di Mario Pagni
Il Monte Sibilla |
Non tutti sanno che i Monti Sibillini nascondono, da molti secoli, uno dei segreti più misteriosi ed affascinanti della nostra penisola: l’enigma della Sibilla Appenninica, peraltro forse la meno nota fra tutte ma oggetto di viaggi ed esplorazioni, fino dal XV° sec., da parte di illustri studiosi, avventurieri senza scrupoli e letterati di chiara fama. Il Monte Sibilla ha sempre esercitato un fascino sinistro ed ambiguo sull’immaginazione dei popoli di tutta Europa, sensibili al richiamo della leggenda che faceva di quella vetta, la magica residenza di un antico oracolo, chiamato Sibilla, proprio come le profetesse dell’età classica.
La vetta del Monte Sibilla |
In effetti, in prossimità della cima del monte, c’è una
grotta: il punto d’ingresso verso le profondità sconosciute della montagna,
dove la Sibilla vivrebbe in uno splendido palazzo sotterraneo, circondata da
preziosi tesori e damigelle dalla bellezza incantatrice ma capaci nottetempo di
trasformarsi in donne serpente. Il primo a raccontare questa storia fu, nel
1430, Andrea da Barberino, con il suo
romanzo “Guerrin Meschino“, opera fortunatissima che conobbe una vasta
diffusione in tutta Europa. Pochi anni più tardi, sarà poi il gentiluomo
provenzale Antoine de La Sale a narrare, nella sua opera “Il Paradiso della
Regina Sibilla”, di un suo viaggio compiuto fin sulla cima del Monte della
Sibilla in cerca della grotta, con un resoconto sospeso tra la cronaca
giornalistica ante litteram e la magia delle leggende che circondavano, già da
tempo, la cima di quella montagna.
Guerin Meschino Antoine de la Salle |
E con queste
leggende si cimenteranno poi geografi fiamminghi, notissimi uomini di lettere
come Ludovico Ariosto, famosi letterati quali Flavio Biondo e Leandro Alberti,
nonché schiere di cavalieri, nobili ed avventurieri che si recheranno sulla cima
del monte per tentare di fare ingresso in quel mondo fatato e meraviglioso.
Molti, senza farne più ritorno.
Stampa antica che raffigura il Monte Sibilla e Montemonaco |
Alcuni anni
fa io stesso assieme ad altri studiosi su incarico della Soprintendenza per i
Beni Archeologici delle Marche alla cui guida allora era il compianto Dott. Giuliano
de’ Marinis mio grande amico e collega purtroppo scomparso, iniziammo uno
studio interdisciplinare misto fra ricognizioni sul posto a carattere storico-
archeologico partendo da Montemonaco e dati di archivio. In questi ultimi erano
compresi riferimenti ai letterati a cui accennavamo prima e tutte le varie
leggende e spunti magici che gli stessi abitanti del posto ci fornivano
copiosamente. Da tutto ciò anche con il conforto dei reperti archeologici rinvenuti appartenenti a civiltà
del passato fra cui i Piceni, emerse un quadro scientifico veramente
interessante e curioso perché composito, nel quale primeggiavano però con chiarezza riferimenti e simboli posti in ogni
dove, (comprese chiese e case di
abitazione ridotte a ruderi), poste in massima parte proprio sull’antico
percorso che dalla pianura portava verso la vetta del monte Sibilla, legate
all’astronomia, ai cicli stagionali e all’agricoltura di eccezionale interesse
anche antropologico.
Disegno in sezione dell'interno della grotta |
Oggi
l’ingresso della grotta è crollato e appare inaccessibile a causa dei numerosi
tentativi, compiuti nel XX° sec., di forzarne l’accesso utilizzando anche
potenti esplosivi. Ma la magia è ancora intatta poiché nel 2000 alcuni ricercatori
hanno compiuto indagini geo-gnostiche sulla vetta della montagna, facendo uso
di tecnologie avanzate quali la misurazione degli echi radar, restituendo come
responso finale “cavità presenti nel sottosuolo”.
Casa di abitazione ridotta a rudere con simbolo del Fiore della vita scolpito |
La Sibilla,
insomma, è ancora lì. E il suo richiamo può essere ancora udito, quando il sole
si nasconde oltre le creste del Monte Vettore, nella meravigliosa luce del
tramonto del massiccio dei Monti Sibillini; e il Monte della Sibilla, montagna
coronata di roccia, consacrata all’antica divinità, viene avvolto nuovamente
dalle ombre della sera in attesa che un nuovo esploratore, animato dallo stesso
sogno vivo ormai da molti secoli, possa violarne finalmente il segreto così ben
custodito. Nella prossima puntata parleremo ancora di lei la Sibilla e di altre
leggende della zona come quella legata al Lago di Pilato.
L'antico spedale forse Templare di Montemonaco sui monti Sibillini |
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