lunedì 22 febbraio 2021

Paracelso il primo medico moderno?

di Chiara Sacchetti

Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, o più comunemente chiamato Paracelso, nacque a Einsiedeln in Svizzera il 14 novembre 1493 da Wilhelm von Hohenheim, un medico, e da una serva ecclesiastica, in una casa vicina al monastero della cittadina e ad una delle stazioni di sosta per i pellegrini diretti a Santiago de Compostela. Della madre non sappiamo praticamente niente, se non che morì o di parto o dopo pochi anni dalla sua nascita, tanto che egli fu allevato dal padre: alcuni sostengono che la madre? potesse essere una donna isterica, considerazione che nasce forse dal fatto che in età adulta nei suoi studi Paracelso ebbe una certa predisposizione nell’indagare appunto questo genere di malattia.

Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim

La scelta dell’appellativo è da ricercarsi nella scelta di mettersi sullo stesso piano (para dal greco significa vicino, presso) a Aulo Cornelio Celso, un romano del I sec. d.C. naturalista esperto delle arti mediche anche se alcuni credono che possa essere una parziale latinizzazione del suo cognome Hohenheim.

Nei primi anni del XVI secolo si trasferì con il padre a Villaco in Carizia per laurearsi in Medicina all’Università di Tubigia, e della quale lui fu il primo maestro, ma fu con l’abate e alchimista Giovanni Tritemio che Paracelso si avvicinò alla chimica e all’occultismo.

Università di Basilea

Della sua vita abbiamo poche certezze tanto più che Paracelso amava abbellirla spesso con particolari ed eventi non reali. Sappiamo invece con una certa sicurezza che intraprese molti viaggi sia in Europa che in Cina e in India, dove scoprì le malattie più frequenti fra le varie popolazioni e anche fondando metodi di cura basati sull’osservazione diretta e sull’ esperienza che ne traeva: grazie a ciò conobbe ed ebbe la stima di numerosi medici dell’epoca.

Alla base della sua dottrina non c’era nessun altro grande medico  come esempio da seguire bensì la sua sola totale esperienza in quel campo: nel suo modo di procedere nel lavoro di medico infatti la parte più importante era il suo personale continuo progresso, non le conoscenze e le esperienze passate, solo attraverso  tutto ciò si sarebbe potuto e dovuto andare avanti nello studio.

A lui si deve una nuova tipologia di alchimia, quella “spagirica”, basata sulla trasmutazione dei vegetali piuttosto che dei metalli come avveniva prima di lui. Il fine ultimo dell’alchimia, quindi, nella concezione “paracelsiana”, sarebbe stato quello di creare gli arcana, ossia le medicine, prepararli e indirizzarli verso le malattie: molta importanza infatti, aveva il metodo di preparazione, poiché una data sostanza nella sua concezione, possedeva differenti proprietà e facoltà allo stato potenziale e sarebbe stata la natura stessa a dirigere l’alchimia nelle preparazione per certe per malattie in un modo, e in un altro per altre.

Simbolo della Spagiria

Secondo Paracelso non sarebbe stato lo squilibrio degli umori bensì il fatto che questi sono in grado di alterare i tre principi spargirici dell’organismo, ossia sale mercurio e zolfo, a creare le malattie. Queste, secondo Paracelso, nascerebbero dal fatto che i tre principi si separerebbero l’uno dall’altro, mentre in un individuo sano sarebbero uniti a tal punto da non essere riconoscibili singolarmente.

Lo stato della malattia o di salute inoltre, subiva influenze astrali e solo attraverso gli arcana (o rimedi segreti)  essa poteva essere allontanata e la salute ripristinata. Gli arcana infatti, avevano la funzione di ricomporre l’armonia fra l’astro insito nell’uomo e un astro del cielo.

Paracelso dedicò la sua vita ad alleviare la sofferenza degli uomini, trovando la  cura a malattie che fin a quel momento erano resistenti a qualsiasi altra terapia usata a quei tempi. Egli capì che i minatori morivano non perché offendevano gli spiriti arrabbiati delle montagne, ma per una malattia polmonare causata dall’inalazione di polveri sottili presenti nel sottosuolo. Scoprì la cura della sifilide che a quei tempi sterminava un grandissimo numero di persone salvandole con il mercurio, che, trattato chimicamente, non era tossico bensì guariva: questa cura fu usata fino ai primi del secolo scorso da tutti i medici.

Sale Mercurio e Zolfo, i 3 elementi dell'alchimia spagirica

Paracelso si vantò anche di aver creato una vita umana in provetta che lui chiamò “omuncolo”. Il procedimento per la sua creazione era abbastanza lungo e alquanto disgustoso : si doveva prendere dello sterco di cavallo e unirlo con lo sperma di un uomo,  per poi chiuderlo in barattolo sigillato ermeticamente per 40 giorni. Passato questo periodo il composto doveva essere magnetizzato e nutrito per altri 40 giorni con sangue umano. Risultato finale un essere umano in carne ed ossa. L'uomo non mostrò mai l’essere che diceva di aver creato, e dopo molti chiacchiericci e accuse raccontò di averlo distrutto.

Nel 1535 il medico alchimista venne chiamato a Salisburgo dal Principe Palatino Ernest di Baviera, un grande appassionato e seguace delle arti occulte, qui, sei anni più tardi, Paracelso morì dopo una breve malattia. Non sappiamo bene in verità cosa fosse realmente successo, ma, recenti studi  hanno riportato in luce l’esame che un medico alla fine del 1700 fece sul corpo di Paracelso e che ne evidenziava una frattura lungo l’osso temporale, l’uomo dunque potrebbe essere stato vittima di un’aggressione da parte forse di alcuni sicari mandati da medici suoi rivali che poi l’avrebbero gettato in una rupe.

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