di Chiara Sacchetti
La Passione
di Cristo, uno degli episodi più famosi e conosciuti della vita del Messia, il
momento più importante per la religione cristiana, quello in cui egli compie il sacrificio massimo morendo
sulla croce e salvando così l’intera umanità. È il simbolo per antonomasia
della rinascita, di vita eterna dopo la morte. Dio ha mandato suo Figlio per
questo, per portare a compimento la sua alta missione.
Alla sera del giovedì santo, come da tradizione ebraica della Pasqua, Gesù si riunì assieme ai suoi discepoli per quella che oggi conosciamo come “l’ultima cena”. In 13 mangiarono i cibi principali della ricorrenza e che era tradizione consumare da quando il popolo ebraico era fuggito dalla schiavitù dell’Egitto e Mosè aveva diviso il Mar Rosso facendo passare gli ebrei e affogando invece gli egizi. Sulla loro tavola si trovavano quindi l’uovo, simbolo di rinascita, l’agnello che ricordava il sacrificio ma anche il sangue degli agnelli versato e posto sul ciglio della porta per salvare i primogeniti, le erbe amare che richiamavano l’amarezza della schiavitù, il pane azimo, non lievitato per la fretta della partenza. Ma Cristo durante quella cena compì anche un rituale che ancora oggi viene ricordato durante la Santa Messa il miracolo dell’Eucarestia. Prese il pane lo spezzò e dandolo ai suoi discepoli disse che si trattava del suo corpo, lo stesso fece con il vino, che dette a tutti i presenti dicendo che era il suo sangue e ammonendoli di fare la stessa cosa.
Padova, Cappella degli Scrovegni, Giotto, L'ultima cena
Dopo aver
cenato i convenuti si recarono all’orto dei Gezmani (metti il vero nome) dove
Giuda fece quella che oggi comunemente viene indicata come l’azione per
antonomasia dei grandi traditori: qui Gesù avrebbe voluto ritirarsi in
preghiera assieme ai suoi fedeli amici ma questi ultimi stanchi dal lavoro si
addormentarono e lui, deluso, si allontanò in raccoglimento. Ma qualcosa di
terribile stava per accadere. Giuda, che
si dice fosse il discepolo prediletto del Messia, aveva informato i sacerdoti del Tempio dove essi si
trovavano e fu così che nel buio della
notte giunsero nel giardino le truppe del Tempio assieme ad alcuni soldati
romani. Il grande traditore con un bacio a Cristo dette il segnale che indicava
ai soldati chi fosse il Messia: al gesto le guardie si riversarono su di lui ma
fu Pietro che nel tentativo di difendere il Maestro, con uno stiletto mozzò
l’orecchio ad uno di loro.
Il Messia
dopo aver guarito l’uomo si consegnò spontaneamente e venne portato di fronte a
Ponzio Pilato: la sua condanna era purtroppo ormai segnata. Le accuse contro di
lui erano terribili, terrorista contro il Tempio”, “sobillatore del popolo”,
“presunta regalità di Israele”, “pretesa di perdono dei peccati”, “presunta
messianicità”, “bestemmia con cui si riteneva Figlio di Dio”. Anche Pietro chiamato a deporre nel Sinedrio per
paura della condanna lo rinnegò per tre volte prima del canto del gallo così
come Gesù aveva predetto. Pilato che forse non voleva la condanna dell’uomo
tentò così un ultimo modo per salvarlo proponendo la scelta fra lui e Barabba:
il Diritto Romano infatti prevedeva l’amnistia di un condannato nel periodo di
Pasqua ma la folla chiamata a decidere era la stessa che criticava Gesù nei
suoi discorsi alla folla. L’ultimo terribile tentativo di Pilato fu la
flagellazione: Gesù fu torturato e con il volto pieno di sangue fu presentato
di nuovo alla gente, il famoso “Ecce Homo”, ma la ingiusta crudeltà non era
finita e la folla chiamò a gran voce la crocifissione.
Gesù con la
corona di spine portando un braccio della sua croce iniziò così a salire la
collina del Golgota (che significa “cranio” o Teschio). Durante il percorso
stanco ed esasperato per tutto quanto aveva subito, venne aiutato da Simone di
Cirene che fu obbligato dalla scorta a
portare il palo: la legge romana infatti prevedeva che il condannato scontasse
la pena secondo la stessa sentenza altrimenti quest’ultima sarebbe ricaduta
sulle guardie che dovevano essere giustiziate al suo posto.
Gesù fu così
crocifisso e fermato ai polsi e ai piedi con i chiodi: nessuno si sarebbe
potuto avvicinare a lui, poco distanti c’erano la madre Maria e le altre pie donne in lacrime per la terribile
tragedia. Nella crocifissione di solito venivano posti degli appoggi per
prolungare l’agonia ma la Pasqua ebraica imminente aveva fatto sì che questo
particolare mancasse proprio per portare alla morte più in fretta il
condannato. Accanto a Gesù i due ladroni. Alle 5 del pomeriggio, il corpo di Cristo
venne tirato giù da Giuseppe d’Arimatea uno dei membri del Sinedrio suoi simpatizzanti,
e portato poi avvolto da un lenzuolo in un sepolcro.
GB Tiepolo, La crocifissione di Cristo
La mattina
del terzo giorno alcune donne, fra cui Maria Maddalena, si recarono alla sua
tomba per sistemare il corpo con gli unguenti e i profumi come nell’antica
tradizione ebraica ma trovarono il sepolcro vuoto. Gesù era risorto.
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