di Chiara Sacchetti
Fra le figure mitologiche dell’antica Grecia incontriamo le Amazzoni, donne guerriere che secondo la tradizione abitavano in una terra non ben precisata: secondo Erodoto in Scizia sul fiume Tanai, mentre Eschilo le pone nella zona caucasica da cui poi sarebbero migrate dopo la profezia di Prometeo su Io, la sacerdotessa di Era. Erano guidate da due regine, una della pace, per la vita fra le compagne, e una della guerra, da fare fuori nel mondo. Ed è proprio di una di queste regine che stiamo per parlare.
«Guida squadre d’Amazzoni, dai brevi scudi lunati, Pentesilea feroce e in
mezzo a migliaia infuria, sotto la nuda mammella il cinto d’oro allacciando,
amante di guerre, e vergine ardisce scontrarsi con uomini».
Statua di Pentesilea, Museo del Louvre |
Pentesilea si pentì tanto di ciò che era accaduto che chiamò
per sé la morte o almeno imprese gloriose per compensare ciò che aveva fatto.
Così scelse fra le sue guerriere le dodici migliori e più belle per andare a
Troia e farsi purificare da Priamo e assieme anche sfuggire alle Erinni
capeggiate dalla sorella che la volevano assassinare. Ma quando arrivò a Troia
la guerra era già iniziata da 10 anni e la situazione era veramente
terrificante: Ettore era già morto, ucciso da Achille, e attorno a lui tutti
piangevano per la scomparsa del loro comandante e la sorte avversa che li
avrebbe aspettati. La regina stava così quasi per andarsene quando Paride la
allettò con dei doni per restare e così ella fece.
Arturo Michelena, Pentesilea, Istituto Autonomo Circolo Militare delle Forze Armate, Caracas, 1891 |
Kiliks con la morte di Pentesilea per mano di Achille, Staatliche Antikensammlungen, Monaco di Baviera |
Omero non ci racconta di questo episodio, anche se i versi paiono essere in
realtà scritti da lui e successivamente rimossi, (si pensa), dai revisori
all’epoca di Pisistrato, o da Ditti Cretese, un antico romanziere greco che ci
ha lasciato l’Ephemeris Belli Troiani,
un’opera che tratta tutta la vicenda della guerra di Troia, dal rapimento di
Elena fino alla fine della guerra.
La vicenda della prode
amazzone, viene ricordata e citata anche dal poeta Dante Alighieri, tra i
grandi spiriti che risiedono nel Limbo, assieme ad Elettra, Cesare, Enea, Camilla
e Lavinia: «Viddi Camilla e la Pentesilea » (Inf., IV,
124), quasi certamente sulla base dello scritto di Virgilio: «Ducit Amazonidum
lunatis agmina peltis Penthesilea furens, mediisque in milibus ardet, aurea
subnectens exsertae cingula mammae, bellatrix, audetque viris concurrere virgo. Hos super advenit Volsca
de gente Camilla agmen agens equitum et florentis aere catervas, bellatrix,
[…]»(Eneide, I, 490-494 ).
Anfora con Achille che trafigge Pentasilea, British Museum, Londra |
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