giovedì 13 ottobre 2022

Un allegro compagno di viaggio nella vita terrena. Il vino: le origini, la storia e le qualità

Prima Parte

 

di Mario Pagni

Siamo nel mese di ottobre che quest’anno subito dopo l’avvento dell’autunno meteorologico e dopo una estate particolarmente calda e siccitosa si sta dando particolarmente da fare dal punto di vista delle precipitazioni per altro molto attese. Stavolta però non parliamo di acqua bensì di vino. Siamo infatti anche nel rituale momento della vendemmia che in alcune parti del Chianti è stata persino anticipata e completata.

 

Un po’ di storia l’origine della vite

La Bibbia racconta che Noè, quando uscì dall’Arca probabilmente dopo aver visto tutta quell’acqua, essendo stato da sempre agricoltore, decise di impiantare quella che secondo la tradizione fu la prima vigna della storia; ne bevve poi il frutto e si dice che con esso si ubriacò. Per questo episodio che si perde nella notte dei tempi Noè è considerato l’inventore del vino. Il che è molto improbabile perché si tratta comunque di un prodotto che dovrebbe aver richiesto diverse tappe di avvicinamento e metodi sempre più raffinati.

Noè e la sua vigna

Le ricerche più aggiornate fanno risalire la comparsa delle prime forme di vitacee a ben 140 milioni di anni fa, anche se forse ancora non c’era nessuno in grado di governare il prodotto in questione. Reperti fossili di queste piante, notevolmente diverse dalle attuali viti, sono stati trovati in aree geografiche anche molto distanti fra loro: Asia, America, Europa. Si trattava sembra di piante molto simili a liane in grado di arrampicarsi come quelle infestanti attorcigliandosi ad alberi a più alto fusto. Molte di queste primordiali viti scomparvero durante il periodo delle glaciazioni per ricomparire come esemplari leggermente diversi nei cosiddetti “rifugi climatici” luoghi ritenuti capaci di permettere a certe piante il superamento del “grande freddo”. Fra questi luoghi quello che più ci interessa è il cosiddetto “Rifugio Pontico”, posto in Asia fra il mar Nero e il mar Caspio, futuro punto di riferimento della vera coltivazione della vite per il Medio Oriente, il Nord dell’Africa e la stessa Europa.

Territori dei primi vitigni

L’inizio della coltivazione della vite può essere considerato già nella lontana preistoria, verosimilmente ipotizzando che l’uomo “cacciatore” quindi ancora nomade e non stanziale, raccogliesse i frutti selvatici della vite come nutrimento per i suoi spostamenti di caccia. Durante il Neolitico (VIII–II millennio a.C.) con l’uomo “raccoglitore” un'altra cultura già legata alla pastorizia ma anche all’agricoltura (quindi di carattere stanziale), si potè avviare un vero processo di selezione e di utilizzo della vite che determinò il passaggio dalla vite selvatica (vitis silvestris) alla vite “europea” (vitis vinifera sativa). Interessante notare che che il processo in questione si verificò nel vicino Oriente, precisamente nell’area siro-anatolico-mesopotamica, coincidente con uno dei sopracitati “rifugi climatici ai quali accennavamo prima.

Vigne nell'antico Egitto

 

L’etimologia delle parole Vino e Vite

La parola vino deriva dal latino vinum che proviene a sua volta dal greco oinos (infatti in archeologia la produzione ceramica del periodo prevedeva una forma di brocchetta a vernice nera chiamata appunto oinochoe, atta a contenere ma anche versare il cosiddetto “nettare degli dei” il vino. Secondo alcuni autori da vinum deriverebbero i sostantivi vitis, vinea, vinetum ovvero (vite, vigna, vigneto), mentre secondo altri, vite deriverebbe da viere (piegare, curvare, legare).

Oinochoe da mescita vino a vernice nera

L’etimologia di questi termini, rivelerebbe fra l’altro un intreccio di forme semitiche ed indo–europee che farebbe pensare come scrive Franco Cardini: “Ad un radicamento delle pratiche vinificatorie in quell’area siro-anatolica che appare come il territorio nel quale i popoli indo-europei e semitici si sono incontrati con speciale intensità”.

Nella prossima puntata racconteremo del vino e il suo uso presso i popoli antichi per poi raccordarsi a periodi a noi più consoni come il primo medio evo, il rinascimento e i “giorni nostri” con abitudini e tradizioni legate ad esso.

  

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