di Mario Pagni
Può sembrare persino inappropriato o di dubbio gusto
occuparci in questo infausto e drammatico periodo di un argomento che
nonostante gli enormi progressi della scienza e della moderna medicina, ha
ripreso a colpire in modo inaspettato, improvviso e virulento la nostra attuale
civiltà. Stiamo parlando del “Covid 19”
o più comunemente definito “Corona Virus”, una gigantesca ed estesa infezione
virale che partita dalla Cina si è pian piano estesa a tutto il nostro pianeta
con molteplici decessi e una quantità impressionante di contagi.
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Controlli aeroportuali per la febbre causati dall'epidemia |
Pensavamo ormai che tali situazioni facessero parte delle
pagine di storia o delle celeberrime versioni romanzate di Alessandro Manzoni
nei Promessi Sposi e La Colonna Infame o addirittura
delle novelle di Boccaccio con riferimento ad un morbo tipico del medioevo
prima e del Seicento poi, il Pasteurella
Pestis meglio conosciuto come la Peste.
Nell’esperienza Toscana proprio del periodo medievale fanno
spicco gli esempi di Firenze e di San Gimignano per i quali sia nel primo che
nel secondo caso esiste una cospicua documentazione.
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La manzoniana Colonna Infame |
Le malattie dell’epoca specialmente quelle epidemiche erano
ritenute punizioni divine ma anche gesti infami provocati da persone cattive
che volutamente provocavano il contagio. Due le figure principali di
riferimento se pure almeno apparentemente su fronti opposti: Gli “untori” ai
quali venivano attribuite le responsabilità dirette delle infezioni e che
operavano in modo occulto “ungendo” con misture malefiche da loro stessi
preparate, vari punti ritenuti strategici del borgo o della città di allora per
favorire la diffusione del morbo e i “monatti” che invece come abbiamo detto,
operavano in senso opposto e che erano
incaricati del trasporto di persone già colpite e ammalate ma anche di cadaveri
da accatastare e bruciare sui roghi frettolosamente allestiti per la
purificazione dal morbo.
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Caccia all'untore |
I monatti oltre che essere con ogni probabilità protetti da
anticorpi naturali che impedivano il contagio, erano dotati di grandi maschere
di cuoio o di metallo per proteggersi ulteriormente e più efficacemente dallo
stesso. I segni premonitori che annunciavano le varie calamità erano numerosi;
da quelli legati all’astrologia e al movimento degli astri, agli indovini
locali che a tempo debito facevano riferimento a loro avvertimenti anche in
pubblica piazza, inascoltati dal popolo e spesso paradossalmente puniti dalle
autorità costituite di allora. “ Chi smerdò i chiavistelli a San Gimignano”?
Così lo storico Franco Cardini descrisse la Peste in un capitolo del catalogo dedicato ad:
“Una farmacia preindustriale in Val D’Elsa”, nella ridente e turrita cittadina
toscana attraverso un eloquente episodio che colpì nel vivo i sangimignanesi. Un
misterioso “untore sul tipo manzoniano”, portò alla costernazione popolo e
governanti; questi ultimi però come risulta dall’inchiesta riportata anch’essa
su fonti certe dell’epoca, erano più preoccupati di conoscere eventuali
malcontenti per il loro operato che della effettiva possibilità di contagio
introdotto da quella “certa unzione”.
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Il Monatto |
Naturalmente i santi e le reliquie portati addosso o in
processione erano l’unica effettiva difesa assieme ai succitati roghi per
debellare il morbo, ma sempre secondo fonti scritte assolutamente attendibili,
nacquero e si resero subito operativi in notevole misura anche gli “Spedali”
normalmente in servizio non solo per le terapie di allora ma anche per
l’accoglienza ai pellegrini e viandanti. Nacque così ad esempio anche il nucleo
più importante della farmacia dedicata a Santa Fina con i suoi magnifici vasi e
albarelli dove ancora oggi sono conservati medicamenti vari dai nomi curiosi
come “Sangue di Drago”, “Troscisci di vipera”, “Olio di Scorpione”. Purtroppo
l’esperienza tragica di questi giorni di Corona virus ha riproposto in grande
stile assieme ai normali sistemi e terapie anticontagio, anche i “segni
premonitori” di tutti i tipi e generi, e in auge sono tornati anche i vari
santi con in testa San Rocco, protettore a suo tempo delle pestilenze ma anche
dalle tempeste e dai temporali fuori stagione con grandine e fulmini che
castigavano gravemente i raccolti e tutta l’agricoltura più in generale.
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Bernardo Strozzi, San Rocco |
Oggi assieme alle mascherine di protezione individuale e alla
moltiplicazione per necessità dei letti di terapia intensiva, viaggiano di pari
passo anche reliquie con particolari proprietà e rituali non sempre condivisi
dalla religione ufficiale, ma che vengono celebrati ugualmente con un misto
devastante di sacro e profano “basta che funzioni”. Il messaggio finale
invitando come sempre i nostri lettori ad approfondire l’argomento trattato
sulla base delle poche e brevi indicazioni fornite, è sempre lo stesso; tutto
cambia ma niente in fondo muta nelle intenzioni, negli interessi, nelle paure e
nelle speranze del genere umano che ritrova se stesso e il proprio vero
coraggio, proprio nelle situazioni difficili come quella che attualmente stiamo
vivendo, si assiste al rifiorire vero della solidarietà e della condivisione,
oltre alla volontà di reagire e ripartire al più presto, con un occhio al
termometro di mercurio e ai vaccini, e l’altro verso l’immagine sacra presente
in casa… non si sa mai!
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