giovedì 21 luglio 2022

Dalle vette alpine alla grotta di Monte Sant’Angelo sul Gargano la linea “Michelita”

di Mario Pagni

 

“TERRIBILIS EST LOCUS ISTE HIC DOMUS DEI EST ET PORTA COELI”

Ingresso al santuario

Questa nuova tappa che vede lo stesso protagonista della Sacra piemontese ci ha portato a Monte Sant’Angelo in Puglia sul promontorio del Gargano. La scritta che campeggia all’inizio del percorso ne identifica e sottolinea la forte connotazione sacrale.

Risalendo il promontorio dalla piana di Foggia, il massiccio del Gargano troneggia maestoso sulla grande pianura del Tavoliere: sembra sospeso nell'aria, tra terra e cielo. Di fronte a tanta grandiosità, un senso di mistero invade chi lo ammira da lontano. La cosiddetta "Montagna del Sole", per la sua morfologia selvaggia e incontaminata, ricca di grotte e anfratti, quasi separata dal mondo, doveva apparire allo stesso modo tanti secoli fa ai pastori che portavano a pascolare i loro greggi proprio in queste zone. Uno di loro si ritrovò coinvolto in qualcosa di più grande. Una storia che avrebbe portato questa terra a diventare una porta spalancata verso il cielo.

Monte Sant'Angelo

Secondo la tradizione cristiana, alla fine del V secolo d.C., un pastore di nome Gargano smarrì un toro del suo gregge e, disperato, cominciò a girovagare per il promontorio in cerca delle sue tracce. Lo ritrovò solo dopo una lunga ricerca, all'ingresso di una caverna sulla sommità della montagna. Contrariato, gli scagliò contro una freccia che prodigiosamente tornò indietro ferendolo. L'episodio venne riferito al vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, che ritenendolo un evento straordinario, indisse tre giorni di digiuno e preghiera

Il terzo giorno l'Arcangelo Michele gli apparve in sogno rivelandogli di essere l'autore del miracolo. Altre due volte Michele apparve al vescovo: una prima volta per profetizzargli la vittoria dei Sipontini sui Bizantini e una seconda per comunicargli di aver consacrato personalmente la grotta garganica. Quando i Sipontini, insieme al vescovo, entrarono nella grotta, videro la pietra con l'impronta del piede del santo, piccola come quella un di fanciullo, e un piccolo altare ricoperto di un manto rosso. Il vescovo, come ringraziamento a San Michele per aver scelto il Gargano come luogo di manifestazione e per lo scampato pericolo, fece costruire un santuario, che in poco tempo divenne una delle mete privilegiate del pellegrinaggio cristiano verso la Terra Santa. Saranno i Longobardi successivamente a fare di Monte Sant’Angelo una vera e propria capitale meridionale della cristianità.

Il complesso del San Michele Garganico (esterno)

Questo antichissimo santuario, il più antico forse in Europa per la devozione a San Michele, è tutt'ora meta di pellegrinaggi ma la sua chiesa e l’altare ad esso dedicato, si trovano collocati in basso dentro una grotta anziché posti su di un picco di roccia che si staglia verso il cielo come in Val di Susa. La grotta rappresenta indubbiamente ciò che è femminile, una sorta di perenne grembo materno nel quale però si rientra da adulti già consapevoli della propria esistenza e dei propri terreni peccati. Questa posizione definisce la caratteristica peculiare del San Michele qui rappresentato, ovvero un Angelo dalla duplice identità e sessualità posto nel tramite fra i due regni, dove altri culti avrebbero raccontato di un potente drago guardiano della soglia degli inferi e custode di inestimabili tesori, proprio quello che viene tradizionalmente ucciso dall’Arcangelo Michele. La chiesa è attualmente' visitata da una ininterrotta processione di devozione, con messe celebrate ogni due ore e San Michele il quale è' rappresentato ovunque oltre che nel suo altare anche nella miriade di bancarelle poste fuori della chiesa. Un mondo caldo accogliente, molto umano proprio della sua natura terrena ma anche duplice.

Statua dell'Arcangelo Michele nel timpano della facciata della chiesa

E questo un San Michele con la spada, tenuta però in posizione orizzontale. Una spada così impugnata e' una sorta di onorificenza di tipo rituale più che un'arma, che viene porta quasi come dono e offerta di protezione.

Per donare però serve il cuore puro e questo San Michele lo potremo definire proprio del SENTIRE inteso come l’effettuazione di una  indagine personale introspettiva e profonda da lui stesso suggerita.

Il complesso grotta e chiesa

Se noi fossimo esseri angelici la contemplazione dello spirito ci sarebbe sufficiente come discernimento, ma come esseri umani il nostro cammino evolutivo prevede che il discernimento stesso del pensiero, venga mediato proprio dal sentire del cuore. Detta alla maniera dell’antico popolo egizio e secondo il loro culto, il cuore prima di passare all’Aldilà dovrà essere pesato e risultare più leggero di una piuma per essere degno del raggiungimento di un piano superiore di spiritualità.

La presunta impronta del piede fanciullesco dell'Arcangelo Michele

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