Iside è la
grande dea e madre della religione egizia, considerata madre degli stessi
faraoni, protettrice dei morti, dea delle arti magiche, dei rituali,
dell’agricoltura e in generale, la protettrice della civiltà, la Grande Madre
divina, l’Anima che mai abbandona l’amato.
Statua di una donna, probabilmente Iside, in posizione di lutto
A lei è legato il culto di Osiride,
il dio per il quale lei si mise alla ricerca del corpo dell’amato che ricompose
e dal quale ebbe un figlio Horus che
richiama il ciclo delle stagioni.
Non sappiamo con certezza quale sia l’origine del suo culto dato che fino al 2494 a.C., ossia la fine della Quarta Dinastia, non troviamo alcuna menzione di lei fra le divinità egizie; a metà del III millennio apparve improvvisamente, identificata e invocata come la moglie e madre celeste e protettrice dei morti; mentre le sacerdotesse dedite al suo culto divennero delle vere e proprie dee, guarendo interpretando sogni e prevedendo il tempo, su cui fra l’altro, avevano il potere intrecciandosi o non pettinandosi i capelli.
Statua romana di Iside, I o II secolo d.C..
A seguito
della conquista dell’Egitto nel periodo tolemaico il culto della dea grazie a
mercanti e viaggiatori del Mediterraneo, si espanse nel Vicino Oriente arrivando
in Grecia e a Roma dove assunse però caratteri di una religione iniziatica, in
particolare per il legame della dea con il mondo ultraterreno.
Nell’Impero Romano però il culto per
questa divinità venne spesso ostacolato, gli imperatori del periodo augusteo si opposero sempre, tanto
che Tiberio arrivò addirittura nel 19 d.C. a distruggere il tempio a lei
dedicato, gettare nel fiume Tevere la sua statua e crocifiggere i suoi
sacerdoti; allo
stesso tempo però, forse di nascosto, nei circoli più importanti di Roma e
soprattutto presso le matrone romane il culto si diffuse ugualmente. Dai
documenti possiamo però ritenere che il culto della dea fosse esteso
soprattutto fra le classi più popolari e basse e forse questa caratteristica
potrebbe giustificare il sospetto e la lotta che le autorità della Repubblica
romana fecero contro di esso. Ma non solo. Nel
culto isiaco le donne avevano un ruolo importantissimo al pari di quello
dell’uomo al contrario di altri culti, arrivando a posizioni gerarchiche uguali
a quelle maschili; oltretutto sappiamo con certezza che nei documenti le
donne raramente erano menzionate fra i sacerdoti quindi è lecito pensare che il
ruolo fosse anche addirittura maggiore di quello che si può evincere
dall’analisi dei registri stessi.
Affresco di un raduno isiaco, I secolo d.C..
Nel tempo forse sotto l’influsso
delle stesse Vestali le sacerdotesse della dea facevano voto di castità,
vestendosi di bianco e adornandosi con fiori; gli uomini invece venivano
rasati, ad eccezione di un ciuffo di capelli che veniva lasciato crescere alla
maniera egizia.
La prima
festa romana dell’anno dedicata a Iside era celebrata a marzo e consisteva
nella Navigatio Isidis, una processione con sacerdoti e seguaci
della dea vestiti con costumi ed emblemi sacri che portavano un modello di nave
dal tempio alle acque, mare o fiumi, per chiedere la sua influenza sul mare e
su tutti i naviganti. La seconda avveniva tra la fine di ottobre e i primi
di novembre, e si chiamava Isia in
cui veniva rievocata in modo rituale la
ricerca del corpo di Osiride da parte di Iside che finiva in un giubilo quando
avveniva il ritrovamento.
Iside e Nefti sovrastano il morto durante l'imbalsamazione. Una Iside alata appare in cima.
È probabile
che il culto di Iside andasse anche se lentamente a decadere quasi certamente
per l’arrivo del Cristianesimo, e anche con esso possiamo comunque ritrovare in
alcuni luoghi alcune caratteristiche particolari come la Madonna Nera.
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