Fra le
figure femminili dell’antichità un posto importante lo dobbiamo lasciare a
Irene d’Atene, una donna determinata e
forse anche troppo risoluta che non si fece scrupoli a ferire ed anche
uccidere i suoi familiari che si erano messi contro di lei per raggiungere i
suoi obbiettivi e che alla fine, nonostante ciò, divenne perfino santa.
Monete d'oro con l'effige dell'Imperatrice Irene
Ma vediamo
meglio la sua storia.
Irene nacque
ad Atene nel 752 circa, nella nobile famiglia Saratanpechos, ma non sappiamo di
loro molto di più se si esclude che lo zio Costantino Saratanpechos era un
patrizio. Irene rimase orfana molto presto tanto che il 1° novembre del 769 venne presa dal palazzo di Hiera e portata
alla corte dell’imperatore a Costantinopoli dove fu accolta solennemente e
dove venne fatta sfilare assieme ad altre pretendenti per essere scelta come la
sposa di Leone IV il Cazaro.
I due si unirono in matrimonio nello stesso anno, e la cerimonia fu caratterizzata dal suo giuramento il quale diceva che non avrebbe mai accettato il culto delle immagini, promessa che fin da subito non mantenne e che anzi stracciò quando cercò di persuadere il marito dalla lotta iconoclasta. Questi, divenuto imperatore alla morte del padre nel 775, infatti, e proprio su pressione della moglie fu clemente con gli iconoduli, atteggiamento che verso la fine del suo regno inspiegabilmente mutò. Si racconta anche che nello stesso anno della sua dipartita, Leone IV avrebbe scoperto le immagini sacre che la moglie teneva e soprattutto venerava di nascosto, e che perì poco dopo aver provato la corona custodita a Santa Sofia: qualcuno sostiene che l’uomo possa essere stato avvelenato e forse dato anche la concatenazione degli eventi, c’è chi pensa dalla stessa Irene. Quello che è certo è che non avremo mai le prove sicure per conoscere la verità.
Venezia, Basilica di San Marco, Santa Irene la Giovane raffigurata sulla Pala d'Oro, IX secolo
A
succedergli ufficiosamente fu il figlio di appena 9 anni ma di fatto la
reggenza andò in mano ad Irene che non perse tempo e mise immediatamente fine
alla guerra iconoclasta mirando a ristabilire il culto delle immagini. Per fare
ciò pose fine da una parte alla guerra contro gli Arabi, e nel contempo
riallacciò i rapporti con la Chiesa elevando
i suoi uomini più fedeli ai posti di comando nello Stato e nella Chiesa
orientale.
Ma non tutti
accettarono questi cambiamenti. Quando nel 786 la sovrana convocò il concilio a
Costantinopoli molte delle guardie reali, ancora contro il culto delle
immagini, si rivoltarono costringendo di fatto a terminare l’incontro. La
futura santa però non si arrese e solo pochi mesi dopo, allontanò quegli stessi
soldati della guardia reale e riconvocò di nuovo il concilio, prima a Nicea e
poi nella stessa Costantinopoli. In quell’occasione vennero così cancellati i decreti iconoclastici di Leone
III e del concilio del 754 e, per la sua gioia, fu restaurato il culto delle
immagini.
Ritratti immaginari di Irene con il figlio Costantino VI mentre presiedono il Concilio di Nicea II.
Il figlio intanto,
ormai in età da poter governare e contro la politica della madre, nel gennaio
del 790 preparò una congiura contro il primo ministro Stauracio, fedele alleato
della donna, per ristabilire quello che lui riteneva fosse l’ordine, ma la
cospirazione venne scoperta e il ragazzo arrestato. La vicenda però non finì e
a seguito dell’incarcerazione di Leone l’esercito insorse contro Irene che fu
costretta ad allontanarsi. Già però appena l’anno successivo la donna venne
richiamata per la debolezza nella reggenza che il giovane dimostrava e così
ella venne associata al trono al figlio. I
due regnarono assieme fino al 797 quando, dopo aver fomentato il figlio per
divorziare dalla moglie, Irene approfittò della sua situazione scandalosa
creata, e ordì un complotto contro di lui
il quale venne così deposto e persino accecato.
Solido con Costantino VI e Irene
La futura
Santa riuscì così a regnare per i 5 anni seguenti, e per legalizzare la sua
situazione venne insignita del titolo di imperator (Βασιλευς) al maschile; ma per l’Occidente quella condizione non era
consona e il trono venne considerato vacante. Di ciò ne approfittarono il
Papato e Carlo Magno che nel frattempo a Roma era stato incoronato imperatore.
Si racconta
che per questo motivo venne progettato
un matrimonio proprio tra l’imperatore del Sacro Romano Impero e Irene, ma
l’unica fonte certa ci racconta solo dell’arrivo di ambasciatori franchi per
trattare con la donna. Ma fu in quell’occasione che scoppiò una rivoluzione
imperiale contro la donna: il 31 ottobre 802 il generale Niceforo occupò il
Sacro Palazzo facendosi proclamare egli stesso imperatore. Irene venne così deposta
e confinata prima nell'isola di Prinkipo e quindi a Lesbo, dove morì
nell'agosto dell’anno successivo.
Nonostante
tutto venne seppellita come si addiceva ad un'imperatrice nella chiesa dei
Santi Apostoli di Costantinopoli, ma la sua tomba venne prima violata e
saccheggiata dai Crociati nel 1204 e poi 4 secoli dopo dai Turchi che
distrussero l’intera Basilica. Oggi purtroppo a lei resta attribuita soltanto
una tomba vuota nella chiesa di Santa Sofia ad Istanbul.
Il sarcofago attribuito all'imperatrice Irene, nella basilica di Santa Sofia.
Nell’864, a
poco più di 50 anni dalla morte, Irene venne canonizzata col nome di Santa
Irene la Giovane per aver posto fine, anche se soltanto temporaneamente, alla
lotta iconoclasta, divenendo anche la protettrice del clero e venerata, anche se soltanto per la Chiesa
Ortodossa il 7 agosto.
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