lunedì 24 ottobre 2022

Bona Lombarda, la donna guerriera

di Chiara Sacchetti

Abbiamo già parlato in tanti articoli di figure femminili protagoniste più o meno famose della nostra storia, donne che sono rimaste nella memoria per quello che hanno fatto o per quello che (purtroppo piuttosto spesso) è accaduto loro. Tutte (o quasi) però vittime di una società che mal tollerava e spesso reprimeva le donne che osavano essere diverse da quello che la collettività imponeva e riteneva “giusto e normale”.

A volte però ci sono (fortunatamente) delle eccezioni. Fa storia a sé il caso di Bona Lombarda, moglie di un ufficiale e lei stessa protagonista e combattente accanto al marito a cui fu sempre fedele e che aiutò nel momento del bisogno.

Bona Lombarda

Dei suoi primi anni non abbiamo purtroppo molte informazioni. Sappiamo che Bona nacque a Campione di Sacco (oggi Cosio Valtellino) nel 1417, forse figlia di Gabrio Lombardi, un soldato di ventura, e Pellegrina, figlia di un mercante, che si erano conosciuti in Germania ma poi si erano trasferiti a Sacco dove l’uomo aveva un fratello prete. Bona però restò presto sola. I genitori purtroppo morirono quando era ancora piccola e per questo venne affidata agli zii paterni: si racconta che fosse davvero bella e avesse un carattere forte e determinato.

La rocca dei Sanvitale a Fontanellato

Un giorno quando Bona aveva circa 15 anni, ebbe l’incontro che le cambiò per sempre la vita. Mentre pascolava le greggi assieme a delle amiche, si imbatté in Pier Brunoro Sanvitale, un soldato di ventura e amico di Francesco Sforza che alloggiava a Morbegno e che era stato lasciato dal comandante Niccolò Piccinino, assieme ad altri militari delle truppe del Ducato di Milano a presidiare la zona divenendone di fatto il Governatore. Si racconta che l’uomo rimase subito colpito da Bona e che ogni giorno andava in quella radura solo per vederla e per poterle parlare. I due piano piano si innamorarono (anche se alcune fonti raccontano di un rapimento) e si sposarono poi nella chiesa di Sacco.

Bona seguì il marito in ogni sua impresa bellica facendo essa stessa parte delle milizie travestita da soldato. Essendo un soldato di ventura, Pier venne chiamato dagli Aragonesi passando al servizio del Regno di Napoli, ma qui con uno stratagemma architettato da Francesco Sforza che mal aveva digerito il cambio di bandiera, fu sospettato di alto tradimento in favore del Ducato di Milano per aver tentato di uccidere il re di Napoli e per questo venne fatto prigioniero. Bona cercò in tutti i modi di liberare il marito scagionandolo da ogni accusa andando a bussare ad ogni corte che la potesse aiutare ma con poca fortuna. Dopo molti anni trovò Re Alfonso che intercedette per lei e Brumoro fu finalmente liberato e mandato con la moglie agli ordini della Repubblica di Venezia. L’incarico che gli venne affidato fu quello di andare a Negroponte (l’isola Eubea) per difendere il territorio e contrastare l’arrivo dei Turchi. Qui però purtroppo l’uomo morì  era il 1466 e due anni dopo anche Bona lo seguì, mentre si trovava a combattere nel Peloponneso.

Lapide dedicata a Bona Lombarda

Di lei resta una lapide nella cappella votiva a lei dedicata che recita così:

«Bona Lombarda, a cui unanimi le storie tributano omaggi e lodi, nacque del 1417 fra il gruppo degli umili casolari qui tuttora sorgenti. Virtuosa e bella mentre tra queste selve guidava il gregge istantaneamente richiesta dal visconteo capitano Pietro Brunoro lo seguiva fida moglie in ogni evento nei generosi propositi irremovibile. Sfidò i perigli, difese e salvò il marito, conseguì vittorie e palme. Ammirata da tutti, reduce dalle turchesche pugne di Negroponte, moriva in Modone nel 1468. Altro esempio che anche in poveri tuguri e sotto ruvide spoglie nascondonsi talvolta magnanimi spiriti capaci di ardue e nobilissime imprese.»

(Antonio Maffei, 1887)

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