lunedì 18 luglio 2022

Le sacerdotesse di Iside e il culto della dea

di Chiara Sacchetti

Iside è la grande dea e madre della religione egizia, considerata madre degli stessi faraoni, protettrice dei morti, dea delle arti magiche, dei rituali, dell’agricoltura e in generale, la protettrice della civiltà, la Grande Madre divina, l’Anima che mai abbandona l’amato.

Statua di una donna, probabilmente Iside, in posizione di lutto

A lei è legato il culto di Osiride, il dio per il quale lei si mise alla ricerca del corpo dell’amato che ricompose e dal quale ebbe un figlio Horus  che richiama il ciclo delle stagioni.

Non sappiamo con certezza quale sia l’origine del suo culto dato che fino al 2494 a.C., ossia la fine della Quarta Dinastia, non troviamo alcuna menzione di lei fra le divinità egizie; a metà del III millennio apparve improvvisamente, identificata e invocata come la moglie e madre celeste e protettrice dei morti; mentre le sacerdotesse dedite al suo culto divennero delle vere e proprie dee, guarendo interpretando sogni e prevedendo il tempo, su cui fra l’altro, avevano il potere intrecciandosi o non pettinandosi i capelli.

Statua romana di Iside, I o II secolo d.C..

A seguito della conquista dell’Egitto nel periodo tolemaico il culto della dea grazie a mercanti e viaggiatori del Mediterraneo, si espanse nel Vicino Oriente arrivando in Grecia e a Roma dove assunse però caratteri di una religione iniziatica, in particolare per il legame della dea con il mondo ultraterreno.

Nell’Impero Romano però il culto per questa divinità venne spesso ostacolato, gli imperatori  del periodo augusteo si opposero sempre, tanto che Tiberio arrivò addirittura nel 19 d.C. a distruggere il tempio a lei dedicato, gettare nel fiume Tevere la sua statua e crocifiggere i suoi sacerdoti; allo stesso tempo però, forse di nascosto, nei circoli più importanti di Roma e soprattutto presso le matrone romane il culto si diffuse ugualmente. Dai documenti possiamo però ritenere che il culto della dea fosse esteso soprattutto fra le classi più popolari e basse e forse questa caratteristica potrebbe giustificare il sospetto e la lotta che le autorità della Repubblica romana fecero contro di esso. Ma non solo. Nel culto isiaco le donne avevano un ruolo importantissimo al pari di quello dell’uomo al contrario di altri culti, arrivando a posizioni gerarchiche uguali a quelle maschili; oltretutto sappiamo con certezza che nei documenti le donne raramente erano menzionate fra i sacerdoti quindi è lecito pensare che il ruolo fosse anche addirittura maggiore di quello che si può evincere dall’analisi dei registri stessi.

Affresco di un raduno isiaco, I secolo d.C..

Nel tempo forse sotto l’influsso delle stesse Vestali le sacerdotesse della dea facevano voto di castità, vestendosi di bianco e adornandosi con fiori; gli uomini invece venivano rasati, ad eccezione di un ciuffo di capelli che veniva lasciato crescere alla maniera egizia.

La prima festa romana dell’anno dedicata a Iside era celebrata a marzo e consisteva nella Navigatio Isidis, una processione con sacerdoti e seguaci della dea vestiti con costumi ed emblemi sacri che portavano un modello di nave dal tempio alle acque, mare o fiumi, per chiedere la sua influenza sul mare e su tutti i naviganti. La seconda avveniva tra la fine di ottobre e i primi di novembre, e si chiamava Isia in cui veniva rievocata in modo rituale la ricerca del corpo di Osiride da parte di Iside che finiva in un giubilo quando avveniva il ritrovamento.

Iside e Nefti sovrastano il morto durante l'imbalsamazione. Una Iside alata appare in cima.

È probabile che il culto di Iside andasse anche se lentamente a decadere quasi certamente per l’arrivo del Cristianesimo, e anche con esso possiamo comunque ritrovare in alcuni luoghi alcune caratteristiche particolari come la Madonna Nera.

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