di Chiara Sacchetti
Zenobia,
vero nome in aramaico Bath-zabbai (בת זבי), in greco Zēnobía (Ζηνοβία) e in
arabo az-Zabba ( الزباء ), nacque a Palmira in Siria nel 240, e sappiamo, come
ella si vantasse, che la sua famiglia derivava dalla stirpe dei Tolomei, avendo
fra le sue antenate perfino la grande regina Cleopatra e la regina di Cartagine
Didone. Non sappiamo se ciò corrispondesse a realtà, di certo Zenobia aveva
conoscenze della lingua e della cultura egiziana, anche se più probabilmente potevano
derivare dalla madre, forse di origini egizie.
Sir Edward Poynter, Zenobia, ritratto di fantasia
Il nome
completo con la quale fu chiamata era Iulia Aureliana Zenobia, a conferma della
sua discendenza romana che i suoi antenati ricevettero sotto Antonino Pio, o
Commodo o più probabilmente Marco Aurelio.
Bella, intelligente, con una carnagione scura, denti bianchi come perla e occhi neri come la pece, le fonti raccontano così Zenobia, una donna di gran carattere, forte, che si comportava quasi come un uomo che amava andare a cavallo cacciare e bere. Ai suoi soldati si presentava con elmo e manto rosso porpora come un soldato romano. Parlava fluentemente greco, aramaico antico, oltre che l’egiziano, e qualche parola anche di latino, imparati forse soprattutto grazie ai salotti letterari che lei di frequente teneva poiché amava circondarsi di filosofi e poeti. Essa conosceva così bene la storia dell’Egitto che ne scrisse addirittura un compendio.
La svolta per lei avvenne quando divenne la seconda moglie del re dei re di Palmira Settimio Odenato. Questi aveva già un figlio Hairan (Settimio Erodiano) dal precedente matrimonio e con la nuova consorte ebbe Lucio Julius Aurelius Settimio Vaballathus Atenodoro.
Zenobia raffigurata su una moneta
Ma la favola
ebbe vita breve, nel 267 Odenato venne assassinato assieme al figlio
primogenito Erodiano; il motivo e colui che mandò a morte il re di Palmira non sono
ancora chiari: qualcuno ritiene che fu la stessa Zenobia a organizzare una
congiura interna al Palazzo, altri sostengono invece che fu lo stesso
imperatore a ordinare l’uccisione preoccupato dalle sue mire espansionistiche.
Quello che di sicuro accadde fu che Zenobia prese il posto del marito assieme
al figlio, di appena un anno, legittimo erede al trono governando Palmira. Premessa
della politica della nuova regina fu quella di restare autonoma da Roma e
assieme di creare un impero d’Oriente parallelo a quello Romano. Un sogno. La
scelta per realizzare ciò ricadde su Settimio Zabdas, abile e fedele generale a
guidare i suoi militari e che, si dice, non si curasse di fare miglia a piedi
assieme ai suoi fanti pur avendo con sé cavalli e carri.
La
situazione ruotò a favore della donna, visto che i suoi oppositori, Gallieno e
Claudio Gotico erano impegnati in conflitti interni, circostanza questa che
rese sempre più profonda e potente la credenza che realmente Zenobia avrebbe
governato l’Oriente con il suo Regno. Così essa prima firmò un accordo con l’imperatore
Claudio il Gotico con cui venivano ratificati ufficialmente i confini del regno
del marito e poi con la morte dell’imperatore aiutò la ribellione anti
imperiale. Si autonominò poi Augusta e proclamò il figlio Augusto, dando inizio
alla conquista di nuovi territori con la stessa Roma che avendo scarso
interesse per quei territori non mosse un dito per difenderli.
Questo
avvenne almeno fino al 271, quando Aureliano, finiti di risolvere i problemi
che aveva in Italia, decise di riprendere sotto il potere imperiale tutti i regni,
cominciando proprio da quello di Palmira che nel giro di poco tempo perse
alcuni dei territori conquistati, come l’Egitto e l’Asia Minore.
Così
Aureliano «si diresse subito con l'esercito verso Palmira. Fermatosi dinnanzi alla
città, circondate le mura, cominciò l'assedio, procurandosi dalle province
vicine i rifornimenti necessari per i suoi soldati. I Palmireni si prendevano
gioco dei Romani, credendo che la città fosse imprendibile. Un tale arrivò a
insultare l'Imperatore stesso. Allora un Persiano, che stava accanto al
princeps, disse: "Se lo ordini, vedrai cadere quell'insolente". Spinto ad agire dall'Imperatore, il
persiano mandò avanti alcuni uomini perché lo coprissero. Tese l'arco e presa
la mira scagliando la freccia. L'uomo [palmireno] che sporgeva dal parapetto e
continuava ad insultare [Aureliano], fu colpito e cadendo dal muro, apparve già
cadavere ai piedi dei soldati e dell'imperatore».
Durante
l’assedio Zenobia decise di mandare una ambasceria al re persiano Sapore I per chiedergli
aiuto: fu poi la stessa donna a partire assieme al figlio a portarla, ma poco lontano
da Palmira venne catturata dai soldati dell’imperatore.
Giulio Aureliano, Iscrizioni su Zenobia
Nel 274
Zenobia fu portata a Roma in catene come prigioniera per amplificare la
vittoria di Aureliano su di lei: secondo Malalas, un cronista del VI sec., la
regina fu poi decapitata in pubblica piazza, mentre secondo la storia di
Augusto, finì i suoi giorni in esilio a Tivoli, come amante dello stesso
Aureliano che si sarebbe perdutamente innamorato di lei.
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