di Chiara Sacchetti
È una delle
divinità più antiche che nel tempo si sono diffuse nel mondo, arrivando fino
all’Impero Romano per essere poi trasformate forse nella nuova religione appena
sorta in un lungo ma abbastanza semplice processo di fusione.
Secondo il
mito Mitra nacque da una roccia, che
gli avrebbe fatto da ventre materno avvolta da spire di serpente, con in mano
un coltello e una fiaccola. La sostanza con cui era fatto non era né rocciosa
né tantomeno umana, ma imponderabile,
anche se presentava tutte le caratteristiche dell’uomo, con i bisogni
primari come quello della fame e la sete, e le sofferenze umane con quelle del
caldo e del freddo. Appena nato, Mitra, avrebbe scagliato una freccia dando
così origine ad una sorgente, poi avrebbe stipulato un patto con il Sole
confermato in seguito confermato. Ma l’episodio più importante del suo mito è
certamente l’uccisione del toro, che avrebbe così generato l’intero universo, e
che viene riprodotta in tutti i mitrei
nella tauroctonia.
Mitra con il toro, British Museum, Londra
Sappiamo che la sua data di nascita è il 25 dicembre, giorno che ovviamente non può non essere associato alla venuta al mondo di Cristo e che a sua volta richiama le cerimonie e i riti legati alla ciclicità della vita e al passaggio delle stagioni.
La più antica menzione del dio Mitra risale
al XIV sec. a.C, e si trova un documento dove vengono enumerati tre dei, Indra,
Varuṇa e appunto Mitra e due cavalieri, gli Ashvin o Nasatya, come garanti del trattato tra il
regno hurrita di Mittani e gli Ittiti. (riguarda se ho capito)
Il culto
nacque intorno al
Mitra e il Sole in una rappresentazione muraria anonima
Con
l’espansione dell’impero persiano Mitra
arrivò a Babilonia dove si contrappose con il dio solare Shamash, il dio del
sole e della giustizia: la fine dell’impero sancì anche nell’Asia Minore
l’ascesa di Mitra a culto particolare, almeno fino all’arrivo del Cristianesimo.
A lui erano dedicati il 7° mese dell’anno e il 16° giorno del mese, molti furono
infatti i templi innalzati nel suo nome. I principi dell’Armenia, alcuni dei
quali presero proprio il nome di Mitra come aggettivo del loro nome, erano gli
eredi dei sacerdoti di culto mitraico. Sotto la dinastia degli Achemenidi, la triade Ahura Mazda-Mitra-Apam
Napat venne sostituita progressivamente con Ahura-Mitra-Anahita, dove
quest’ultima divinità era la dea mesopotamica Isthtar.
Fu forse la scoperta della precessione degli
equinozi che portò Mitra ad entrare nel pantheon degli dei greci e romani
in particolare; secondo alcuni studiosi il suo culto si sviluppò a Pergamo nel
II sec. a.C., mentre secondo altri fu
C’è da dire
però che in Grecia Mitra non entrò mai davvero nell’alveo degli dei, restando
relegato soprattutto alle zone costiere, dove divenne una divinità solare,
protettore del Ponto e degli Imperatori dei Parti e dei pirati della Cilicia:
per le sue caratteristiche venne sempre associato ad Apollo, il dio del Sole, e
ad Elio. Al contrario a Roma Mitra a
partire dal I sec. d.C. divenne un dio romano, il cui culto fra l’altro
venne spesso usato dagli imperatori come una religione autorizzata di pari
passo con il Cristianesimo, fino a quando i due credo si fusero completamente e
la religione cristiana divenne la religione ufficiale con Teodosio, prendendo
moltissime caratteristiche proprio dal Mitraismo.
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