lunedì 8 febbraio 2021

Zenobia, la prima e unica Regina di Palmira

di Chiara Sacchetti

Zenobia, vero nome in aramaico Bath-zabbai (בת זבי), in greco Zēnobía (Ζηνοβία) e in arabo az-Zabba ( الزباء ), nacque a Palmira in Siria nel 240, e sappiamo, come ella si vantasse, che la sua famiglia derivava dalla stirpe dei Tolomei, avendo fra le sue antenate perfino la grande regina Cleopatra e la regina di Cartagine Didone. Non sappiamo se ciò corrispondesse a realtà, di certo Zenobia aveva conoscenze della lingua e della cultura egiziana, anche se più probabilmente potevano derivare dalla madre, forse di origini egizie.

Sir Edward Poynter, Zenobia, ritratto di fantasia

Il nome completo con la quale fu chiamata era Iulia Aureliana Zenobia, a conferma della sua discendenza romana che i suoi antenati ricevettero sotto Antonino Pio, o Commodo o più probabilmente Marco Aurelio.

Bella, intelligente, con una carnagione scura, denti bianchi come perla e occhi neri come la pece, le fonti raccontano così Zenobia, una donna di gran carattere, forte, che si comportava quasi come un uomo che amava andare a cavallo cacciare e bere. Ai suoi soldati si presentava con elmo e manto rosso porpora come un soldato romano. Parlava fluentemente greco, aramaico antico, oltre che l’egiziano, e qualche parola anche di latino, imparati forse soprattutto grazie ai salotti letterari che lei di frequente teneva poiché  amava circondarsi di filosofi e poeti. Essa conosceva così bene la storia dell’Egitto che ne scrisse addirittura un compendio.

La svolta per lei avvenne quando divenne la seconda moglie del re dei re di Palmira Settimio Odenato. Questi aveva già un figlio Hairan (Settimio Erodiano) dal precedente matrimonio e con la nuova consorte ebbe Lucio Julius Aurelius Settimio Vaballathus Atenodoro.

Zenobia raffigurata su una moneta

Ma la favola ebbe vita breve, nel 267 Odenato venne assassinato assieme al figlio primogenito Erodiano; il motivo e colui che mandò a morte il re di Palmira non sono ancora chiari: qualcuno ritiene che fu la stessa Zenobia a organizzare una congiura interna al Palazzo, altri sostengono invece che fu lo stesso imperatore a ordinare l’uccisione preoccupato dalle sue mire espansionistiche. Quello che di sicuro accadde fu che Zenobia prese il posto del marito assieme al figlio, di appena un anno, legittimo erede al trono governando Palmira. Premessa della politica della nuova regina fu quella di restare autonoma da Roma e assieme di creare un impero d’Oriente parallelo a quello Romano. Un sogno. La scelta per realizzare ciò ricadde su Settimio Zabdas, abile e fedele generale a guidare i suoi militari e che, si dice, non si curasse di fare miglia a piedi assieme ai suoi fanti pur avendo con sé cavalli e carri.

La situazione ruotò a favore della donna, visto che i suoi oppositori, Gallieno e Claudio Gotico erano impegnati in conflitti interni, circostanza questa che rese sempre più profonda e potente la credenza che realmente Zenobia avrebbe governato l’Oriente con il suo Regno. Così essa prima firmò un accordo con l’imperatore Claudio il Gotico con cui venivano ratificati ufficialmente i confini del regno del marito e poi con la morte dell’imperatore aiutò la ribellione anti imperiale. Si autonominò poi Augusta e proclamò il figlio Augusto, dando inizio alla conquista di nuovi territori con la stessa Roma che avendo scarso interesse per quei territori non mosse un dito per difenderli.

Resti della Porta di Palmira

Questo avvenne almeno fino al 271, quando Aureliano, finiti di risolvere i problemi che aveva in Italia, decise di riprendere sotto il potere imperiale tutti i regni, cominciando proprio da quello di Palmira che nel giro di poco tempo perse alcuni dei territori conquistati, come l’Egitto e l’Asia Minore.

Così Aureliano «si diresse subito con l'esercito verso Palmira. Fermatosi dinnanzi alla città, circondate le mura, cominciò l'assedio, procurandosi dalle province vicine i rifornimenti necessari per i suoi soldati. I Palmireni si prendevano gioco dei Romani, credendo che la città fosse imprendibile. Un tale arrivò a insultare l'Imperatore stesso. Allora un Persiano, che stava accanto al princeps, disse: "Se lo ordini, vedrai cadere quell'insolente". Spinto ad agire dall'Imperatore, il persiano mandò avanti alcuni uomini perché lo coprissero. Tese l'arco e presa la mira scagliando la freccia. L'uomo [palmireno] che sporgeva dal parapetto e continuava ad insultare [Aureliano], fu colpito e cadendo dal muro, apparve già cadavere ai piedi dei soldati e dell'imperatore».

Durante l’assedio Zenobia decise di mandare una ambasceria al re persiano Sapore I per chiedergli aiuto: fu poi la stessa donna a partire assieme al figlio a portarla, ma poco lontano da Palmira venne catturata dai soldati dell’imperatore.

Giulio Aureliano, Iscrizioni su Zenobia

Nel 274 Zenobia fu portata a Roma in catene come prigioniera per amplificare la vittoria di Aureliano su di lei: secondo Malalas, un cronista del VI sec., la regina fu poi decapitata in pubblica piazza, mentre secondo la storia di Augusto, finì i suoi giorni in esilio a Tivoli, come amante dello stesso Aureliano che si sarebbe perdutamente innamorato di lei.

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