di Mario Pagni
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Madonna in trono con a fianco San Michele Arcangelo |
Anche se al
di fuori dell’allineamento geografico che sembrerebbe unire i maggiori e più
famosi santuari dedicati a San Michele Arcangelo a livello europeo, vi è una vasta area del Chianti in Toscana
dove è ricorrente il culto e la venerazione per il noto Angelo protettore della
Cavalleria medievale e uccisore di draghi e serpenti. Proprio sui monti del
Chianti infatti noti da sempre per la bellissima campagna caratterizzata dalle
vigne del celeberrimo vino che porta il suo nome e da colline punteggiate da coltivazioni
ad ulivo, il nome e le dedicazioni a San
Michele Arcangelo ritorna costantemente caratterizzando chiese, romitori ed
eremi e persino torrenti, oltre alla stessa vetta più alta del crinale monte San Michele che fa da spartiacque fra
questi e il Valdarno Superiore e meta
fino dai primi del novecento, di frequenti e ricorrenti processioni e
celebrazioni devozionali. L’intero
contesto geografico è reso piuttosto coerente anche dalla presenza di una
antichissima viabilità di attraversamento a vari livelli di percorrenza, che,
dai tempi degli Etruschi e poi dei Romani (la nota Cassia Adrianea) e fino al
medioevo, rappresentava un importante itinerario sia per i pellegrini in
transito che per la transumanza stagionale fra monti e mare della Toscana.
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Mappa con alcune località di culto dedicate a San Michele |
Ci
piacerebbe dunque insistere sul rapporto che potremmo definire assai stretto
fra San Michele e il Chianti stesso, ma adottare una chiave di lettura
addirittura “micaelica”, significherebbe aprire il contesto territoriale ad una
serie di possibilità di ulteriore insolita qualificazione oggi generalmente
trascurata o forse addirittura rimossa, a vantaggio di altre scelte più
commerciali e turistiche. Percorrendo però con maggiore attenzione di
quella normalmente dedicata ad assaggi di “nettare degli dei” o sapienti e
ottime libagioni e soffermandosi invece su strade bianche ancora ben presenti
molto belle ma anguste, ci si rende facilmente conto che le distanze fra
luoghi di culto, tabernacoli e soste amene quasi sacrali, sono minime da
raggiungere specialmente a piedi ed è facile entrare in quello spirito di
esplorazione e conseguente scoperta vera e propria, tipico dei viandanti che lo
attraversavano nel lontano medioevo.
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Chiesa di San Michele Arcangelo posta sull'omonimo monte esterno absidale |
Ecco allora
spuntare ed affermarsi fra pievi seminascoste, chiesette suffraganee e insoliti
romitori posti in mezzo alla natura boscosa, frequenti e ricorrenti toponimi
dedicati proprio all’Arcangelo, a conferma dell’importanza della cultualità ad
esso dedicata. Proprio nel Chianti,
infatti in uno di questi eremi dedicato a San Michele, esattamente settecento
anni fa, nasceva una confraternita le cui costituzioni si sarebbero diffuse
addirittura in buona parte dell’occidente europeo. I monaci che solo in
seguito presero il nome di Girolamini, scelsero proprio questi luoghi come rifugio
fisico e devozionale sotto la protezione dell’Arcangelo, come fecero già molti
eremiti in precedenza e alcuni dei siti ad esso dedicati sono ancora oggi
presenti sul territorio, seppure ridotti spesso a ruderi. Una leggenda assai diffusa più in ambienti intellettuali e salottieri
che a livello di tradizione locale, racconta addirittura che alcuni di questi
monaci (forse 2) fossero presenti al rogo sulla parigina Isle de France o Isola
dei Giudei, dove furono giustiziati (si fa per dire) il 18 marzo del 1314
il Gran Maestro dell’antico ordine templare Jacques de Molay e il suo secondo
Geoffrey de Charnay , non solo, pare addirittura che essi stessi raccogliessero
parte delle loro ceneri per portarle a giusta sepoltura proprio sui Monti del
Chianti in un posto ancora da scoprire ma presso un romitorio. Da allora e a
seguire per molto tempo dopo, molti di questi luoghi furono dedicati proprio al
culto “micaelita” essendo l’Arcangelo anche il protettore della cavalleria
medievale in generale e dei celeberrimi monaci–guerrieri in particolare.
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Monaci Girolamini che trasportano ceneri di defunti |
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Antico romitorio indiziato come probabile sede della sepoltura delle ceneri |
Ci sarebbero
dunque a nostro avviso gli ingredienti principali per una seria ricerca se non
altro dedicata agli antichi percorsi in uso e alla toponomastica dei luoghi di
culto legati proprio a San Michele, del quale si è occupato per quanto riguarda
l’iconografia pittorica sia su tavola che a tempera e ad affresco, Paolo
Schiavo pseudonimo di Paolo di Stefano Badaloni un artista molto particolare
dell’epoca (1397–1478) che ha più volte riprodotto temi pittorici carichi di
simbologie da interpretare proprio qui fra Chianti e Valdarno Superiore
compreso l’Arcangelo Michele.
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Chiesa dedicata a San Michele Arcangelo interno con affresco d'altare di Paolo Schiavo |
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