1° parte
di Mario
Pagni
Lo scritto
che segue unisce alla descrizione puntuale architettonico–storica
dell’edificio, martoriato capolavoro architettonico, una breve parte conclusiva
che ne definisce e in parte esalta gli aspetti meno conosciuti e non del tutto
spiegabili che rasentano l’aspetto esoterico e misteriosofico caratterizzante
l’intero complesso del celeberrimo e discusso monumento.
Basilica di Collemaggio veduta dal drone |
Il complesso architettonico cui fa capo la basilica di Collemaggio sorge su una zona collinare della città dell'Aquila, al centro tra Porta Bazzano, il principale accesso orientale alla città, e l'ex-terminale del cosiddetto tratturo Magno che da L'Aquila conduceva a Foggia. Secondo la tradizione l'edificazione del tempio fu voluta dall'eremita Pietro Angeleri da Morrone, che qui fu incoronato papa il 29 agosto del 1294 con il nome di Celestino V. Il santo monaco avrebbe ricevuto la richiesta di innalzare sul posto una chiesa in onore della Vergine Maria dalla Vergine stessa, apparsagli in una sosta sul luogo detto "Collemadio", nel 1275, mentre il frate si recava al Concilio di Lione in Francia. Collemaggio, monumento simbolo del capoluogo abruzzese, racchiude in sé un insieme di stili diversi frutto di lunghe e differenti fasi costruttive nonché di numerosi restauri cui la struttura è stata sottoposta nel corso dei secoli. L'attuale aspetto medievale è frutto del radicale restauro condotto negli anni '70 con il quale sono state completamente rimosse le aggiunte effettuate nei secoli XVII e XVIII. Oggi si presenta come un'ampissima aula longitudinale divisa in tre navate concluse da transetto con cupola all'incrocio e da tre absidi, delle quali la centrale più accentuata; le navi sono divise da arcate a sesto scuto, otto per lato, su pilastri ottagonali e limitate da tre archi verso il transetto. L'impianto inizialmente progettato sembra dallo stesso Pietro da Morrone non doveva però essere questo. Studi planimetrici e scavi archeologici porterebbero ad ipotizzare una Collemaggio sempre a tre navi ma conclusa da cinque piccole absidi semiottagonali. L'originaria zona presbiteriale era invece costituita da una piattaforma a forma di parallelepipedo lungo la quale erano disposte le cinque absidi che sforavano l'odierna larghezza della chiesa.
Basilica di Collemaggiore Facciata principale |
Le absidi
erano rafforzate da due massicci contrafforti posti ai lati della piattaforma
stessa e caratterizzate da dimensioni asimmetriche nonché stranamente
gerarchizzate verso un lato. È stato supposto a tal proposito che i costruttori
della prima chiesa dopo aver realizzato la piattaforma da supporto per le
cinque absidi, per ragioni sconosciute, dovettero modificare il progetto in
corso d'opera eliminando dall'originaria larghezza dell'edificio le due absidi
a nord e allungando le navi sino al torrione
detto di Rivera. Sono ancora in corso ricerche da parte degli studiosi
miranti a verificare le effettive motivazioni di tale cambiamento e cioè se
effettivamente il primitivo schema non sia stato mai portato a compimento o se
invece esso si nasconda ancora sotto ciò che oggi noi vediamo sul piano
pavimentale. Alla data dell'incoronazione di Celestino V pontefice, il 29
agosto del 1294, dovevano essere stati realizzati almeno la zona del transetto
e delle absidi con le muraglie longitudinali a piccola altezza. Dopo il
terremoto del 1315 e dopo l'arrivo delle reliquie del Santo all'Aquila, nel
1327, vi fu una concreta ripresa dei lavori grazie anche all'intervento di
Mattia Camponeschi che stanziò "6 mila carlini d'argento e circa 29 mila
nello spazio di otto anni, per il completamento della chiesa". Ulteriori
interventi ricostruttivi seguirono al violento sisma del 1349, con i quali si
procedette non solo alla reintegrazione delle strutture danneggiate ma anche a
modifiche dell'assetto duecentesco. Furono infatti regolarizzate le tre absidi
con il prolungamento di quella maggiore verso la scarpata del colle sul quale
sorge la basilica; fu realizzato il nuovo pavimento dicromo, di circa 20
centimetri più alto del precedente; fu ricostruita la parte alta del transetto
e delle mura perimetrali con l'inserimento di monofore a tutto sesto e
trilobate. A tali importanti interventi di completamento strutturale seguì tra
il 1397 ed il 1402 una rilevante campagna pittorica destinata a decorare la
maggior parte degli spazi della chiesa: pareti, volte della tribuna maggiore,
pilastri e forse persino le capriate lignee. Attualmente all'interno dell'ampia
struttura longitudinale possiamo ancora vedere e ammirare, oltre ai principali
elementi strutturali, la ricca pavimentazione dicroma in evidente relazione con
lo stile della facciata. Il completamento del pavimento della navata centrale
può essere infatti fatto risalire all'epoca di esecuzione proprio della
facciata, presumibilmente seconda metà del Quattrocento.
