lunedì 30 marzo 2020

San Francesco d'Assisi

di Chiara Sacchetti

San Francesco d’Assisi è uno dei santi più famosi e conosciuti, venerato da moltissimi fedeli, oggi è divenuto patrono d’Italia assieme a santa Caterina da Siena, di cui abbiamo già parlato, ma sua la vita raccoglie su di sé oltre che il modello tipico delle agiografie, anche molte somiglianze con altre esistenze di personaggi importantissimi dell’universo cristiano.
Lo schema principale delle agiografie di solito consiste in tre fasi: la nascita miracolosa del futuro santo, la vita adolescenziale/giovanile scapestrata, spesso fatta di lussuria sperpero e frivolezze, poi il momento più importante, quello della conversione che cambia tutto, l’evento che mette in crisi l’esistenza precedente e fa diventare quell’uomo l’esempio di santità. Francesco non  è da meno.

Luca Giordano, San Francesco d'Assisi
Nato in una stalla improvvisata, da Pietro Bernardone, un mercante di stoffe e spezie, e Pica Bourlemont, anch’essa di buona famiglia, Francesco fu inizialmente chiamato Giovanni dalla madre in onore del santo onorato il 24 giugno, ma al ritorno del padre  il nome gli fu cambiato, in onore della Francia dove il padre faceva i suoi affari.
Della sua infanzia sappiamo pochissimo se non che si dedicò soprattutto allo studio del francese e del provenzale, quasi sicuramente per continuare il lavoro paterno, e nella scuola parrocchiale di San Giorgio imparò la musica e il latino. Ma quello che sicuramente interessa altrettanto è la sua attitudine alle allegre brigate e allo  sperpero dei soldi che il padre gli dava.
A vent’anni partì per la guerra tra Assisi e Perugia, sorta perché il Papa aveva deciso di mettere sotto la sua protezione Spoleto, cosa che fece ritornare i nobili nella sua città natale. Fatto prigioniero dopo la sconfitta di Assisi, Francesco fu liberato grazie ad un trattato che permetteva agli infermi di tornare a casa dietro pagamento di un compenso, ma quell’esperienza lo sconvolse a tal punto che una volta libero  decise di passare le giornate a scoprire l’amore per la natura.
Non pago di quell’avventura decise di partire per la Quarta Crociata ma durante il viaggio fu colpito da una febbre altissima durante la quale ebbe la visione di un castello dove sentì una voce (quasi certamente quella di Dio) che gli chiedeva se le armi che c’erano appartenessero al padrone o al servo, consigliandolo di tornare a casa. E così fece. Ma un momento di incredibile fede cambiò la sua esistenza. Mentre si trovava a pregare nella chiesa di san Damiano sentì la voce di Gesù che gli chiedeva di riparare la sua casa, così decise di partire per Foligno dove vendette tutte le stoffe dell’impresa paterna e con quel ricavato avrebbe potuto riparare l’edificio in rovina. Il padre, furente per quello che aveva fatto, lo denunciò e durante il processo che ne seguì Francesco si spogliò di fronte alla folla pronunciando queste parole: «D’ora in poi potrò dire liberamente: Padre nostro che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone». Venne così affidato ai monaci benedettini.
Giotto, San Francesco rinuncia ai beni terreni, Assisi, Basilica Superiore
Nel 1206 a Gubbio mentre era ospite in casa di Federico Spadalonga, cominciò a crearsi intorno a lui una schiera di seguaci fra cui Egidio e Silvestro d’Assisi, Bernardo di Quintavalle, Pietro Cattani e Angelo Tancredi. Qui si dedicò alla ricostruzione delle chiese della zona, fra cui quella più famosa della Porziuncola a cui resterà per sempre legato.
Nell’Aprile del 1208 mentre si ritrovava in chiesa sentì un passo del Vangelo di Matteo che diceva «Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza» (Mt. 10, 9-10). Furono parole che fecero comprendere a Francesco che la ricostruzione che la voce di Gesù gli aveva chiesto non era materiale bensì spirituale, come un rinnovamento della Chiesa intesa come comunità di fedeli. La missione quindi era di portare la parola di Dio fra la gente: partì così per Roma per andare dal Papa a chiedere la dispensa di predicare che il Pontefice gli concesse senza problemi e assieme anche il riconoscimento non ufficiale della Regola.
Nel 1210 alla Badia degli Angeli della Porziuncola venne stabilita la sede principale dell’Ordine e già nel 1217 fu convocato il primo capitolo generale. Visti i buoni risultati raggiunti nello stesso anno venne deciso di ampliare i canali di trasmissione della fede e alcuni confratelli furono così mandati anche fuori Italia. Frate Elia Coppi fu mandato in Terra Santa,  Frate Giovanni da Penne andò in Germania, Frate Pacifico in Francia (al posto di San Francesco), mentre altri Frati andarono in Spagna e Ungheria.
La Regola approvata nel Capitolo venne però purtroppo rifiutata e non ratificata dalla Chiesa Cattolica e Francesco si vide costretto a chiedere aiuto a Ugolino d’Ostia (futuro papa Gregorio IX) che gli suggerì le modifiche necessarie per l’accettazione. Cosa che avvenne con Onorio III nella Bolla “Solet annuere” del 29 novembre 1223. La povertà, il lavoro manuale, la predicazione e la missione fra gli infedeli erano fra i principi fondanti della Regola del “poverello di Assisi”  ma i problemi che si erano creati durante la sua assenza dalla Porziuncola, avevano anche portato il Santo a rivedere alcune delle convinzioni iniziali.
Ritiratosi al Monte de La Verna, ormai malato, nell’estate del 1224, Francesco mentre pregava ricevette il dono delle stimmate da un uomo anch’egli con gli stessi segni della Passione di Cristo, che gli procurarono dolori e sofferenze atroci.
Giotto, San Francesco riceve le stimmate, Assisi, Basilica Superiore
Due anni dopo, sentendosi prossimo alla fine, dopo una notte di tormenti, Francesco dettò il suo testamento, sicuramente l’opera più significativa in cui lasciava ai suoi compagni e fratelli esperienze e consigli per essere buoni cristiani. Alla fine di settembre, dato che era sempre più stanco e debole, fu deciso di riportarlo ad Assisi, nella famosa Cavalcata di Satriano, ma quando Francesco capì di essere arrivato, chiese di tornare definitivamente alla Porziuncola dove nella notte del 3 ottobre spirò.
Tomba di San Francesco d'Assisi
A lui si deve la prima rappresentazione del Presepe o Presepio. La tradizione racconta infatti che mentre si trovava a Greccio vicino a Rieti, dopo aver fatto una rappresentazione vivente della nascita di Gesù, durante la messa, miracolosamente apparve nella culla prima vuota un bambino vero.
Giotto, Il presepe di Greccio, Assisi, Basilica Superiore
Appena si legge la storia di Francesco non è difficile immaginare la similitudine immediata con la nascita di Gesù: come lui anche il Santo nacque in un  luogo angusto di una stalla circondato da animali. Ma non è solo questo. Anche la vita ascetica, in mezzo ai bisognosi, ai malati a chi ne aveva davvero più bisogno, accosta la figura di Francesco a quella di Cristo, lui più di ogni altro Santo ha preso in esempio e modello di vita quella del Messia.
Francesco è stato dichiarato Santo il 16 Luglio 1228 da Papa Gregorio IX a meno di due anni dalla sua morte: a ragione è stata una delle canonizzazioni più brevi nella storia della Chiesta Cattolica.

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