di Chiara Sacchetti
È il
processo alchemico totale che porta, dopo una lunga e attenta lavorazione alla
trasformazione della materia, fino alla
realizzazione della Pietra Filosofale, l’oggetto ma anche la realtà più
desiderata che darebbe a colui che lo possiede
l’immortalità. Solo uno, si dice, nella storia sarebbe riuscito a realizzare
questo straordinario manufatto, e quell’uomo sarebbe stato Nicolas Flamel, un
notaio e traduttore che dopo lunghissimi studi sarebbe riuscito a terminare
l’intero processo e appunto a realizzarlo.
Ma parlare di
trasformazione e di cambiamento significa anche entrare in quei processi di
metamorfosi spirituale e personale che coinvolgono anche colui che compie tali
reazioni, l’alchimista stesso, come fosse un percorso iniziatico di crescita
individuale, che conduce da uno stato di impurità e “ignoranza” ad uno invece decisamente superiore di conoscenza e
maggior vicinanza al Divino. È un processo circolare quindi che coinvolge la
materia e l’individuo e che ha nelle sue tappe di laboratorio, caratterizzate
da specifici cambiamenti di colore, altrettante tappe di maturazione
dell’essere umano che le compie. E non è un caso se il simbolo principale usato
per rappresentare l’alchimia, sia il celebre uroboro, il serpente (o anche il
drago) che si morde la coda simbolo
della ciclicità che non ha mai fine.L'Uroboro, simbolo della ciclicità della vita
Punto iniziale di questa trasformazione è la materia impura, grezza che deve essere plasmata e portata a putrefazione, per renderla pura e malleabile pronta per diventare il metallo più prezioso e importante, con il fine massimo di arrivare alla Pietra Filosofale.
Quattro (e
poi nel tempo ridotte a tre) sono le tappe di questo processo. La prima è
I simboli delle 3 fasi del processo alchemico
Le prime
due,
La conoscenza
di queste fasi risale al I secolo e se vogliamo rapportarle alla chimica
odierna, (che per certi versi può essere considerata una diretta discendente
dell’alchimia, potremmo quindi elencarle così: la putrefazione, ossia la
decomposizione delle proteine, la distillazione o calcinazione, in cui nella
prima abbiamo la separazione delle sostanze in una miscela sfruttando la
differenza dei punti di ebollizione, mentre nella seconda, attraverso il
riscaldamento della miscela semisolida, si arriva all’evaporazione delle
sostanze volatili; la combustione, che per sua stessa etimologia rappresenta la
cottura, la sublimazione, ossia la transizione dallo stato aeriforme senza
passare per quello liquido e infine la fissazione, l’addensamento di un
elemento liquido.
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