lunedì 9 marzo 2020

La peste: storia e diffusione

di Chiara Sacchetti

Siamo in pieno attuale panico per il Coronavirus, il Covid-19 che dalla Cina si è poi esteso a tutti gli altri continenti, e che ha mobilitato interi staff di medici e infermieri per evitare il proliferarsi della malattia, ma il Mondo, e anche l’Europa non è certo la prima volta che affronta rischi e pericoli simili, anzi. Si sono studiate sui libri di scuola fin da piccoli epidemie e relative pratiche per scongiurare contagi e trovare soprattutto, rimedi e cause per tanta inaccettabile calamità e conseguenti decessi. Nell’antichità ci si affidava spesso a pratiche magiche, e soprattutto si identificava la causa di tanto male in determinate tipologie di persone o fatti altrettanto nefasti. La scienza per fortuna oggi ha fatto passi da gigante e siamo ben consci nel sapere e comprendere che niente di malefico o di stregonesco è la causa effettiva del tutto. Sono i virus e i batteri all’epoca invisibili i veri responsabili, che ogni giorno migrano da persona a persona, da paese a paese con conseguenze spesso devastanti. Facciamo adesso un passo indietro e scopriamo cosa avveniva qualche secolo fa.
Il batterio della peste

La più grande epidemia protrattasi in modo alterno ma con periodi di costante continuità è stata generata sicuramente dal morbo della peste. La cosiddetta “morte nera”, ha fatto capolino molte volte nel corso dei secoli. La prima epidemia di cui abbiamo storica notizia è quella soprannominata di “Giustiniano”,  dal nome dell’imperatore al potere in quel periodo durante il quale essa ebbe terreno facile per propagarsi: giunta dall’Etiopia, la pestilenza arrivò a Pelusio, in Egitto e da qui giunse verso Costantinopoli, allora capitale dell’Impero Romano d’Oriente. La conosciamo grazie allo storico Procopio di Cesarea, essa si diffuse a ondate fino al 750 d.C., favorita anche dalla guerra gotica del Mediterraneo. Difficile, per la scarsità di documentazione in merito, poter determinare l’impatto che tale pandemia generò, ma qualche storico si è sbilanciato stimando uno spopolamento intorno al 50-60% con un numero di vittime compreso fra i 50 e 100 milioni complessivi nell’intero arco dei secoli quando essa circolò.
Scali delle rotte commerciali delle Repubbliche Marinare
Le più celebri e documentate epidemie avvennero però anche successivamente. La prima fu quella del 1348: partita dalla Cina  il morbo della peste arrivò prima in Grecia, Egitto e penisola Balcanica, e infine a iniziare dal 1347 in Sicilia poi a Genova e  nel resto dell’Italia da qui si estese in tutto il continente europeo. In quell’anno la città di Caffa, scalo commerciale genovese in Crimea, era assediata dai Tartari,  che  furono colpiti anch’essi dall’epidemia che già da qualche anno stava sconvolgendo l’intera Asia. La colpa fu attribuita ai roditori,  topi del deserto di Gobi in particolare che portavano nel loro sangue questo batterio che si trasmise all’uomo attraverso le punture di un parassita. I Mongoli lo portarono successivamente in Cina con conseguenze terrificanti.
Ma al male non c’è spesso limite e il comandante dell’esercito tartaro quando decise di catapultare i corpi dei soldati morti per espugnare la città fece altrettanti danni. I genovesi che scapparono per tornare in patria portarono con sé il morbo che prima dai porti dell’Italia meridionale passando per quelli del Nord, si estese in tutta Italia ed Europa. Fu il panico per l’intero genere umano: febbri altissime e bubboni, erano fra i più evidenti sintomi. L’unica spiegazione possibile per allora era che Dio avesse punito l’umanità per i peccati commessi; così papa Clemente VI decise di indire un pellegrinaggio straordinario per placare l’ira divina, e in tutta Europa si succedettero preghiere e processioni che però ottennero il risultato contrario  diffondendo ancora di più il contagio!
Il Trionfo della morte, Palermo, Galleria Regionale di Palazzo Albattellis, 1446
L’Europa, già in ginocchio per le carestie, risentì fortemente anche del morbo che fece circa 35 milioni di morti, un terzo della popolazione di tutto il continente. Fra le città colpite, Milano, a cui arrivò attraverso la Svizzera, ma che grazie a misure di limitazione del traffico commerciale, l’assenza dell’esercito, e anche lo stop dei traffici verso Mantova per la guerra tra i Visconti e i Gonzaga, riuscì a ridurre al 15% i decessi. Altra città che ebbe conseguenze impressionanti fu Firenze. Celebre l’opera di Boccaccio, il Decamerone, che ci racconta  di come la città fu colpita dalla pestilenza e come un gruppo di amici decise di lasciare quei luoghi per rifugiarsi nelle campagne per sfuggire al contagio.
Decamerone, La peste
Il morbo della peste restò in Europa per alcuni secoli, senza creare altre pandemie se non rari casi, con intervalli di 6-12 anni fino al 1480 e successivamente ogni 15-20 anni, colpendo soprattutto i giovani e le persone più povere. Molte città presero precauzioni ed emanarono ordinamenti per limitare la proliferazione: nel 1450 Milano istituì l’Ufficio di Sanità Permanente e tre anni dopo costruì il Lazzaretto di San Gregorio che poteva anche essere ampliato in caso di epidemia; Venezia fece lo stesso nel 1486 mentre Firenze solo nel 1527 con Ferdinando de’ Medici. Anche molte altre città europee misero in atto difese contro il contagio.
Tutto questo almeno fino al 1600 quando la peste tornò nuovamente nel Nord Italia. La colpa questa volta fu dei Lanzichenecchi che erano scesi dal Nord Europa per ristabilire l’ordine in seguito a tumulti e lotte di mendicanti che in città cercavano migliori condizioni di vita. Ma assieme alla pace portarono con sé il morbo. Come aveva fatto Boccaccio qualche secolo prima,  questa volta fu  Alessandro Manzoni,  che con due celebri testi ottocenteschi, “I promessi sposi” e soprattutto “La colonna infame”,  ben raccontò la condizione in cui si trovava la sua città durante la pestilenza.
Un medico con la tipica maschera contro la peste
L’ultima ondata, in ordine di tempo, fu quella della metà dell’Ottocento che partita dalla nuovamente dalla Cina si propagò poi in tutta Europa, Africa, India e Sud America, facendo in quasi vent’anni più di 12 milioni di morti solo fra il popolo Indiano. Ma quello fu anche il secolo in cui si iniziava a fare vera ricerca scientifica con le prime scoperte in campo medico sulla malattia, fra queste fu finalmente riconosciuto e isolato il batterio della peste e il ruolo della pulce nella sua trasmissione, ma soprattutto fu messo a punto il primo vaccino.
Oggi la peste è stata debellata,  ed è presente solo nei roditori come malattia enzoozica. Siamo lontani dalle credenze del mondo antico, anche se a volte le paure e i timori restano sempre gli stessi. Cambiano però i virus che come noi hanno una incredibile capacità di adattamento e trasformazione alle nuove moderne condizioni e ai medicamenti messi in atto. In questi giorni ne stiamo avendo purtroppo la riprova.

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