lunedì 29 marzo 2021

Le ultime ore di Gesù

di Chiara Sacchetti

La Passione di Cristo, uno degli episodi più famosi e conosciuti della vita del Messia, il momento più importante per la religione cristiana, quello in cui  egli compie il sacrificio massimo morendo sulla croce e salvando così l’intera umanità. È il simbolo per antonomasia della rinascita, di vita eterna dopo la morte. Dio ha mandato suo Figlio per questo, per portare a compimento la sua alta missione.

Alla sera del giovedì santo, come da tradizione ebraica della Pasqua, Gesù si riunì assieme ai suoi discepoli per quella che oggi conosciamo come “l’ultima cena”. In 13 mangiarono i cibi principali della ricorrenza e che era tradizione consumare da quando il popolo ebraico era fuggito dalla schiavitù dell’Egitto e Mosè aveva diviso il Mar Rosso facendo passare gli ebrei e affogando invece gli egizi. Sulla loro tavola si trovavano quindi l’uovo, simbolo di rinascita, l’agnello che ricordava il sacrificio ma anche il sangue degli agnelli versato e posto sul ciglio della porta per salvare i primogeniti, le erbe amare che richiamavano l’amarezza della schiavitù, il pane azimo, non lievitato per la fretta della partenza. Ma Cristo durante quella cena compì  anche un rituale che ancora oggi viene ricordato durante la Santa Messa il miracolo dell’Eucarestia. Prese il pane lo spezzò e dandolo ai suoi discepoli disse che si trattava del suo corpo, lo stesso fece con il vino, che dette a tutti i presenti dicendo che era il suo sangue e ammonendoli di fare la stessa cosa.

Padova, Cappella degli Scrovegni, Giotto, L'ultima cena

Dopo aver cenato i convenuti si recarono all’orto dei Gezmani (metti il vero nome) dove Giuda fece quella che oggi comunemente viene indicata come l’azione per antonomasia dei grandi traditori: qui Gesù avrebbe voluto ritirarsi in preghiera assieme ai suoi fedeli amici ma questi ultimi stanchi dal lavoro si addormentarono e lui, deluso, si allontanò in raccoglimento. Ma qualcosa di terribile stava per accadere. Giuda,  che si dice fosse il discepolo prediletto del Messia, aveva  informato i sacerdoti del Tempio dove essi si trovavano e fu così  che nel buio della notte giunsero nel giardino le truppe del Tempio assieme ad alcuni soldati romani. Il grande traditore con un bacio a Cristo dette il segnale che indicava ai soldati chi fosse il Messia: al gesto le guardie si riversarono su di lui ma fu Pietro che nel tentativo di difendere il Maestro, con uno stiletto mozzò l’orecchio ad uno di loro.

Il Messia dopo aver guarito l’uomo si consegnò spontaneamente e venne portato di fronte a Ponzio Pilato: la sua condanna era purtroppo ormai segnata. Le accuse contro di lui erano terribili, terrorista contro il Tempio”, “sobillatore del popolo”, “presunta regalità di Israele”, “pretesa di perdono dei peccati”, “presunta messianicità”, “bestemmia con cui si riteneva Figlio di Dio”.  Anche Pietro chiamato a deporre nel Sinedrio per paura della condanna lo rinnegò per tre volte prima del canto del gallo così come Gesù aveva predetto. Pilato che forse non voleva la condanna dell’uomo tentò così un ultimo modo per salvarlo proponendo la scelta fra lui e Barabba: il Diritto Romano infatti prevedeva l’amnistia di un condannato nel periodo di Pasqua ma la folla chiamata a decidere era la stessa che criticava Gesù nei suoi discorsi alla folla. L’ultimo terribile tentativo di Pilato fu la flagellazione: Gesù fu torturato e con il volto pieno di sangue fu presentato di nuovo alla gente, il famoso “Ecce Homo”, ma la ingiusta crudeltà non era finita e la folla chiamò a gran voce la crocifissione.

Tappe del processo a Gesù

Gesù con la corona di spine portando un braccio della sua croce iniziò così a salire la collina del Golgota (che significa “cranio” o Teschio). Durante il percorso stanco ed esasperato per tutto quanto aveva subito, venne aiutato da Simone di Cirene  che fu obbligato dalla scorta a portare il palo: la legge romana infatti prevedeva che il condannato scontasse la pena secondo la stessa sentenza altrimenti quest’ultima sarebbe ricaduta sulle guardie che dovevano essere giustiziate al suo posto.

Gesù fu così crocifisso e fermato ai polsi e ai piedi con i chiodi: nessuno si sarebbe potuto avvicinare a lui, poco distanti c’erano la madre Maria e  le altre pie donne in lacrime per la terribile tragedia. Nella crocifissione di solito venivano posti degli appoggi per prolungare l’agonia ma la Pasqua ebraica imminente aveva fatto sì che questo particolare mancasse proprio per portare alla morte più in fretta il condannato. Accanto a Gesù i due ladroni. Alle 5 del pomeriggio, il corpo di Cristo venne tirato giù da Giuseppe d’Arimatea uno dei membri del Sinedrio suoi simpatizzanti, e portato poi avvolto da un lenzuolo in un sepolcro.

GB Tiepolo, La crocifissione di Cristo

La mattina del terzo giorno alcune donne, fra cui Maria Maddalena, si recarono alla sua tomba per sistemare il corpo con gli unguenti e i profumi come nell’antica tradizione ebraica ma trovarono il sepolcro vuoto. Gesù era risorto.

 

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Maria Maddalena

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