giovedì 12 marzo 2020

Nodi trame e disegni simbolici dell'antica arte celtica. I "Loop"

di Mario Pagni

Croce celtica
Alcuni di noi non più giovanissimi si ricorderanno dello Scooby Doo una sorta di passatempo che si basava sulla capacità di saper intrecciare fili in plastica creando trame anche complesse compresi anelli e braccialetti multicolore. I risultati più utili di simili operazioni erano i portachiavi per casa o per auto ma la gara di abilità era il vero scopo. Il paragone con i “Loop” celtici può risultare persino offensivo nei confronti di chi alcuni secoli or sono realizzava incredibili trame in pietra con le quali decorare stipiti di portali o bellissime croci a quattro braccia uguali antico simbolo solare e della ciclicità dell’umana terrena esistenza nei confronti dell’incertezza dell’eternità. L’Irlanda fino dagli anni '60 del secolo scorso veniva considerata dagli studiosi, la terra dove meglio risultavano conservate testimonianze antiche di storia e tradizione culturale, lontana come era stata anche dall’occupazione romana come invece era successo per l’attigua Britannia. Il periodo storico era detto di “La Tene”, dal nome della località Svizzera nella quale furono scoperti i primi resti della civiltà celtica diffusasi successivamente in tutta l’Europa centrale dall’Irlanda ai Pirenei intorno alla metà del V sec. a.C.
L’arte celtica in questo modo continuò a vivere fino ben oltre il Mille con i suoi suggestivi quanto misteriosi virtuosismi nei quali si fondevano e convivevano la simmetria dei motivi orientalizzanti del Primo Stile celtico (450 a.C.) detto anche “Stile Vegetale continuo” con lo “Stile delle Spade” caratterizzato dalle sue forme vegetali, umane, animali e astratte (298–191 a.C.), fino all’arte “spuria” degli Opida (101–9 a.C.) ormai inquinato dall’influenza romana. 

Loop celtici
Paradossalmente la diffusione reale sul territorio e in ambito europeo, avvenne alcuni secoli dopo per opera di evangelizzatori cristiani irlandesi come San Colombano e San Martino, dopo il grande raduno di Drium Ceat  effettuato nel luogo di origine l’Irlanda nel 575, nel quale si garantì la sopravvivenza e gli usi e costumi dei Bardi e dei sacerdoti Druidi fino ad allora depositari di quella singolare arte. Studi recenti sui “Loop” irlandesi, anche con l’uso di tecniche informatiche hanno potuto appurare che questi complessi intrecci graffiti o scolpiti nella pietra dei monumenti funebri e religiosi più in generale, erano frutto sapiente di veri e propri modelli matematici e regole precise che di barbarico non avevano assolutamente niente.
Complesse trame e virtuosismi celtici
E’ stato infatti recentemente dimostrato che questi disegni traevano la loro origine e andamento dalla manipolazione di schemi a circuito chiuso che veniva sapientemente progettato e definito prima di accingersi a compiere il lavoro, pena la confusione e l’irregolarità del disegno finale. Occorreva dapprima e su progetto tracciare una trama , una griglia più o meno complessa, poi si classificava quali dei segmenti dovevano passare sotto o sopra nel punto dove l’intreccio si intersecava formando nodi o punti di contatto. Una volta classificato e verificato l’intreccio “sotto o sopra” dell’intero sistema, il diagramma era pronto per essere manipolato. Successivamente si cancellava con un “cutter” o si interrompeva con un colpo sapiente di scalpello, il segmento che doveva lasciare il posto all’altro che doveva passare sopra ottenendo tutto il gioco di passaggi e trame che caratterizzava quest’arte complessa ed enigmatica assai diversa di un semplice gioco di forme. Il simbolismo e i significati reconditi del medesimo, erano (e sono) la vera chiave di lettura dei motivi zoomorfi e fitomorfi  che venivano realizzati che non erano per niente casuali ma derivavano da speciali sottoinsiemi di modelli sia circolari che rettangolari.
Cured Cross a Carew, nel Galles virtuosismo dell'arte celtica
Con lo stile e il periodo romanico, anche questi “decori” giunsero in Italia a sottolineare stipiti e cornici di capitelli e portali di chiese spesso interpretati e licenziati come aggiunte stilistiche che aumentavano semplicemente il pregio della costruzione o del manufatto.
Ian Angeli uno dei più noti studiosi di questo genere di decorazioni e trame, riuscì in taluni casi a scoprire persino alcuni errori in fase di compimento dell’opera, compiti dagli artisti. Persino la recente teoria dei “Frattali” ovvero la “frattura” o la “frazione” di un intero in sottoinsiemi sempre simili all’intero originario, vedrebbe proprio in quest’arte la conferma di certe teorie ante litteram.
Quello che però ancora oggi stupisce nelle antichissime espressioni artistiche complesse dei Celti, è la comunanza di intenti grafici scultorei ma anche simbolici con altre civiltà sparse per l’intero pianeta, quasi a confermare quell’inconscio collettivo dal quale l’intero genere umano trarrebbe i suoi simboli.
Complicati circuiti che formano i disegni celtici
Anche gli Incas ad esempio, avevano un modo di adornare gli oggetti secondo un preciso piano simmetrico che produceva bellissimi capolavori in perfetta armonia con i colori usati dai loro artisti. Tale piano stupefacente era dato dal succedersi di quattro precisi ordini di motivi secondo il seguente schema numerico:

1234123412341
23412341234123
4123412341234

Un po’ come per la sequenza numerica di Fibonacci, questo ordine aveva un preciso scopo imitativo e costruttivo al tempo stesso voluto forse per seguire un rituale “apotropaico”, necessario in alcuni casi a scongiurare il “malocchio” ma anche per altri scopi simbolici e cultuali. Fu infine sui preziosi codici miniati che si riversò maggiormente questo ancora misterioso per certi versi retaggio antico, sommando sapientemente il sacro con il profano dei vecchi simboli pagani, impreziosendo all’ombra di una costante presenza matematica, bibbie e interi codici, divenuti a volte solo banalmente famosi per la loro bellezza e ricchezza artistica.
Croce celtica in un cimitero irlandese

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