giovedì 30 settembre 2021

La Sibilla Appenninica

di Mario Pagni

Il Monte Sibilla

Non tutti sanno che i Monti Sibillini nascondono, da molti secoli, uno dei segreti più misteriosi ed affascinanti della nostra penisola: l’enigma della Sibilla Appenninica, peraltro forse la meno nota fra tutte ma oggetto di viaggi ed esplorazioni, fino dal XV° sec., da parte di illustri studiosi, avventurieri senza scrupoli e letterati di chiara fama. Il Monte Sibilla ha sempre esercitato un fascino sinistro ed ambiguo sull’immaginazione dei popoli di tutta Europa, sensibili al richiamo della leggenda che faceva di quella vetta, la magica residenza di un antico oracolo, chiamato Sibilla, proprio come le profetesse dell’età classica.

La vetta del Monte Sibilla

In effetti, in prossimità della cima del monte, c’è una grotta: il punto d’ingresso verso le profondità sconosciute della montagna, dove la Sibilla vivrebbe in uno splendido palazzo sotterraneo, circondata da preziosi tesori e damigelle dalla bellezza incantatrice ma capaci nottetempo di trasformarsi in donne serpente. Il primo a raccontare questa storia fu, nel 1430, Andrea da Barberino, con il suo romanzo “Guerrin Meschino“, opera fortunatissima che conobbe una vasta diffusione in tutta Europa. Pochi anni più tardi, sarà poi il gentiluomo provenzale Antoine de La Sale a narrare, nella sua opera “Il Paradiso della Regina Sibilla”, di un suo viaggio compiuto fin sulla cima del Monte della Sibilla in cerca della grotta, con un resoconto sospeso tra la cronaca giornalistica ante litteram e la magia delle leggende che circondavano, già da tempo, la cima di quella montagna.

Guerin Meschino Antoine de la Salle

E con queste leggende si cimenteranno poi geografi fiamminghi, notissimi uomini di lettere come Ludovico Ariosto, famosi letterati quali Flavio Biondo e Leandro Alberti, nonché schiere di cavalieri, nobili ed avventurieri che si recheranno sulla cima del monte per tentare di fare ingresso in quel mondo fatato e meraviglioso. Molti, senza farne più ritorno.

Stampa antica che raffigura il Monte Sibilla e Montemonaco

Alcuni anni fa io stesso assieme ad altri studiosi su incarico della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche alla cui guida allora era il compianto Dott. Giuliano de’ Marinis mio grande amico e collega purtroppo scomparso, iniziammo uno studio interdisciplinare misto fra ricognizioni sul posto a carattere storico- archeologico partendo da Montemonaco e dati di archivio. In questi ultimi erano compresi riferimenti ai letterati a cui accennavamo prima e tutte le varie leggende e spunti magici che gli stessi abitanti del posto ci fornivano copiosamente. Da tutto ciò anche con il conforto dei reperti  archeologici rinvenuti appartenenti a civiltà del passato fra cui i Piceni, emerse un quadro scientifico veramente interessante e curioso perché composito, nel quale primeggiavano però con chiarezza riferimenti e simboli posti in ogni dove, (comprese  chiese e case di abitazione ridotte a ruderi), poste in massima parte proprio sull’antico percorso che dalla pianura portava verso la vetta del monte Sibilla, legate all’astronomia, ai cicli stagionali e all’agricoltura di eccezionale interesse anche antropologico.

Disegno in sezione dell'interno della grotta

Oggi l’ingresso della grotta è crollato e appare inaccessibile a causa dei numerosi tentativi, compiuti nel XX° sec., di forzarne l’accesso utilizzando anche potenti esplosivi. Ma la magia è ancora intatta poiché nel 2000 alcuni ricercatori hanno compiuto indagini geo-gnostiche sulla vetta della montagna, facendo uso di tecnologie avanzate quali la misurazione degli echi radar, restituendo come responso finale “cavità presenti nel sottosuolo”.

Casa di abitazione ridotta a rudere con simbolo del Fiore della vita scolpito

La Sibilla, insomma, è ancora lì. E il suo richiamo può essere ancora udito, quando il sole si nasconde oltre le creste del Monte Vettore, nella meravigliosa luce del tramonto del massiccio dei Monti Sibillini; e il Monte della Sibilla, montagna coronata di roccia, consacrata all’antica divinità, viene avvolto nuovamente dalle ombre della sera in attesa che un nuovo esploratore, animato dallo stesso sogno vivo ormai da molti secoli, possa violarne finalmente il segreto così ben custodito. Nella prossima puntata parleremo ancora di lei la Sibilla e di altre leggende della zona come quella legata al Lago di Pilato.

L'antico spedale forse Templare di Montemonaco sui monti Sibillini


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