbiati con la figlia, Jacopo e Lapa non si davano pace per il suo modo di comportarsi che secondo loro, esprimeva solo una intolleranza alla società e un maniacale fanatismo. Le affiancarono così il frate domenicano Tommaso della Fonte che all’inizio accontentò i genitori poi però anch’egli si rese conto della veridicità della vocazione di Caterina. Anche il padre in seguito si dovette ricredere, quando vide sopra la testa di Caterina che pregava una colomba bianca che si posò proprio sulla sua testa.
Raimondo di Capua
Una visione di San Domenico la chiamò poi a entrare nel Terzo Ordine femminile dei Domenicani, quello delle Mantellate, così chiamate per il mantello nero che portavano sotto una veste bianca. Esse erano dedite alle opere di carità riunendosi tutti i giorni in raccoglimento e preghiera nella Cappella delle Volte, all’interno della stessa basilica.
Caterina si prese cura anche dei lebbrosi  ospitati nel vicino ospedale,  se pure essa stessa provasse un certo ribrezzo alla vista di quei poveri malati: decise allora di bere dell’acqua usata per lavare le loro ferite, asserendo poi di non aver mai bevuto liquido più dolce e buono; da quel momento la sua ripugnanza cessò.
La Santa si adoperò anche politicamente per il suo paese. Con suppliche e preghiere ottenne addirittura che il papa tornasse nella sua sede a Roma ma anche molto altro ancora. Dal 1376 essa cominciò infatti, un intenso scambio epistolare con “il dolce Cristo in terra”, come lei stessa definiva  il pontefice, durante il quale venivano affrontati vari argomenti fra i più importanti per l’epoca, fra questi l’auspicato ritorno alla sua sede apostolica, e la  situazione politica italiana.
Caterina tentò anche di far togliere l’interdizione alla città di Firenze per aver aderito alla Lega antipapale nel 1375, assieme a Bologna, Lucca, Perugia, Milano e Città di Castello. Tuttavia nella realtà religiosa nella città toscana,  si continuarono ugualmente a celebrare Messe grazie alla Magistratura degli Otto Santi.  Le conseguenze peggiori avvennero però sul piano economico con un embargo che gettò la città in crisi. Caterina inviò allora un suo legato di fiducia ad Avignone, dove risiedeva il Papa, con una lettera che preannunciava anche il suo arrivo, che avvenne il 18 giugno 1376: fu poi lo stesso Papa a sceglierla dopo la morte di Santa Brigida, come sua consigliera,  per tramite del suo confessore.
Gli incontri fra lei e Gregorio XI avvennero in modo segreto, lontano da occhi indiscreti, con Caterina interrogata dai cardinali a più riprese sugli argomenti che poi trattavano assieme in un clima fatto di pressioni psicologiche, «come un agnello in mezzo ai lupi». Dopo mesi la futura Santa convinse finalmente il Papa a partire, nonostante la lettera di una eremita che metteva in guardia il Pontefice sul pericolo di un suo eventuale ritorno. Il 13 settembre 1376 fu il giorno della tanto agognata partenza, con Gregorio XI scortato da Caterina per tutto il viaggio verso la “Città Eterna”, un cammino fatto di momenti difficili e gravi che minarono molto la stabilità della decisione. Nonostante ciò il 13 gennaio dell’anno successivo, accolto con immenso giubilo dai Romani, il Papa fece ritorno a Roma passando per Porta San Paolo, con grande gioia di Caterina.
Casa natale di Caterina a Siena
Ma la pace per Firenze arrivò soltanto con il suo successore, Urbano VI, quando morto Gregorio il 27 marzo nel bel mezzo dei lavori del congresso di Sarzana, prese lui le redini del pontificato. Fu poi per merito della mediazione milanese e anche grazie al pagamento di 350.000 fiorini che fu tolta l’interdizione dalla città che tornò alla normalità.
Episodio significativo della sua vita fu il matrimonio mistico con Gesù, una delle raffigurazione pittoriche più  comuni della Santa. Si racconta che durante un sogno, Caterina abbia avuto la visione della Vergine che la presentava a Cristo, il quale le donò un anello adorno di rubini dicendole: «Io, tuo Creatore e Salvatore, ti prendo in sposa; fiducioso che ti manterrai pura finché celebrerai le tue nozze eterne con me, in Paradiso». Al momento del risveglio tutto scomparve tranne il prezioso regalo che però era visibile soltanto a lei. Lo stesso accadde per le stimmate ricevute il 1 aprile 1375 nella chiesa di Santa Cristina, sul Lungarno di Pisa, mentre era assorta nelle preghiere, delle quali però anche in questo caso ebbe solo lei la visione.
Fra' Bartolomeo, Matrimonio mistico di santa Caterina e Cristo e tutti i Santi, Firenze, Galleria Palatina, 1512
Altro momento rilevante è quello raccontato da Raimondo di Capua, importante scrittore della sua vita, che ci racconta che Gesù le sarebbe apparso «tenendo nelle Sue sante mani un cuore umano, di un rosso vivo, luccicante» e aprendo il costato e mettendo il cuore dentro le avrebbe detto «Carissima figlia, dopo averti portato via il cuore l’altro giorno, ora, vedi, ti sto donando il mio, sicché tu possa continuare a vivere con questo, per sempre».
Caterina morì il 29 aprile 1380, sfinita dalle sofferenze fisiche e mentali mentre tentava ancora di mediare nel pieno della crisi papale che vide anche l’arrivo perfino di un antipapa. Fu canonizzata da papa Pio II nel 1461 e dichiarata dottore della chiesa, una delle pochissime donne ad essere nominata tale dal Pontefice Paolo VI nel 1970. È assieme a san Francesco d’Assisi, patrona d’Italia e co-patrona d’Europa, ed è la protettrice delle infermiere.
Tomba di santa Caterina, Roma, chiesa di santa Maria sopra Minerva
Santa Caterina nell’iconografia pittorica viene solitamente rappresentata, sia nei dipinti che nelle opere scultoree con il giglio bianco, simbolo di Siena e con il libro, a significare la Bibbia o il Libro della Sapienza.
E’ difficile oggi considerare la figura e l’operato di Santa Caterina da Siena che per il cristianesimo e per la Chiesa di oggi è un vero gigante della storia e della religiosità trasmessa, ma anche dell’azione evangelica oltre che pratica e politica. L’interpretazione laica ci suggerirebbe invece di definirla come una donna e monaca con caratteristiche decisamente moderne, piena di voglia di fare ma anche di dubbi interiori personali e di contraddizioni, come ogni vero essere umano dotato di una estrema sensibilità e intelligenza. È in questa ottica che ci sentiamo di licenziare queste poche righe sulle quali riflettere e continuare ad approfondire la ricerca, in fondo anche la santa senese ci comunica l’unico vero grande messaggio, che è quello di cercare in ogni dove la verità, ma prima ancora riuscire a trovarla in noi stessi e nelle nostre azioni anche quelle semplicemente quotidiane. 

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