giovedì 28 luglio 2022

Il culto di San Michele Arcangelo nel Chianti toscano

di Mario Pagni

Madonna in trono con a fianco San Michele Arcangelo

Anche se al di fuori dell’allineamento geografico che sembrerebbe unire i maggiori e più famosi santuari dedicati a San Michele Arcangelo a livello europeo, vi è una vasta area del Chianti in Toscana dove è ricorrente il culto e la venerazione per il noto Angelo protettore della Cavalleria medievale e uccisore di draghi e serpenti. Proprio sui monti del Chianti infatti noti da sempre per la bellissima campagna caratterizzata dalle vigne del celeberrimo vino che porta il suo nome e da colline punteggiate da coltivazioni ad ulivo,  il nome e le dedicazioni a San Michele Arcangelo ritorna costantemente caratterizzando chiese, romitori ed eremi e persino torrenti, oltre alla stessa vetta più alta del crinale  monte San Michele che fa da spartiacque fra questi e il  Valdarno Superiore  e meta  fino dai primi del novecento, di frequenti e ricorrenti processioni e celebrazioni devozionali. L’intero contesto geografico è reso piuttosto coerente anche dalla presenza di una antichissima viabilità di attraversamento a vari livelli di percorrenza, che, dai tempi degli Etruschi e poi dei Romani (la nota Cassia Adrianea) e fino al medioevo, rappresentava un importante itinerario sia per i pellegrini in transito che per la transumanza stagionale fra monti e mare della Toscana.

Mappa con alcune località di culto dedicate a San Michele

Ci piacerebbe dunque insistere sul rapporto che potremmo definire assai stretto fra San Michele e il Chianti stesso, ma adottare una chiave di lettura addirittura “micaelica”, significherebbe aprire il contesto territoriale ad una serie di possibilità di ulteriore insolita qualificazione oggi generalmente trascurata o forse addirittura rimossa, a vantaggio di altre scelte più commerciali e turistiche.  Percorrendo però con maggiore attenzione di quella normalmente dedicata ad assaggi di “nettare degli dei” o sapienti e ottime libagioni e soffermandosi invece su strade bianche ancora ben presenti molto belle ma anguste, ci si rende facilmente conto che le distanze fra luoghi di culto, tabernacoli e soste amene quasi sacrali, sono minime da raggiungere specialmente a piedi ed è facile entrare in quello spirito di esplorazione e conseguente scoperta vera e propria, tipico dei viandanti che lo attraversavano nel lontano medioevo.

Chiesa di San Michele Arcangelo posta sull'omonimo monte esterno absidale

Ecco allora spuntare ed affermarsi fra pievi seminascoste, chiesette suffraganee e insoliti romitori posti in mezzo alla natura boscosa, frequenti e ricorrenti toponimi dedicati proprio all’Arcangelo, a conferma dell’importanza della cultualità ad esso dedicata. Proprio nel Chianti, infatti in uno di questi eremi dedicato a San Michele, esattamente settecento anni fa, nasceva una confraternita le cui costituzioni si sarebbero diffuse addirittura in buona parte dell’occidente europeo. I monaci che solo in seguito presero il nome di Girolamini, scelsero proprio questi luoghi come rifugio fisico e devozionale sotto la protezione dell’Arcangelo, come fecero già molti eremiti in precedenza e alcuni dei siti ad esso dedicati sono ancora oggi presenti sul territorio, seppure ridotti spesso a ruderi. Una leggenda assai diffusa più in ambienti intellettuali e salottieri che a livello di tradizione locale, racconta addirittura che alcuni di questi monaci (forse 2) fossero presenti al rogo sulla parigina Isle de France o Isola dei Giudei, dove furono giustiziati (si fa per dire) il 18 marzo del 1314 il Gran Maestro dell’antico ordine templare Jacques de Molay e il suo secondo Geoffrey de Charnay , non solo, pare addirittura che essi stessi raccogliessero parte delle loro ceneri per portarle a giusta sepoltura proprio sui Monti del Chianti in un posto ancora da scoprire ma presso un romitorio. Da allora e a seguire per molto tempo dopo, molti di questi luoghi furono dedicati proprio al culto “micaelita” essendo l’Arcangelo anche il protettore della cavalleria medievale in generale e dei celeberrimi monaci–guerrieri in particolare.

Monaci Girolamini che trasportano ceneri di defunti

Antico romitorio indiziato come probabile sede della sepoltura delle ceneri

Ci sarebbero dunque a nostro avviso gli ingredienti principali per una seria ricerca se non altro dedicata agli antichi percorsi in uso e alla toponomastica dei luoghi di culto legati proprio a San Michele, del quale si è occupato per quanto riguarda l’iconografia pittorica sia su tavola che a tempera e ad affresco, Paolo Schiavo pseudonimo di Paolo di Stefano Badaloni un artista molto particolare dell’epoca (1397–1478) che ha più volte riprodotto temi pittorici carichi di simbologie da interpretare proprio qui fra Chianti e Valdarno Superiore compreso l’Arcangelo Michele.

Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo interno con affresco d'altare di Paolo Schiavo


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