Fra i
misteri dell’archeologia non possiamo non citare quello degli Anasazi, un leggendario popolo delle Americhe del Nord
vissuto fra l’VIII e il XIII sec. e poi misteriosamente scomparso. Di
questa civiltà oggi resterebbero soltanto alcuni dipinti rupestri gelosamente
custoditi nelle Grotte del Nuovo Messico e soprattutto le cosiddette Kiva,
stanze perfettamente circolari di cui ancora non abbiamo la certezza dell’esatto
uso.
Ma chi
erano? Cosa ci hanno lasciato? Ma soprattutto sono veramente esistiti o è
soltanto una invenzione che è diventata leggenda?
Piantina del territorio degli Anasazi
Di loro purtroppo scarni e spesso inconcludenti sono i ritrovamenti e spesso le supposizioni prendono il posto di prove documentarie reali. La loro società è sovente un insieme di opinioni e supposizioni dedotti dall’analisi da parte studiosi di quelle poche e sporadiche scoperte, che lasciano ancora oggi la cultura degli Anasazi colma di misteri e segreti.
Il nome
Anasazi viene dalla lingua navajo e significa "gli antichi", esso
richiama l’appellativo con cui gli stessi Indiani d’America designavano “la
vecchia gente”, ossia gli abitanti dei villaggi in rovina dell’Arizona nord-orientale,
del Nuovo Messico nord-occidentale, dello Utah sud-orientale e del Colorado
sud-occidentale. Oggi il termine viene utilizzato per identificare tutte le varie fasi nate e sviluppate in determinate zone
dell’America, e in particolare per individuare quel popolo nativo del Nord
America e vissuto fra l’VII e la fine del XIV sec.; l’astro-archeologo italiano
Giulio Magli ci racconta che «Gli Anasazi sono gli antenati degli odierni
nativi americani Hopi/Zuñi, tribù che vivono oggi lungo il Rio Grande, nel
Nuovo Messico e l'Arizona».
Le particolari dimore degli Anasazi nel New Mexico (USA)
Sappiamo con
certezza che vivevano di agricoltura, e in particolare di cereali zucche e
legumi, e di caccia, vivevano in pueblos fatti di argilla, molti dei quali erano
abitazioni plurifamiliari, poiché espandere un pueblo esistente era un compito
più facile che costruire una nuova casa.
Di loro
abbiamo tracce già a partire dal 1500 a.C. anche se la loro civiltà fiorì
intorno al X sec. d.C. quando questa popolazione riuscì a creare una economia
forte basata sulla caccia e su un’agricoltura ben organizzata che secondo
recenti studi sarebbe durata fino al XIII sec. circa poi finita per una fortissima siccità causata dal
riscaldamento globale. Secondo molti studiosi, infatti, l’aumento della
temperatura causò l’abbassamento della falda acquifera che a sua volta provocò
la morte della vegetazione e quindi conseguentemente il decadimento della loro
società. Analisi recenti hanno infatti evidenziato come di quel periodo si
siano ritrovati nei tronchi degli alberi anelli molto più stretti e sottili, al
contrario di quelli in cui il periodo è umido e piovoso dove gli anelli sono
grossi e spessi. Ma non solo. In un sito del Colorado, abbandonato dagli
Anasazi intorno al 1294, il ritrovamento
di feci umane contenenti resti umani, di mioglobina nelle pentole e di ossa
spaccate prive di midollo, farebbe supporre che la carestia e il decadimento
della civiltà siano stati talmente importanti da provocare addirittura fenomeni
di cannibalismo. Anche se alcuni sostengono, a proposito proprio di questa
usanza, che la pratica fosse ben più antica e che invece sarebbe da collegarsi
a cerimonie e riti religiosi precedenti.
Pitture rupestri nel Chaco Canyon
Un altro
aspetto curioso e importante è la totale mancanza di alcuna forma scritta
relativa alla loro società, tanto da farci chiedere se conoscessero o meno la
scrittura. Gli unici ritrovamenti documentali sono pitture murarie, come quella
nel 2006 di una serie di petroglifi che raffiguravano scene di caccia e di
raccolto, a prova delle loro conoscenze in campo agricolo e dell’arte rupestre
in generale. Assieme troviamo anche raffigurazioni
di costruzioni di alti edifici come prova anche di una civiltà urbanisticamente
ben sviluppata. E a proposito di architettura, importanti e ancora enigmatiche
sono le cosiddette Kiva, delle stanze perfettamente circolari e di cui ancora
non abbiamo certezze sull’utilizzo. Fra le ipotesi più accreditate c’è quella
che ritiene che i locali fossero usati per cerimonie sacre vista anche la loro
copertura in legno e soprattutto la presenza di un foro al centro del pavimento
(focolare domestico o uso rituale del fuoco).
Rovine di una Kiva nel Canyon degli Antichi
Il foro, sarebbe
stato invece una porta che metteva in comunicazione
con gli spiriti degli antenati e delle forze della Terra e non a caso tutte
le costruzioni di questa civiltà sono state costruite allineate secondo determinati
fenomeni e riferimenti astronomici, a prova fra l’altro, anche di una profonda
conoscenza del cielo, e di particolari punti del canyon, dai quali si
sprigionerebbero i cosiddetti “vortici”, forze telluriche che hanno la forma di
una spirale.
Quello che è
certo è che dopo molti secoli il popolo degli Anasazi abbandonò la loro terra
prima andando solo alcuni chilometri più a nord, e poi altri 500 più a sud, e
non forse non a caso, nello stesso meridiano di uno dei siti dove avevano
abitato.
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