Croce celtica |
Alcuni di noi non più giovanissimi si ricorderanno dello
Scooby Doo una sorta di passatempo che si basava sulla capacità di saper
intrecciare fili in plastica creando trame anche complesse compresi anelli e
braccialetti multicolore. I risultati più utili di simili operazioni erano i
portachiavi per casa o per auto ma la gara di abilità era il vero scopo. Il
paragone con i “Loop” celtici può risultare persino offensivo nei confronti di
chi alcuni secoli or sono realizzava incredibili trame in pietra con le quali
decorare stipiti di portali o bellissime croci a quattro braccia uguali antico
simbolo solare e della ciclicità dell’umana terrena esistenza nei confronti
dell’incertezza dell’eternità. L’Irlanda fino dagli anni '60 del secolo scorso veniva
considerata dagli studiosi, la terra dove meglio risultavano conservate
testimonianze antiche di storia e tradizione culturale, lontana come era stata
anche dall’occupazione romana come invece era successo per l’attigua Britannia.
Il periodo storico era detto di “La
Tene ”, dal nome della località Svizzera nella quale furono
scoperti i primi resti della civiltà celtica diffusasi successivamente in tutta
l’Europa centrale dall’Irlanda ai Pirenei intorno alla metà del V sec. a.C.
L’arte celtica in questo modo continuò a vivere fino ben
oltre il Mille con i suoi suggestivi quanto misteriosi virtuosismi nei quali si
fondevano e convivevano la simmetria dei motivi orientalizzanti del Primo Stile
celtico (450 a .C.) detto anche “Stile Vegetale continuo” con lo “Stile delle Spade”
caratterizzato dalle sue forme vegetali, umane, animali e astratte (298–191 a .C.), fino all’arte
“spuria” degli Opida (101–9 a .C.)
ormai inquinato dall’influenza romana.
Loop celtici |
Paradossalmente la
diffusione reale sul territorio e in ambito europeo, avvenne alcuni secoli dopo
per opera di evangelizzatori cristiani irlandesi come San Colombano e San
Martino, dopo il grande raduno di Drium Ceat
effettuato nel luogo di origine l’Irlanda nel 575, nel quale si garantì
la sopravvivenza e gli usi e costumi dei Bardi e dei sacerdoti Druidi fino ad
allora depositari di quella singolare arte. Studi recenti sui “Loop” irlandesi,
anche con l’uso di tecniche informatiche hanno potuto appurare che questi
complessi intrecci graffiti o scolpiti nella pietra dei monumenti funebri e
religiosi più in generale, erano frutto sapiente di veri e propri modelli
matematici e regole precise che di barbarico non avevano assolutamente niente.
Complesse trame e virtuosismi celtici |
E’ stato infatti recentemente dimostrato che questi disegni traevano la
loro origine e andamento dalla manipolazione di schemi a circuito chiuso che
veniva sapientemente progettato e definito prima di accingersi a compiere il
lavoro, pena la confusione e l’irregolarità del disegno finale. Occorreva
dapprima e su progetto tracciare una trama , una griglia più o meno complessa,
poi si classificava quali dei segmenti dovevano passare sotto o sopra nel punto
dove l’intreccio si intersecava formando nodi o punti di contatto. Una volta
classificato e verificato l’intreccio “sotto o sopra” dell’intero sistema, il
diagramma era pronto per essere manipolato. Successivamente si cancellava con
un “cutter” o si interrompeva con un colpo sapiente di scalpello, il segmento
che doveva lasciare il posto all’altro che doveva passare sopra ottenendo tutto
il gioco di passaggi e trame che caratterizzava quest’arte complessa ed
enigmatica assai diversa di un semplice gioco di forme. Il simbolismo e i
significati reconditi del medesimo, erano (e sono) la vera chiave di lettura
dei motivi zoomorfi e fitomorfi che
venivano realizzati che non erano per niente casuali ma derivavano da speciali
sottoinsiemi di modelli sia circolari che rettangolari.
Cured Cross a Carew, nel Galles virtuosismo dell'arte celtica |
Con lo stile e il
periodo romanico, anche questi “decori” giunsero in Italia a sottolineare
stipiti e cornici di capitelli e portali di chiese spesso interpretati e
licenziati come aggiunte stilistiche che aumentavano semplicemente il pregio
della costruzione o del manufatto.
Ian Angeli uno dei più noti studiosi di questo genere di
decorazioni e trame, riuscì in taluni casi a scoprire persino alcuni errori in
fase di compimento dell’opera, compiti dagli artisti. Persino la recente teoria
dei “Frattali” ovvero la “frattura” o la “frazione” di un intero in
sottoinsiemi sempre simili all’intero originario, vedrebbe proprio in
quest’arte la conferma di certe teorie ante
litteram.
Quello che però ancora oggi stupisce nelle antichissime
espressioni artistiche complesse dei Celti, è la comunanza di intenti grafici
scultorei ma anche simbolici con altre civiltà sparse per l’intero pianeta,
quasi a confermare quell’inconscio collettivo dal quale l’intero genere umano
trarrebbe i suoi simboli.
Complicati circuiti che formano i disegni celtici |
Anche gli Incas ad esempio, avevano un modo di
adornare gli oggetti secondo un preciso piano simmetrico che produceva
bellissimi capolavori in perfetta armonia con i colori usati dai loro artisti.
Tale piano stupefacente era dato dal succedersi di quattro precisi ordini di
motivi secondo il seguente schema numerico:
1234123412341
23412341234123
4123412341234
Un po’ come per la sequenza numerica di Fibonacci, questo
ordine aveva un preciso scopo imitativo e costruttivo al tempo stesso voluto
forse per seguire un rituale “apotropaico”, necessario in alcuni casi a
scongiurare il “malocchio” ma anche per altri scopi simbolici e cultuali. Fu
infine sui preziosi codici miniati che si riversò maggiormente questo ancora
misterioso per certi versi retaggio antico, sommando sapientemente il sacro con
il profano dei vecchi simboli pagani, impreziosendo all’ombra di una costante
presenza matematica, bibbie e interi codici, divenuti a volte solo banalmente
famosi per la loro bellezza e ricchezza artistica.
Croce celtica in un cimitero irlandese |
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