Tra le
punizioni corporali, mortali e non, troviamo quelle che hanno a che fare con il
fuoco. Tante troppe persone nel corso della storia hanno dovuto subire questa terribile coercizione, come Giovanna d’Arco, ma
anche alcuni Templari, mentre altri sono andati ad un passo e poi si sono
salvati.
Che si
tratti di roghi intesi come condanne, spesso verso le donne, le cosiddette
streghe colpevoli solo di praticare nella realtà la medicina e di portare la
conoscenza, o viste come metodi di coercizione della verità e delle confessioni, il fuoco porta con sé valori e
significati molto profondi che ne motivano, se così si può dire, l’uso.
Usato per bruciare le cosiddette eretiche ma anche nelle celebri ordalie, come quella del ferro rovente dove l’accusato doveva tenere sopra le mani o camminare su una barra di ferro incandescente o sulla brace, il fuoco ha sempre avuto un duplice aspetto di affascinare e anche di intimorire.
È uno dei
quattro elementi assieme all’aria, alla terra e all’acqua, facendo da
contrappasso a quest’ultimo, nemico per antonomasia, perché attraverso questo
tutte le sue forze divengono vane e inutili. Allo stesso modo il fuoco rappresenta e racchiude dentro di
sé l’elemento maschile, distruttore nella sua indole se non fosse mitigato
dagli altri elementi, e in particolare l’acqua che ne vanifica ogni azione, che
risalda quello che il fuoco ha dilatato o diviso.
Da piccoli
ci hanno insegnato che la civiltà ebbe inizio proprio con la scoperta del
fuoco, quando gli uomini primitivi “sfregando due legnetti fra loro, dettero
vita al fuoco”. La mitologia greca ci racconta un’altra storia anche più affascinante. Fu Prometeo, un titano
amico dell’umanità e del progresso, che
lo rubò agli dei per donarlo agli uomini nella speranza di un miglioramento
della loro condizione, ma il gesto scatenò l’ira di Zeus, il re
dell’Olimpo, che lo catturò e lo fece incatenare ad una montagna mentre
un’aquila gli divorava il fegato. E sempre nell’antica Grecia, era stata
distinta la concezione del fuoco, intesa come potenza distruttrice e associata
al dio Ade, il dio dell’Oltretomba e dei morti, e quella creatrice e che
richiamava invece Efeso, dio del fuoco, delle fucine, dell'ingegneria, della
scultura e della metallurgia. E la
stessa Ecate, che abbiamo conosciuto per la sua associazione alla figura della
strega, era legata al fuoco tanto che veniva chiamata anche Pyrphoros (portatrice di fuoco), Pyripnon (soffiatrice di fuoco), Daidoukhos (tedofora) e Phosphoros (portatrice di luce).
A Roma
invece erano le Vestali, le sacerdotesse
della dea Vesta, le protettrici del fuoco considerato sacro, posto in un
braciere al centro della città in un tempio che queste donne dovevano
sorvegliare e che non doveva mai spegnersi pena per loro la morte. Era un
compito così tanto importante che le Vestali avevano delle libertà che le altre
donne di Roma non avevano, tanto da poter andare fuori da sole cosa che
generalmente non era facile e partecipare anche agli eventi pubblici.
Nel Medioevo
la “categoria” dei fabbri era quasi
considerata sacra perché essi erano i manipolatori del fuoco riuscendo ad
asservirlo alle loro opere quasi sempre armi ma anche sapienti manufatti in
genere, con l’aiuto della forgia e proprio del fuoco imprigionato e al loro
servizio.
Al fuoco
viene associata sempre la proprietà di purificare, di portar via cioè gli aspetti (e gli elementi) più negativi e malefici,
per lasciare spazio a quelli positivi. Diviene così simbolo di
trasformazione, e assieme di distruttore che può modificare la materia, e che nella
concezione alchemica conduce ad un livello superiore e ad un maggiore grado di perfezione.
Geometricamente
viene disegnato come un triangolo equilatero con il vertice rivolto verso
l’alto (la fiamma), in contrapposizione a quello dell’acqua che ha invece
l’estremo verso il basso, (la goccia), richiamando così la concezione di crescita ed
espansione. Al fuoco viene anche associato il Sole, la stella più grande del
nostro Sistema Solare, senza la quale non ci sarebbe vita sulla Terra.
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