“Puoi fare tutte le supposizioni che vuoi su
di me, ma quello che vorrei davvero che trovassi è il mio manoscritto
originale. Scritto quando ho vissuto nel futuro attraverso le mani di Andreas Northam”.
Paul Amadeus
Dienach
A volte
realtà e fantasia si connettono fino a diventare una cosa sola, e spesso quello
che ne emerge è un racconto fra il fantastico e l’impossibile.
È il caso di
un certo Paul Amadeus Dienach, insegnante in Germania e successivamente in
Grecia dei primi del ‘900 che dopo 360 giorni di coma dovuto ad una rarissima
malattia scrisse 4 diari, la metà dei quali raccontando di una vita vissuta nell’anno 3905, cioè quasi 20 secoli dopo la sua
epoca.
Ma chi è
quest’uomo? Come ha potuto viaggiare nel futuro? E soprattutto ha veramente
viaggiato nel tempo?
Paul nacque in una cittadina vicino Zurigo nel 1884 da padre svizzero e madre austriaca, e dopo aver terminato gli studi iniziò a lavorare come insegnante di francese e inglese nella terra natia. Nello stesso periodo si innamorò di Anna, una giovane ragazza che però andò in sposa ad un uomo d’affari gettando Paul nello sconforto più profondo. Ma come se non bastasse a soli due anni dal matrimonio, Anna morì di tubercolosi come accadeva purtroppo spesso a quel tempo, mentre Dienach continuò a lavorare come insegnante fino al 1917 quando sopraggiungessero i primi sintomi della malattia che lo costrinsero a smettere.
Si trattava
di encefalite letargica, una patologia
di origine virale che colpisce il cervello il quale, per difendersi, porta
ad uno stato di coma che inizialmente dura da qualche minuto a un paio di
settimane fino però a prolungarsi così tanto che il corpo non riesce più a
svegliarsi.
Il suo primo
attacco durò 14 giorni e al termine del
quale Paul non aveva la percezione che fossero passati così tanti giorni bensì
soltanto pochi minuti. Dopo quattro anni una nuova crisi comatosa durò
addirittura 360 giorni, durante i quali venne trasferito in un ospedale di
Zurigo dove fu alimentato artificialmente soprattutto però venne a mancare sua madre. Il
risveglio fu per lui anche traumatico. A parte la terribile notizia della
scomparsa della genitrice, Paul dovette fare i conti anche con i primi sintomi della tubercolosi e su
consiglio e benestare dei medici si trasferì in Grecia dove insegnò inglese e
tedesco presso l’Università di Atene.
Nel 1923,
ormai stanco e provato e sentendosi prossimo alla fine, Paul decise di tornare
a Zurigo, ma prima di partire consegnò 4 diari che aveva scritto nel corso
degli ultimi anni a George Papachatzis, suo studente che nel tempo era
diventato soprattutto un suo grande amico, il quale ne resterà sconvolto. Quello
che emerse da quelle 800 pagine era assurdo ma allo stesso tempo straordinario.
Se nei primi due testi veniva raccontata la sua vita di insegnante, del suo
amore perduto, della malattia e (tutto sommato) di una vita che seppur
terribile era comunque normale, erano gli altri due volumi a sorprendere. In
quelle righe infatti si leggeva che Paul una volta entrato in coma si era in
realtà risvegliato in un letto
dell’ospedale Molsen in Italia con l’identità di Andreas Northam, uno
scienziato che era stato ibernato per evitare danni celebrali a seguito di un
incidente stradale a bordo di una Lisen, una macchina volante monoposto simile
ad una moto tipica di quegli anni e che era stato ridestato per decisione dei
medici. L’aspetto più assurdo e allo stesso tempo straordinario era che si trovava nell’anno 3905 quindi quasi 20
secoli dopo quelli da cui era “partito”.
Anche le sue
sembianze erano diverse da quelle solite tanto che guardandosi allo specchio
nemmeno si riconobbe, scoprì di soffrire di insonnia e non sapeva nulla di sé. Per
questo i medici chiamarono un certo Stefan, migliore amico e collega, nella
speranza di ridestare in lui i ricordi, ma a nulla valse questo tentativo.
Venne così portato in una Riegen-swage, una camera olografica in 3D usata per l’apprendimento
della storia dei bambini, in una specie di resort vicino Como, dove lentamente
riprese a conoscere la realtà del suo presente: il mondo nel quale stava
vivendo era qualcosa di utopistico dove tutti erano gentili e cordiali, l’odio
non esisteva, ognuno lavorava soltanto due anni della propria esistenza nelle
fabbriche di energia che sfruttavano ogni tipo di fonte, da quella nucleare a
quella rinnovabile. Non esisteva la
proprietà privata e le religioni erano svuotate del concetto di dogma ma credevano
in una entità unica, di nome Samith, che andava oltre il concetto di
divinità, tutte le religioni erano rispettate e tollerate e il cristianesimo
esisteva soltanto nel suo stato primitivo, il più diffuso.
George Papahatzis l'amico di Paul Dienach
Dopo i primi
momenti di comprensibile smarrimento il ragazzo decise di trascrivere quello
che aveva letto di tradurre in greco quelle pagine e nel 1924 pubblicò tutto nel libro dal titolo “Cronache dal futuro”.
Per chi vuole conoscere la storia di Paul e soprattutto il futuro che ci ha
raccontato e che (forse), ci aspetta, il testo è ancora in vendita nelle
librerie!
Nessun commento:
Posta un commento