Giovanna
venne catturata il 23 maggio 1430 quando, nel fallito tentativo di incursione
della piccola cittadina di Magny ancora in mano ancora degli Inglesi, restò
indietro per difendere i suoi soldati che stavano indietreggiando e cadde vittima di un’imboscata degli uomini
di Jean de Luxembourg, un nobile filo-borgognone. Alcuni in realtà
sostengono che fosse stato lo stesso governatore francese Compiègne che si era
accordato con gli inglesi stessi e aveva lasciato le porte della cittadina
chiuse per far catturare la giovane e consegnarla così di fatto ai nemici.
Gli spostamenti di Giovanna d'Arco |
Ville de Chatou, église Notre-Dame, Eugene,
Thirion, Giovanna d'Arco sente le voci, 1876
Il processo,
condotto dallo stesso Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, e dall’inquisitore
Jean Le Maistre cominciò il 21 febbraio 1431 a seguito di approfondite ricerche
su di lei, sulla sua vita anche nel suo paese d’origine. Contro di lei c’erano ben 72 capi d’accusa, come quella di essersi
vestita da uomo, sentire voci nel cervello e in particolare quelle di Santa
Caterina, Santa Margherita e dell’Arcangelo Michele che emersero durante il
processo, poi essere eretica e strega,
ma nel prosieguo del dibattito si restrinsero soltanto alle prime due. Dapprima
era stato deciso di tenere le udienze a porte aperte e quindi pubblicamente
forse anche per demolire la figura di quella giovane ragazza ignorante che da
sola con la forza e la determinazione era riuscita in un’impresa così tanto
eroica. Ma l’ironia e il sarcasmo che
quella diciannovenne analfabeta dimostrava nelle risposte che dava ai suoi
inquisitori, spesso perfino in materia religiosa, costrinsero il giudice a
ridimensionare le sedute e a renderle private. L’argomento di maggiore
interesse era quello di aver indossato abiti maschili, cosa oltraggiosa per una
ragazza e peccato condannato nel Deuteronomio e sicuramente l’unica imputazione
che poteva essere provata.
Rue, Musée des beaux-arts, Paul Delaroche,
Giovanna d'Arco malata viene interrogata in prigione dal cardinale di Winchester, 1824
Il 23
maggio, a seguito di numerose sedute, Giovanna
fu dichiarata eretica e scismatica e le venne chiesto di «emendare i suoi errori», ma la ragazza rifiutò qualsiasi tipo di compromesso, così
il giorno seguente, per spingerla a cambiare idea le fu organizzata una
messinscena.
Lettera di Giovanna d'Arco, Reims 28 marzo 1430
Il 24 maggio
venne portata nel cimitero di Ouen dove avevano innalzato una pira per il suo
rogo, così la pulzella, colta da comprensibile paura, firmò la sua abiura, in
cui rinnegava le voci, la chiamata di Dio e il carattere sacro delle sue
imprese belliche in cambio di aver salva la vita. Purtroppo niente di più
falso. Dopo soli 4 giorni riprese i suoi abiti maschili: alcuni sostengono perché
i suoi carcerieri le avevano nascosto i vestiti da donna lasciando nella sua
cella solo quelli da uomo, ma altri storici sostengono che sia stata una decisione personale, dettata dalla
fermezza e dalle convinzioni delle sue azioni e decisioni.
Indipendentemente da quella che è la verità di quella scelta, Giovanna, di
nuovo interrogata riferì che non erano state mantenute le promesse visto che
era ancora incatenata, non poteva ricevere la Comunione né ascoltare la messa.
Ma alla domanda precisa se le voci fossero tornate lei rispose «Dio mi ha
mandato a dire per bocca di santa Caterina e santa Margherita quale miserabile
tradimento ho commesso accettando di ritrattare tutto per paura della morte; mi
ha fatto capire che, volendo salvarmi, stavo per dannarmi l’anima!». La
conclusione a cui andò incontro fu purtroppo inevitabile, Giovanna venne
condannata a morte come eretica relapsa.
Il 30 maggio
Giovanna venne presa vestita di bianco con i capelli corti e scortata da una
schiera di soldati; dopo essere stata confessata e comunicata, nel tragitto
verso la piazza principale presa dalla paura chiese un crocifisso: un soldato
colto da compassione, afferrò due legnetti li legò e li porse alla ragazza.
Qualcuno sostiene che a bruciare quel
giorno nella piazza del mercato di Ruen non sia stata Giovanna ma un’altra
ragazza, che
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