Interno della basilica con arcate gotiche |
La parte
della nave centrale è suddivisa in cinque campiture, alle quali si aggiungono
quelle a scacchiera delle navi laterali e quelle a losanghe del transetto.
L'intera pavimentazione si caratterizza per l'accostamento di basole lapidee
rosse e bianche, la cui alternanza crea un affascinante gioco di colore. La
prima parte dell'aula è occupata dal trecentesco paramento di rombi, la seconda
da motivi ad ornato cosmatesco e quella centrale dal ricco disegno arabescato
che riprende quello della facciata.
La copertura
è a capriate lignee a vista e sulle navate laterali si snoda una successione di
finestre gotiche. L'impianto è caratterizzato da un'estrema semplicità
strutturale e decorativa, in cui la scelta funzionale è predominante e
l'articolazione dello spazio è affidata alle volumetrie dei pilastri che si
innalzano da terra e a quello delle arcate. Intorno alla prima metà del XV
secolo fu terminata la straordinaria facciata a terminazione orizzontale la cui
costruzione era iniziata agli inizi del Trecento. Questa rappresenta uno degli
elementi di maggior interesse ed impatto monumentale dell'edificio sacro,
mostrandosi nella sua veste quattrocentesca e sostanzialmente indenne dai
successivi interventi che hanno invece coinvolto altre parti dell'edificio. Il
prospetto principale è interamente rivestito in pietra locale bianca e rosa
abilmente incastonata in un gioco policromo e geometrico di croci e rombi e
inserisce le sue geometriche quadrature tra cielo e monti, offrendo un
meraviglioso fondale scenico. L'intera superficie è chiusa ai lati da due
imponenti lesene angolari arricchite nella parte interna da due semplici
cordoni. Un massiccio cornicione a mensole suddivide la facciata in due ordini;
quello superiore è scandito in tre porzioni da due paraste; interessante
peculiarità a riguardo è la dimensione del terzo laterale sinistro, più stretto
rispetto a quello destro, che riesce a produrre da lontano l'effetto ottico di
simmetria, non raggiungibile in altro modo.
Santa Maria di Collemaggio, Facciata e torrione laterale |
Gli elementi
verticali delle paraste sembrano inseriti a compensare ed interrompere la
orizzontalità più statica dell'ordine inferiore. Esse inquadrano inoltre, nella
porzione centrale, il raffinatissimo rosone centrale conferendogli una maggiore
stabilità ottica. Il rosone si mostra come un autentico ricamo (sembra quasi
richiami il tombolo abruzzese) con un doppio giro di colonnine tortili - caso
unico in Abruzzo - collegate ad archetti trilobati che si articolano per un
diametro complessivo di cinque metri. Due ghiere decorate a palmette e a sacchi
costituiscono la cornice esterna.
Rosone Centrale dall'esterno |
Nell'ordine
inferiore si aprono tre portali romanici e altri due rosoni di dimensioni
minori rispetto a quello centrale: il rosone di sinistra mostra un motivo più
marcatamente francese, con il gotico disegno raggiato che riprende quello del
rosone centrale, quello di destra presenta motivi più nostrani e tradizionali.
