di Chiara Sacchetti
San Francesco d’Assisi è uno dei santi più famosi e
conosciuti, venerato da moltissimi fedeli, oggi è divenuto patrono d’Italia
assieme a santa Caterina da Siena, di cui abbiamo già parlato, ma sua la vita
raccoglie su di sé oltre che il modello tipico delle agiografie, anche molte
somiglianze con altre esistenze di personaggi importantissimi dell’universo
cristiano.
Lo schema principale delle agiografie di solito consiste in
tre fasi: la nascita miracolosa del futuro santo, la vita adolescenziale/giovanile
scapestrata, spesso fatta di lussuria sperpero e frivolezze, poi il momento più
importante, quello della conversione che cambia tutto, l’evento che mette in
crisi l’esistenza precedente e fa diventare quell’uomo l’esempio di santità.
Francesco non è da meno.
Nato in una stalla improvvisata, da Pietro Bernardone, un
mercante di stoffe e spezie, e Pica Bourlemont, anch’essa di buona famiglia,
Francesco fu inizialmente chiamato Giovanni dalla madre in onore del santo onorato
il 24 giugno, ma al ritorno del padre il
nome gli fu cambiato, in onore della Francia dove il padre faceva i suoi
affari.
Luca Giordano, San Francesco d'Assisi |
Della sua infanzia sappiamo pochissimo se non che si dedicò
soprattutto allo studio del francese e del provenzale, quasi sicuramente per
continuare il lavoro paterno, e nella scuola parrocchiale di San Giorgio imparò
la musica e il latino. Ma quello che sicuramente interessa altrettanto è la sua
attitudine alle allegre brigate e allo
sperpero dei soldi che il padre gli dava.
A vent’anni partì per la guerra tra Assisi e Perugia, sorta
perché il Papa aveva deciso di mettere sotto la sua protezione Spoleto, cosa
che fece ritornare i nobili nella sua città natale. Fatto prigioniero dopo la
sconfitta di Assisi, Francesco fu liberato grazie ad un trattato che permetteva
agli infermi di tornare a casa dietro pagamento di un compenso, ma
quell’esperienza lo sconvolse a tal punto che una volta libero decise di passare le giornate a scoprire
l’amore per la natura.
Non pago di quell’avventura decise di partire per la Quarta Crociata ma
durante il viaggio fu colpito da una febbre altissima durante la quale ebbe la
visione di un castello dove sentì una voce (quasi certamente quella di Dio) che
gli chiedeva se le armi che c’erano appartenessero al padrone o al servo,
consigliandolo di tornare a casa. E così fece. Ma un momento di incredibile
fede cambiò la sua esistenza. Mentre si trovava a pregare nella chiesa di san
Damiano sentì la voce di Gesù che gli chiedeva di riparare la sua casa, così
decise di partire per Foligno dove vendette tutte le stoffe dell’impresa
paterna e con quel ricavato avrebbe potuto riparare l’edificio in rovina. Il
padre, furente per quello che aveva fatto, lo denunciò e durante il processo
che ne seguì Francesco si spogliò di fronte alla folla pronunciando queste
parole: «D’ora in poi potrò dire
liberamente: Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone».
Venne così affidato ai monaci benedettini.
Nel 1206 a
Gubbio mentre era ospite in casa di Federico Spadalonga, cominciò a crearsi
intorno a lui una schiera di seguaci fra cui Egidio e Silvestro d’Assisi,
Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani e Angelo Tancredi. Qui si dedicò alla
ricostruzione delle chiese della zona, fra cui quella più famosa della
Porziuncola a cui resterà per sempre legato.
Giotto, San Francesco rinuncia ai beni terreni, Assisi, Basilica Superiore |
Nell’Aprile del 1208 mentre si ritrovava in chiesa sentì un
passo del Vangelo di Matteo che diceva «Non
procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né
bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio
ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi
indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra
partenza» (Mt. 10, 9-10). Furono parole che fecero comprendere a Francesco
che la ricostruzione che la voce di Gesù gli aveva chiesto non era materiale
bensì spirituale, come un rinnovamento della Chiesa intesa come comunità di
fedeli. La missione quindi era di portare la parola di Dio fra la gente: partì
così per Roma per andare dal Papa a chiedere la dispensa di predicare che il
Pontefice gli concesse senza problemi e assieme anche il riconoscimento non
ufficiale della Regola.
Nel 1210 alla Badia degli Angeli della Porziuncola venne
stabilita la sede principale dell’Ordine e già nel 1217 fu convocato il primo capitolo
generale. Visti i buoni risultati raggiunti nello stesso anno venne deciso di
ampliare i canali di trasmissione della fede e alcuni confratelli furono così
mandati anche fuori Italia. Frate Elia Coppi fu mandato in Terra Santa, Frate Giovanni da Penne andò in Germania,
Frate Pacifico in Francia (al posto di San Francesco), mentre altri Frati
andarono in Spagna e Ungheria.
Ritiratosi al Monte de La Verna , ormai malato, nell’estate del 1224,
Francesco mentre pregava ricevette il dono delle stimmate da un uomo anch’egli
con gli stessi segni della Passione di Cristo, che gli procurarono dolori e sofferenze
atroci.
Due anni dopo, sentendosi prossimo alla fine, dopo una notte
di tormenti, Francesco dettò il suo testamento, sicuramente l’opera più
significativa in cui lasciava ai suoi compagni e fratelli esperienze e consigli
per essere buoni cristiani. Alla fine di settembre, dato che era sempre più
stanco e debole, fu deciso di riportarlo ad Assisi, nella famosa Cavalcata di
Satriano, ma quando Francesco capì di essere arrivato, chiese di tornare
definitivamente alla Porziuncola dove nella notte del 3 ottobre spirò.
Giotto, San Francesco riceve le stimmate, Assisi, Basilica Superiore |
Tomba di San Francesco d'Assisi |
Giotto, Il presepe di Greccio, Assisi, Basilica Superiore |
Francesco è stato dichiarato Santo il 16 Luglio 1228
da Papa Gregorio IX a meno di due anni dalla sua morte: a ragione è stata una
delle canonizzazioni più brevi nella storia della Chiesta Cattolica.
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