Seconda Parte
di Mario Pagni
Come si consumava
il vino nell’antichità
E’ abitudine
e anche curiosità dell’uomo moderno cercare fattori comuni presso i popoli
antichi riguardanti l’uso e il consumo del vino come intendiamo noi oggi.
Intanto occorre premettere che il “nettare divino” normalmente si beveva
allungato con l’acqua; molto spesso semmai veniva aggiunto miele, resine alla
maniera greca, sale (in quantitativi minimi), spezie, gesso e profumi vari. La
stessa parola mescere, aveva il duplice significato di “mescolare” con
riferimento agli ingredienti aggiunti e di “versare” (nel bicchiere o nella
coppa), ne è una conferma seppure indiretta. Ecco in proposito una ricetta del
romano Apicio:
“Versa in un
vaso di bronzo un quarto di vino e due cucchiai di miele, im modo che mentre il
miele bolle il vino diminuisca di volume, scaldalo a fuoco lento di legna
secca, gira il tutto con un bastoncino finché prenderà il bollore; quando
comincerà a salire trattienilo versando altro vino; quando lo avrai tolto dal fuoco, sarà diminuito di volume. Una volta
freddo fallo scaldare di nuovo. Ripeti per altre due volte. Il giorno dopo lo
schiumerai. Aggiungi quattro once di pepe, poco pistacchio, cannella e
zafferano, cinque ossi arrostiti di datteri; trita cinque datteri che dal
giorno seguente avrai posti nel vino per farli ammorbidire. Fatto ciò versa
diciotto sestari di vino giovane. La cottura sarà perfetta quando avrai
consumato circa 45 once di carbone”
Da notare l’attenzione e la precisione nella descrizione della ricetta e soprattutto anche il consumo di carbone come condizione per la riuscita della stessa in funzione del tempo e del calore emesso.
Mosaico antico che rappresenta la pigiatura del vino |
Sia i Romani
che i Greci furono abbastanza severi nelle regole del consumo di vino i primi
addirittura lo vietarono alle donne. Le leggi delle XII Tavole (451–450 a.C.)
recitavano “Se una donna beve vino, il marito con i parenti di lei, ne
determini la pena”. Catone il censore
ammetteva il bacio sulle labbra alle donne solo per controllare se avessero
bevuto o meno. La viticoltura nell’Impero Romano ebbe fasi alterne fino a
vietarlo durante il periodo delle invasioni barbariche perché il vino attirava i barbari. Anche nel
medioevo la bevanda migliore in assoluto sia per i pasti che per il godimento
personale non ebbe molta fortuna. Fu con
l’avvento preponderante del cristianesimo che aveva assunto proprio il vino
come uno degli elementi essenziali per il suo più importante rito quello della
Eucarestia che il vino tornò in auge anche presso i laici consumatori e i suoi
tralci di vite furono fra i più diffusi simboli riprodotti nelle antiche
pievi di epoca romanica.
Bassorilievo medievale con figura umana e decorazioni a foglia di vite |
Nei secoli a
seguire il vino ha avuto fortune alterne, ma, per tradizione e consumo la
risalita del successo è stata definitiva, costante e inarrestabile. Prima nelle grandi corti di tutta Europa
con prevalenza netta della Francia e della Spagna, ma anche l’Italia se pur in
maniera più capillare e diffusa è stata ed è tutt’ora protagonista sia del
mercato che della grande qualità. Dal Chianti al Barolo e al Siciliano
Corvo, tutta la nostra nazione ha visto una vera e propria gara del gusto e
dell’aroma del vino, seppure a nostro avviso ma anche secondo quanto affermato
da attenti e anche più storici viticoltori, il prodotto odierno tende più a
somigliarsi in quello che una volta veniva correttamente definito “esame
organolettico” ma che per i nostri nonni e bisnonni veniva riassunto con il
termine “è di buona beva”.
Schema della vite attuale |
La
commercializzazione del vino che prima era suggerita anche dal simbolismo di
una antica pieve romanica scolpita sui suoi capitelli e pulpiti, oggi è
facilitata dall’uso quotidiano di bottiglie di vetro e dei “Bag in Box” (sacca
nella scatola) ad uso e consumo più economico, che hanno portato nelle famiglie
il prodotto che può conservarsi inalterato anche per mesi senza che se ne
sprechi una sola goccia. Ma la bottiglia
rimane la preferita dai Sommelier nelle sue forme storiche e più recenti fra
queste la Renana, di forma cilindrico conica con collo molto allungato o le più
diffuse Bordolese, Borgognona e Sciampagnotta, disegnate per trattenere e
conservare vini diversi con tappi che devono essere sempre di qualità.
Tipologie di bottiglie in vetro da vino |
Il vino fino
dai tempi del già citato Noè è ancora oggi destinato al piacere e al godimento
nostro e del pasto al quale esso viene accompagnato; sempre che se ne faccia un
uso saggio e consapevole.
Nella prossima puntata racconteremo
del vino e il suo uso presso i popoli antichi per poi raccordarsi a periodi a
noi più consoni come il primo medio evo, il rinascimento e i “giorni nostri”
con abitudini e tradizioni legate ad esso.
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