di Mario Pagni
Esiste un aspetto dell’Ordine monastico–cavalleresco dei templari che ancora oggi suscita dibattiti e discussioni fra gli studiosi del periodo e degli stessi monaci guerrieri, quello legato all’occulto e più in generale alla magia. Tale aspetto è stato anche quello principale che li ha condotti dopo la caduta e in fase processuale, a subire intense e controverse accuse, tese non solo a chiarire il loro operato, ritenuto per certi versi e in molti casi volutamente segreto, ma anche perché ritenuto quello più grave e misterioso. Nella selva di congetture per spiegare le più sconcertanti confessioni raccolte metodicamente dai loro accusatori, è emersa anche la possibilità che il Tempio praticasse anche l’Alchimia imparata dagli Arabi in Terrasanta e la Stregoneria retaggio antico degli Egizi.
Gioco degli scacchi nell'antico Egitto |
Da qui l’aspetto
essenzialmente iniziatico–esoterico attribuito ai monaci dal bianco mantello e
al loro linguaggio ritenuto segreto e
indecifrabile senza la dovuta e spesso temuta chiave di lettura. Sappiamo
che le tecniche magiche fra le quali quelle alchemiche sarebbero state solo un
aspetto, miravano e mirano tutt’oggi se sapientemente usate, a operare anche in
maniera concreta sulle forze che governano il mondo e la natura stessa. Chi le
esercitava doveva disporre di una sensibilità ricettiva e di un potere precluso ai comuni mortali, ottenuto o mediante
l’acquisizione di tipo iniziatico di determinate conoscenze segrete di
secolare provenienza e trasmissione, oppure attraverso l’ascesi individuale,
derivata da un lungo e complesso lavoro a livello interiore. Sempre senza mai
dimenticare che i templari erano comunque un ordine religioso, si è autorizzati
a pensare che se mai si fossero posti come obbiettivo principale la dominazione
o il “governo” delle forze della natura, un po’ come i sacerdoti Druidi, lo
dovevano fare in sintonia con il proprio credo cristiano, poco conciliabile con
il processo di rigenerazione spirituale motivato da esigenze di tipo magico e
non di culto.
Immagine stilizzata di Bafhomet |
È stato
osservato e riconosciuto da importanti studiosi del problema che nella storia
del cristianesimo stesso, lo spirito “esoterico”, tende ad affermarsi ogni
volta che avvertendosi l’esigenza di un
effettivo distacco dalla volgare e universale della socializzazione della
religione intesa in senso canonico, si insinuerebbe il tentativo di
ricercare una esperienza comune opposta a quella da sempre promulgata dalle
organizzazioni ecclesiastiche. La presenza poi dei Templari proprio nel punto
nevralgico di maggior contatto fra Oriente ed Occidente, peraltro già
fortemente caratterizzata oltre che dalle esperienze islamiche anche dalla
storia ebraica, può senza dubbio aver alimentato la formazione di un “sapere
templare” insieme teorico e operativo, con tali caratteristiche, ovviamente
coltivato non da tutti ma di esclusivo uso e conoscenza, da attribuire ad una
cerchia di eletti e non certo diffuso nella totalità dell’istituzione religioso–militare.
Cavalieri Templari secondo le vestizioni |
Da qui all’uso di un linguaggio segreto e di
simboli particolari in grado di trasmettere la “vera conoscenza” solo a chi
la poteva recepire il passo è stato breve. La numerologia può già da subito
essere considerata una (ma non certo l’unica) chiave di lettura e di verifica
dell’ipotesi suesposta. I numeri che potremo definire “ricorrenti” nella storia
dell’Ordine sono assai numerosi e indice almeno parziale di una certa lettura
di tipo simbolico. Dobbiamo però prima di tutto ricordare come i numeri avessero avuto da sempre un significato
conoscitivo e metafisico fondamentale usato anche nella Cabala giudaica e
nella stessa tradizione islamica, come esegesi biblica cristiana nella lettura
e interpretazione di entrambi i Testamenti, oltre che ovviamente proprio nei
rituali magici. Di seguito forniremo alcuni esempi di tale numerologia
rimandando a testi assai più completi e complessi sulla materia:
Uno dei numeri fondamentali per la nostra ricerca
assieme all’uno, al tre, al nove e al dodici che useremo come semplice esempio
è il sette. Tanti infatti erano gli
scalini che conducevano all’accesso principale del Tempio di Salomone, che
(guarda caso) fu consacrato tale dopo un complesso cerimoniale che ebbe la durata di sette giorni. I
Proverbi di questo re, così collegato alla storia dei templari sia antichi che
“moderni”, lodano “le sette colonne della Sapienza”, e anche nella stessa
Cabala il sette è variamente legato a tutta la simbologia del Tempio.
Costruzione geometrica della croce templare e rapporti musicali |
Ci fermiamo
qui nella piena costante consapevolezza della complessità della problematica
affrontata ma anche con la convinzione di aver proposto e fornito anche se
semplicemente a livello indicativo, uno dei metodi (fra i tanti), per riuscire
a penetrare antiche e ancora incerte conoscenze del nostro passato più
affascinante.
Scacchiera e simboli sull'architrave della pieve di San Paolo |
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