di Mario Pagni
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Disposizione dei pezzi sulla scacchiera |
“Il gioco degli scacchi
preesisteva probabilmente all’apparizione dell’uomo sulla terra, e forse anche
alla creazione del mondo; e se il mondo ripiomberà nel caos, e il caos si
dissolverà nel nulla, il gioco degli scacchi rimarrà, fuori dello spazio e del
tempo, partecipe dell’eternità delle Idee”.
Bontempelli: La donna
del Nadir.
Poco più di una cartella scritta dedicata al gioco degli
scacchi non può che iniziare con una dotta citazione che raccoglie in se molti
dei significati e della perenne storia legata al gioco stesso. E’ difficile
riassumere la storia, i significati simbolici e persino gli insegnamenti
profondi che un simile apparato ludico può trasmettere tutt’oggi in un mondo
dove la tecnologia e l’informatica assumono valori che vanno anche oltre il
limite della gestione umana. Eppure ancora oggi nelle periferie delle grandi
città, proliferano circoli scacchistici dove i tornei si alternano a momenti di
cordiale socializzazione fra concorrenti e attente dissertazioni
sull’argomento, sulle aperture di partita e sulle mosse da compiere per meglio
raggiungere risultati ottimali e la vittoria finale quasi sempre per abbandono
dell’avversario, con il quale però si brinda poi amichevolmente fino alla sfida
successiva. La scacchiera ovvero il campo di battaglia dei contendenti già di
per se raccoglie concetti matematici profondi che provengono da un passato
lontanissimo ma sempre presente non solo per chi fa pratica di gioco ma anche
per chi vi assiste o studia l’argomento.
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Partita a scacchi con orologi meccanici |
La storia e l’origine del gioco degli scacchi è assai
controversa e indefinita, e molti sono i luoghi e i tempi che se ne vorrebbero
assumere la paternità. Come ogni gioco veramente intelligente però anche gli
scacchi non sono nati così come noi li vediamo e pratichiamo oggi ma hanno
subìto sia nello spazio che nel tempo, varie trasformazioni senza però mai mutare
l’alto significato simbolico–matematico e la profonda coerente saggezza dei
suoi insegnamenti. Dall’antica Roma con i giochi “da Tavoliere” alle più remote
regioni dell’India di molti secoli fa o della Mongolia, il gioco si rivelò da
subito molto ingegnoso e sottile e per questo in grado di dimostrare non solo
l’abilità dei suoi contendenti ma di leggere in ognuno la capacità
intellettuale e non ultimo il senso di giustizia e di democrazia.
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Scacchi nel Medioevo |
Si perché nelle stesse mosse appare evidente da subito che il
re pur essendo la figura simbolica di maggior pregio e potere, nulla può senza
l’operato di tutti (nessuno escluso) dei propri sudditi tutti pariteticamente
impegnati a proteggerlo e assieme sconfiggere l’avversario. La disposizione
tattica sulla scacchiera può fornire fino dall’inizio del gioco informazioni
fondamentali per il buon esito da un lato e per la sconfitta dall’altro. Poche
mosse e il destino dei due contendenti può essere deciso. Il gioco degli
scacchi ebbe larga diffusione nel medioevo, esso era considerato una delle probitates
che distinguevano il vero cavaliere; interi poemi si imperniavano
sugli scacchi come quello lunghissimo, intitolato Les èchecs amoureux dove è narrato un episodio della partita a
scacchi fra la damigella e il suo amante; una narrazione delicata, ricca di
gentili similitudini, facendo singolare contrasto con gli usi dei nostri
prosaici tempi, e con i pezzi standardizzati di oggigiorno, quella damigella
che apre la partita muovendo per primo un pedone che porta sullo scudo
l’insegna di una rosa.
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Re, Regina, Alfiere, Cavallo, Torre e Pedone |
Lo stesso Dante, come è ben noto, citò gli scacchi nel suo
poema dove paragonò l’infinito numero degli angeli al “doppiar degli scacchi”
(Paradiso, XXVIII, 91), con riferimento alla leggenda del premio attribuita
allo scopritore del gioco; un chicco di grano per la prima casella, due per la
seconda, quattro per la terza e così via fino alla sessantaquattresima , con un
numero di venti cifre pari a 2 alla sessantaquattresima – 1. E’ assai probabile
che il “Divin Poeta” abbia tratto questa similitudine da rimatori provenzali,
dei quali fa spesso congruo riferimento, ma giova ricordare che questa duplicatio scacherii era notissima nel
medioevo ricordata già da Averroe e da Leonardo Pisano, per citare alcuni fra i
più famosi maestri della cultura medievale e matematica in particolare.
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Città di Marostica, Scacchi viventi |
Tuttavia questo tipo di calcolo sembrerebbe denunciare
l’origine indo–asiatica del gioco che successivamente fu introdotto in Europa
dagli arabi all’epoca delle Crociate per la conquista della Terrasanta, assieme
ad altre importanti conoscenze matematiche. Non trascurabile anche il fatto che
la scacchiera è composta solitamente da riquadri bianchi e neri con tutto ciò
che ne consegue dal punto di vista simbolico. Secondo i princìpi dello Yin e dello Yang infatti ma anche nella più antica tradizione massonica, nello
spazio del bianco albergherebbe sempre il seme del nero e viceversa. I pezzi
posti sulla scacchiera guarda caso sono comunque di colore opposto a quello del
riquadro, a dimostrazione del fatto che ogni cosa vivente o meno, non è mai
come noi la vediamo o la vogliamo ma il suo comportamento può essere mutevole
in ogni circostanza essendo in gestazione dentro di lui il seme di un colore
opposto a quello che vorrebbe manifestare.
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Lo Yin e lo Yang |
Anche il cinema assieme ai ben noti tornei di livello
internazionale degli anni 70’–80’ del secolo scorso ha da
sempre celebrato il gioco degli scacchi; come non ricordare a tal proposito il
film “Il settimo sigillo” del celebre regista Ingmar Bergman dove proprio un
cavaliere medievale alla ricerca di sostanziali risposte all’esistenza umana,
incontra la Morte
e con essa ingaggia la ben nota partita a scacchi per la propria sopravvivenza.
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Il settimo sigillo |
Quando siederete ad un tavolo davanti ad una bella scacchiera
con tutti i pezzi già ben disposti alla “tenzone”, ricordatevi dunque che non
state facendo solo un gioco, ma state per essere osservati anche dentro voi
stessi e il vostro saggio comportarsi, vi potrà portare alla vittoria oppure
alla sconfitta che avrà comunque uguale valore se ottenuta con onore e senza
sotterfugi.
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