lunedì 6 giugno 2022

Girolamo Segato

di Chiara Sacchetti

Fra i vari personaggi del mondo dell’alchimia e delle scienze esoteriche e forse della più semplice medicina non possiamo non parlare di Girolamo Segato, cartografo naturalista ed egittologo che nel corso della sua breve esistenza svolse numerosi e quanto mai curiosi esperimenti lasciandoci purtroppo però senza alcun documento sui suoi lavori.

Girolamo nacque a Sospirolo, nell'ex Certosa di S. Marco a Vedana presso il San Gottardo il 13 giugno 1792 da Benedetto e Giustina Lante nei territori dove la famiglia conduceva un’azienda agricola per conto della dinastia Erizzo, una nobile famiglia veneziana.

Girolamo Segato

Poco socievole e più avvezzo allo studio e all’osservazione, il piccolo Segato imparò moltissimo stando a contatto con la Natura e i primi rudimenti di scienza da don Antonio Bagini, il parroco di Sospirolo; dopo una breve parentesi a Treviso come contabile tornò poi a Belluno dove ebbe fra l’altro come insegnante Tomaso Antonio Catullo, il celebre naturalista e zoologo italiano.

A partire dal 1818 divenne anche egittologo in virtù della partecipazione a numerosissime campagne di scavo nella terra dei Faraoni grazie alle quali divenne esperto di mummificazione e dove non mancò di farsi notare per i suoi curiosi e apparentemente insensati esperimenti. Fra questi non possiamo non ricordare quello in cui si fece calare in un pozzo nella piramide di Saqqara uscendone soltanto 3 giorni dopo: non sappiamo purtroppo quali conclusioni e scoperte abbia fatto visto che la maggior parte della documentazione è andata perduta nel corso del tempo.

Egitto, Tempio di Dendur, firma scalfita di Girolamo Segato

Nel 1823 Girolamo tornò dalla campagna d’Egitto e si stabilì a Firenze dove approfondì gli studi sull’Egitto e in particolare quelli sull’imbalsamazione, una scienza che lo incuriosiva e affascinava moltissimo, tanto che riuscì a mettere in pratica la tecnica, simile alla mummificazione, della mineralizzazione, impropriamente chiamata pietrificazione, che consisteva nella conservazione dei tessuti organici nei loro colori naturali e lasciandone inalterata l’elasticità e consistenza.

La fama dei suoi lavori fu così forte che venne soprannominato Il Pietrificatore e si sparse la voce che le sue conoscenze derivassero dallo studio della magia egizia tanto che perfino papa Gregorio XVI, suo concittadino e amico, dovette difenderlo dalle accuse. Le critiche e le calunnie esasperarono e irritarono così tanto Girolamo che distrusse tutti gli appunti e gli studi che nel corso degli anni aveva fatto per scoprire quella tecnica.

Il 3 febbraio 1836, a soli 44 anni, Segato morì portando con sé tutte le scoperte e le conoscenze che ancora oggi nessun scienziato è mai riuscito a replicare. Si racconta che in punto di morte volesse rivelare i suoi segreti all’amico Pellegrini, anche se non ci sono prove. Di lui oggi ci restano soltanto i campioni di tessuti e parti di corpi imbalsamati e pietrificati, conservati nel Museo del Dipartimento di Anatomia, Istologia e Medicina Legale dell’Università degli Studi di Firenze, a cui il Museo di Storia della Scienza di Firenze e il Museo Civico di Belluno hanno affidato la conservazione dei reperti nella sezione a lui dedicata. E le parole dei suoi contemporanei, come l’amico fidato Giuseppe il quale descriveva che il metodo «[…] agisce sull’interi corpi animali come sulle parti di essi. I primi e le seconde induriscono, prendendo una consistenza al tutto lapidea, tanto più sensibile e determinata quanto le parti medesime sono più molli e mucose […] Né si avvisi che siffatta trasmutazione abia luogo con variamenti di colori, forme e caratteri in generale […] né l’olfatto pure rimane offeso […]»

Firenze, Istituto di anatomia umana, Museo
 Campioni di esperimenti di Girolamo Segato

Le sue spoglie sono conservate nella Basilica di Santa Croce, assieme ad altri grandi e importanti personaggi della nostra storia; la scritta sulla sua tomba così ci dice: «Qui giace disfatto Girolamo Segato, che vedrebbesi intero pietrificato, se l'arte sua non periva con lui. Fu gloria insolita dell'umana sapienza, esempio d'infelicità non insolito».

Firenze, Basilica di santa Croce, Scuola di Lorenzo Bartolini, Tomba di Girolamo Segato

Gioacchino Belli, poeta romano del XIX sec., gli dedicò il sonetto 1731 “La pietra de carne”, un dialogo fra moglie e marito che recita così: Mojje mia mojje mia,/che ha rriccontato er medico ar padrone!/Ggnente meno ch’è usscita un’invenzione/d’un certo sor Girolimo Segato,/ir quale sor Girolimo ha ppijjato/tanti pezzi de carne de perzone,/e ccià ffatto a Bbelluno un tavolone/tutto quanto de màrmoro allustrato./Senti, Vincenza, e nnu lo dí a ggnisuno:/volémo méttese un fardello addosso/e zzitti zitti annàccene a Bbelluno?/Chi ssa, Vvincenza mia, che cquer ziggnore/nun fascessi er miracolo ppiú ggrosso/d’impietritte la lingua uguale ar core?

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