di Chiara Sacchetti
Siamo
arrivati all’ultima fase della Grande Opera, quella che ci porterà poi alla
famosissima Pietra Filosofale e assieme anche alla vita eterna e all’oro,
l’elemento che da sempre gli alchimisti hanno cercato, attraverso i loro studi e
i loro esperimenti, tentativi spesso malriusciti fra cui alcuni finiti anche
piuttosto male. Alcuni di loro sostenevano che il metallo prezioso ricreato in
laboratorio, non aveva le stesse qualità, anche terapeutiche, di quello
originale, altri invece erano arrivati a considerarlo una vera e propria
contraffazione, che nel giro di qualche ora poteva scomparire e tornare al suo
stato originario. L’unico, (e lo abbiamo già conosciuto), ad aver creato qualcosa
di concreto secondo le leggende è Nicolas Flamel, morto in rovina ma che
durante la sua esistenza avrebbe dato (a partire dal suo ritorno da Santiago de
Compostela), molte elargizioni in denaro ad associazioni, opere caritatevoli e anche
la sovvenzioni per costruzioni come cappelle e per restauri di chiese.
La Fenice simbolo della Rubedo
Ma torniamo alla Rubedo. L’ultimo stadio del processo alchemico, ossia l’Opera in Rosso, è il momento dell’arrivo alla perfezione sia per la materia che per l’alchimista stesso che la crea. Il rosso in antichità era considerato il colore intermedio fra il bianco e il nero e per questo indica proprio il ricongiungimento degli opposti, l’unione della materia e dello spirito, del maschile e del femminile, del Sole e della Luna. La Rubedo viene associata, non casualmente anche per il suo colore, al fuoco e viene quindi a figurare le cosiddette nozze alchemiche, l’unione dei principi maschili e femminili, l’androgino che ha in sé le due essenze opposte dell’uomo e della donna. Simbolo della Rubedo è quindi il Sole, immagine del fuoco, ma anche dello spirito e la stella a cui la Terra sarebbe destinata a riunirsi al termine della sua evoluzione.
Animale
rappresentativo di questa fase alchemica è la Fenice, uccello mitologico e
leggendario di colore rosso, che rinasce dalle sue stesse ceneri, per compiere
così un continuo infinito ciclo vitale di nascita-morte-rinascita simboleggiando
così esso stesso l’insieme della Grande Opera alchemica.
Per
l’alchimista è il momento della crescita, di elevazione ad una conoscenza
superiore e più profonda, la sua anima, libera dal corpo, muore per lasciare
spazio alla discesa dello spirito, come era all’inizio della sua opera ma ad un
livello più alto.
Essere androgino, assieme uomo e donna
Nell’alchimia
“cristiana” siamo nel momento della discesa dello Spirito Santo sottoforma di
lingue di fuoco, la Pentecoste, che nella religione è il compimento della
Passione e della morte sulla croce di Cristo, rappresentati in alchimia dalla
prima fase della Nigredo.
Nella Divina
Commedia di Dante infine siamo nelle più alte sfere celesti, il Paradiso, il
luogo dell’elevazione e della visione della Vergine e grazie a Lei e a San
Bernardo della stessa mente di Dio, nella Sua luce divina che resta sempre
uguale ma che il Sommo Poeta vede ogni volta diversa perché è lui, dentro di
sé, a cambiare.
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