lunedì 20 giugno 2022

Il processo a Giovanna d’Arco

di Chiara Sacchetti

Giovanna venne catturata il 23 maggio 1430 quando, nel fallito tentativo di incursione della piccola cittadina di Magny ancora in mano ancora degli Inglesi, restò indietro per difendere i suoi soldati che stavano indietreggiando e cadde vittima di un’imboscata degli uomini di Jean de Luxembourg, un nobile filo-borgognone. Alcuni in realtà sostengono che fosse stato lo stesso governatore francese Compiègne che si era accordato con gli inglesi stessi e aveva lasciato le porte della cittadina chiuse per far catturare la giovane e consegnarla così di fatto ai nemici.

Gli spostamenti di Giovanna d'Arco
La ragazza in ogni caso venne incarcerata nella fortezza di Clairox, per poi essere trasferita prima nel castello di Beaulieu-les-Fontaines e, infine, in quello di Beaurevoir. A settembre dello stesso anno Pierre Cauchon, il vescovo di Beauvais su ordine del re d’Inghilterra “acquistò” dietro pagamento di un riscatto di 10.000 lire tornesi, una cifra ritenuta molto alta, la pulzella d’Orleans per farla processare da un tribunale ecclesiastico conducendola a Ruen.

Ville de Chatou, église Notre-Dame, Eugene,
Thirion, Giovanna d'Arco sente le voci, 1876

Il processo, condotto dallo stesso Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, e dall’inquisitore Jean Le Maistre cominciò il 21 febbraio 1431 a seguito di approfondite ricerche su di lei, sulla sua vita anche nel suo paese d’origine. Contro di lei c’erano ben 72 capi d’accusa, come quella di essersi vestita da uomo, sentire voci nel cervello e in particolare quelle di Santa Caterina, Santa Margherita e dell’Arcangelo Michele che emersero durante il processo,  poi essere eretica e strega, ma nel prosieguo del dibattito si restrinsero soltanto alle prime due. Dapprima era stato deciso di tenere le udienze a porte aperte e quindi pubblicamente forse anche per demolire la figura di quella giovane ragazza ignorante che da sola con la forza e la determinazione era riuscita in un’impresa così tanto eroica. Ma l’ironia e il sarcasmo che quella diciannovenne analfabeta dimostrava nelle risposte che dava ai suoi inquisitori, spesso perfino in materia religiosa, costrinsero il giudice a ridimensionare le sedute e a renderle private. L’argomento di maggiore interesse era quello di aver indossato abiti maschili, cosa oltraggiosa per una ragazza e peccato condannato nel Deuteronomio e sicuramente l’unica imputazione che poteva essere provata.

Rue,  Musée des beaux-arts, Paul Delaroche,
Giovanna d'Arco malata viene interrogata in prigione dal cardinale di Winchester, 1824

Il 23 maggio, a seguito di numerose sedute, Giovanna fu dichiarata eretica e scismatica e le venne chiesto di «emendare i suoi errori», ma la ragazza rifiutò qualsiasi tipo di compromesso, così il giorno seguente, per spingerla a cambiare idea le fu organizzata una messinscena.

Lettera di Giovanna d'Arco, Reims 28 marzo 1430

Il 24 maggio venne portata nel cimitero di Ouen dove avevano innalzato una pira per il suo rogo, così la pulzella, colta da comprensibile paura, firmò la sua abiura, in cui rinnegava le voci, la chiamata di Dio e il carattere sacro delle sue imprese belliche in cambio di aver salva la vita. Purtroppo niente di più falso. Dopo soli 4 giorni riprese i suoi abiti maschili: alcuni sostengono perché i suoi carcerieri le avevano nascosto i vestiti da donna lasciando nella sua cella solo quelli da uomo, ma altri storici sostengono che sia stata una decisione personale, dettata dalla fermezza e dalle convinzioni delle sue azioni e decisioni. Indipendentemente da quella che è la verità di quella scelta, Giovanna, di nuovo interrogata riferì che non erano state mantenute le promesse visto che era ancora incatenata, non poteva ricevere la Comunione né ascoltare la messa. Ma alla domanda precisa se le voci fossero tornate lei rispose «Dio mi ha mandato a dire per bocca di santa Caterina e santa Margherita quale miserabile tradimento ho commesso accettando di ritrattare tutto per paura della morte; mi ha fatto capire che, volendo salvarmi, stavo per dannarmi l’anima!». La conclusione a cui andò incontro fu purtroppo inevitabile, Giovanna venne condannata a morte come eretica relapsa.

La firma di Giovanna d'Arco

Il 30 maggio Giovanna venne presa vestita di bianco con i capelli corti e scortata da una schiera di soldati; dopo essere stata confessata e comunicata, nel tragitto verso la piazza principale presa dalla paura chiese un crocifisso: un soldato colto da compassione, afferrò due legnetti li legò e li porse alla ragazza.

Qualcuno sostiene che a bruciare quel giorno nella piazza del mercato di Ruen non sia stata Giovanna ma un’altra ragazza, che la Pulzella cioè fosse stata sostituita da un’altra giovane che si sarebbe sacrificata al suo posto lasciandola libera. Ma questa è un’altra storia!

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