giovedì 11 marzo 2021

Il Nodo di Salomone

di Mario Pagni

«Il simbolo come abbiamo detto a proposito della Triplice Cinta si differenzia dal segno per le caratteristiche interne che stabilisce fra significante e significato. Le funzioni del simbolo sono principalmente tre: esso sintetizza una molteplicità, e nello stesso tempo la offre; infine, apre il sistema delle relazioni alla vita stessa del mondo.

Aquileia, Mosaico con il Nodo di Salomone

Secondo la leggenda Salomone da giovane era molto romantico e anche ispirato, ma allo stesso tempo piuttosto crudele con le persone. Un giorno facendo una passeggiata nel bosco, udì degli strani rumori, iniziò a camminare più velocemente verso il luogo da dove provenivano sentendoli sempre più vicini. Salomone aveva lunghissimi capelli raccolti dentro un cappello, ma un fortissimo vento trascinò il copricapo che volò via e nei suoi capelli si formò un nodo. Dallo spavento egli svenne e nel sonno, sentì una voce che lo invitava ad essere più buono; quando si svegliò salutò tutte le persone che incontrava, e le abbracciò, per incanto, il nodo dei suoi capelli si sciolse. In realtà questo simbolo ne racchiude altri di origine molto antica, persino preistorica, come la croce e la svastica. Esso possiede un profondo significato spirituale che può considerarsi come il paradigma grafico, dell’intreccio fra la realtà trascendente e quella reale, nell’ardua ricerca della salvezza e dell’assoluto. Il nodo di Salomone risulta presente anche in epoca tardo-antica, come elemento decorativo sia di mosaici, che di marmi e capitelli. In epoca alto-medievale, è presente su monili di epoca longobarda, sulle sculture architettoniche delle chiese e in incisioni rupestri della Valcamonica, (stele del Maloia, Engandina). 

Elemento in bassorilievo scolpito sulla pietra con Nodo di Salomone

Questo simbolo venne in seguito adottato dagli stessi templari ed è possibile incontrarlo soprattutto negli edifici di culto appartenuti a quest’Ordine. Graficamente, si tratta di un incrocio tra il motivo del labirinto, che solitamente indica l’intricato cammino che l’iniziato deve seguire per giungere all’illuminazione finale, e la croce, che indica invece, i mezzi e i modi per giungervi. In quest’ultima motivata connotazione, il simbolo è talvolta anche chiamato (forse impropriamente), nodo templare.

San Galgano (SI), Abbazia Cistercense,  simboli dipinti nella sala Capitolare con il nodo di Salomone

Anche nella ritualità massonica esiste una sorta di nodo sacro che fa parte dei simboli presenti all’interno del tempio. Esso rappresenta il legame in situazione di perenne continuità fra i Fratelli di Loggia, è un cordone spesso molto lungo intervallato da nodi non sempre stretti e apparentemente diversi l’uno dall’altro ma simili come significato.

Anche le “Colonne Ofitiche” (dal greco antico ὄφις, traslitterato ophis, in italiano serpente) sono elementi architettonici, costituiti da coppie di colonne unite fra loro per tramite di un nodo “piano”, particolarmente in uso nello stile romanico medievale. Tali coppie di colonne si diffusero in una ampia area geografica comprendente il settentrione italiano, la Baviera e la Borgogna come elemento di riconoscimento sia dei Maestri Comacini che per l’architettura cistercense.

Colonne ofitiche

Il legame fra le colonne starebbe a rappresentare simbolicamente la doppia natura umana e divina del Cristo, nonché del Padre e del Figlio uniti dallo Spirito Santo. In Toscana vi sono vari esempi di colonne ofitiche in particolare nella antichissima Pieve di San Pietro a Gropina (AR) sia nell’esterno absidale che all’interno della chiesa nel magnifico pulpito vero libro di simboli scolpiti nella pietra.

Gropina, (AR), Pieve di san Pietro, abside esterna con Nodo di Salomone su colonne binate


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