giovedì 2 giugno 2022

Riti magici di magia e stregoneria applicata

Prima parte

di Mario Pagni

Le cerimonie legate ai culti delle antiche civiltà e conseguenti divinità (come la Grande Madre o il dio o dea della caccia) ma anche per molti degli attuali rituali in estrema sintesi sono rimaste le stesse in tutto il mondo seppure con un numero pressoché infinito di variabili. La nazione che però ha conservato più in assoluto il rispetto per le antiche e celebrate tradizioni è quasi certamente la Gran Bretagna, per questo motivo la prenderemo ad esempio per la nostra breve analisi, limitatamente all’informazione che in questa sede si intende dare in proposito.

Come risulta facile prevedere, uno degli aspetti o criteri guida assai importante per i rituali è la segretezza e il rispettoso silenzio al di fuori della celebrazione di ciò che viene effettuato. Per questo i riti di solito specialmente quelli legati alla stregoneria, vengono praticati in ambienti chiusi al di fuori di occhi indiscreti e localmente fuori dalle attività consuete, lavorative e di massa se non addirittura all’aperto in posti isolati laddove una delle maggiori componenti è proprio Madre Natura.

Grande Madre

Note erano in passato le radure magari con la presenza di alberi di noce o i crocicchi dove secondo la tradizione amavano ritrovarsi le streghe per i loro sabba. Non a caso e per evitare tali “diavoleri” in Toscana come in molte altre parti d’Italia ad ogni “crocicchio” ovvero l’incrocio di più viabilità veniva apposto spesso un tabernacolo con la presenza di immagini sacre.

 Sabba di streghe

Un aspetto che spesso sfugge a chi si dedica a tale tipo di studio sarebbe l’importanza dell’abito indossato ma soprattutto del nudo spesso integrale perché in certi casi la veste determinerebbe un isolamento poco consigliato soprattutto per ritualità legate alla potenza e al richiamo proprio della natura che ci circonda. Ben poco a differenza di ciò che normalmente si pensa occorre per la cerimonia in se: gli oggetti quasi sempre presenti (rimanendo molto sul generico) sono un tavolo su cavalletti coperto da un panno bianco o a volte anche rosso (dipende dall’uso), con intorno un cerchio consacrato di almeno due metri di diametro segnato talvolta sul pavimento con il gesso o tracciato in terra se all’esterno, ma ugualmente segnato nel suo perimetro per distinguere bene l’area interessata. Attorno al cerchio devono essere presenti i segni cabalistici dell’arte praticata il cui compito, sarebbe di collaborare all’evocazione del potere degli dei. Lungo il perimetro rotondo vengono posti quattro ceri corrispondenti ai punti cardinali, mentre sull’altare, un incensiere brucia emettendo profumo intenso di incenso. Gli altri oggetti variano a seconda degli scopi ma quasi sempre è presente una frusta vicino all’Athame (piccolo coltello), un pentacolo in rame (energie in transito), una spada a lama lunga e recipienti di sale ed acqua. La cerimonia viene condotta da un sacerdote o da una sacerdotessa; la donna in genere rappresenterebbe la dea della fertilità o Grande Madre, l’uomo invece che indossa un elmo a due vistose corna di animale (in genere il cervo o il capro) sta a rappresentare il dio della caccia.

Il Gran Sacerdote presso i Druidi

Entrambi possono essere nudi o coperti da un bianco mantello come quello dei sacerdoti Druidi. Se è l’uomo ad officiare, una donna lo assiste come “Madre” simbolica. Per raggiungere alti gradi con riferimento a sette o confraternite intese come più serie, è indispensabile essere membro per almeno tre anni, dimostrandosi al di fuori di ogni dubbio “devoto, onesto e veritiero”. Quando tutto è pronto, il gran sacerdote chiama a raccolta i fedeli nel numero ricorrente di dodici, usando a tal proposito i loro “nomi d’arte” quali Lilith, Tanith ecc.. Sono coloro che poi si disporranno lungo il cerchio nudi perché come abbiamo precedentemente ricordato, si ritiene che i vestiti soffochino le emanazioni energetiche del corpo, aiutando il gran sacerdote ad innalzare meglio le forze del Bene. La litania che viene cantata o sussurrata è tratta dal cosiddetto Libro delle ombre, posto su un apposito leggìo accanto all’altare. Il testo molto antico e segreto, viene trascritto solo per il nuovo iniziato in copia per i propri successivi usi e solo in quella fase egli potrà leggerlo ed adoperarlo di concerto con gli altri.

Libro delle ombre

La cerimonia in se consta di quattro parti distinte: benedizione dei fedeli, danza rituale (se prevista), iniziazione di nuovi adepti, e preghiera propiziatoria agli dei per il futuro bene dei presenti. Il cerchio magico deve essere prima consacrato con acqua e sale che ci si trovi in ambiente profano o anche all’esterno. Poi il sacerdote recita sulle teste chine dei fedeli, l’antica preghiera non sempre ovviamente uguale: “Eko, eko, eko, zamelak, eko, eko, eko, eko”. A seguire (come precisato inizialmente) vi sono variabili infinite e studi complessi in proposito ma generalmente, il gran sacerdote assistito dai propri adepti richiama le divinità poste ai quattro punti cardinali con un grido: “Io vi chiamo e vi invoco o Potenti del Nord, dell’Est, del Sud e dell’Ovest, a presenziare al nostro rito e a proteggere la nostra gente”.

Il dio cervo

Il tutto può essere accompagnato da una appropriata musica di sottofondo per l’ eventuale danza rituale, mentre il sacerdote frusta leggermente i propri fedeli allo scopo di far fuggire gli spiriti impuri. È a questo punto che scatta una delle prime consuete varianti se si procede all’ammissione di un nuovo adepto. Il neofita sta in piedi nudo di fronte all’altare mentre il sacerdote alzando l’Athame, si volge ad est informando gli dei del nuovo ingresso e per essere da loro benedetto. Successivamente il neofita entra nel cerchio consacrato da un lato ben sorvegliato e preposto all’uso. Alla prossima puntata le conclusioni dell’evento per chi ci vorrà seguire.

Pentacolo disposto


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