Una cornice a mensole decorata con tasselli di ceramica bicolore a motivi
geometrici separa i rosoni dai portali piegandosi a seguire l'archivolto di
quello centrale. Il portale principale è costituito da un enorme e profondo
archivolto a risalti a tutto sesto arricchito da cinque cornici: quella esterna
si snoda nel consueto motivo con tralcio di vite su cui si arrampicano delle
figure umane, quella interna in un fitto repertorio di figure angeliche, le tre
centrali presentano invece tre varietà di motivo a tortiglione. Al centro, la
lunetta è decorata con una rappresentazione della Madonna con Bambino. A
sostenere il tutto sono posti particolari piedritti costituiti da una zona
basamentale a formelle con grandi fiori o dischi in rilievo sopra la quale si
articolano due ordini di edicole che ripropongono una minuscola architettura
gotica. Le nicchie, sette per ordine, sono formate da colonnine cilindriche e a
spirale, a tortiglione e a scaletta, con pinnacoli e timpani cuspidati. Esse
erano originariamente tutte occupate da statue, delle quali oggi ne restano
quattro. Tali spalle rappresentano un elemento di assoluta originalità in
ambito abruzzese, rispetto al quale non si rintracciano simili esempi nella
regione; unico accostamento può essere proposto, pur con una serie di
differenze, con il portale principale del San Giovanni in Venere, per le sue
ornatissime lastre marmoree. Anche i due portali laterali presentano una certa
novità nel disegno architettonico: le colonnine frontali solitamente poste a
sostegno degli archivolti sono sostituite da pilastri aggettanti. La forma è
strombata e ripropone l'elemento delle colonnine tortili tra i risalti;
l'archivolto è contornato da una ghiera scolpita con motivo a tralci poggiante
sui capitelli decorati a foglie. Entrambi i portali sono affiancati da coppie
di mensole variamente decorate. Alla facciata si collega, sul lato destro, un
torrione ottagonale che è ciò che rimane di un'antica torre campanaria, la
quale, prima di essere incorporata alla struttura della basilica, sarebbe stata
una torre di avvistamento appartenuta ai Rivera. La struttura del mastio si
ferma all'altezza del cornicione grande della facciata e termina con un
parapetto bicolore sbalzante su beccatelli ad archetti ogivali. Lungo la
fiancata nord della basilica si apre la Porta Santa, così denominata nel XV
secolo, in analogia con le Porte Sante romane legate ai riti dell'Anno Santo;
essa risale al periodo appena precedente al 1397, anno di realizzazione
dell'affresco contenuto nella lunetta, opera di Antonio da Atri, raffigurante
la Vergine col Bambino tra San Giovanni Battista e San Pietro Celestino che
mostra la Bolla della Perdonanza. Il portale è costituito da un'intelaiatura strombata
con grande archivolto e spalle articolate in tre risalti e colonnine
cilindriche lisce agli angoli. Sopra l'archivolto è posta un'aquila scolpita,
simbolo della città. Ogni anno dalla sera del 28 a quella del 29 agosto la
porta si apre per l'annuale Giubileo aquilano, durante il quale è attraversata
da una continua folla di fedeli dediti a confessioni, veglie di preghiera e
celebrazioni liturgiche. È interessante notare che essa sia stata collocata
sulla fiancata e non sul fronte principale come di solito succedeva per le
altre Porte Sante, il che starebbe ad indicare che sul prospetto principale,
all'epoca della sua applicazione, si apriva il solo portale centrale, da cui la
necessità di utilizzare a Porta Santa quello posto sul fianco. Proseguendo sino
al prospetto posteriore si trova l'imponente complesso absidale con annessa
struttura rettangolare della sagrestia tra abside minore nord e abside
maggiore. L'organizzazione dell'insieme è piuttosto originale, su tutto spicca
la il volume parallelepipedo della tribuna centrale, che si appoggia lungo lo
scoscendimento del colle quasi fosse un bastione. L'attuale coronamento a
padiglione doveva originariamente essere a timpano, inquadrando in maniera più
armoniosa la bifora ogivale posta sulla parete di fondo. Ai lati si affiancano
le due absidi minori, in origine entrambe poligonali, le quali conservano una
parte di cortina medievale. Nell'angolo opposto a quello della sagrestia è
inserita la seicentesca cappella dell'Abate, dotata di un particolare apparato
a sporgere.
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