lunedì 16 maggio 2022

Gli Anasazi, l’antico popolo dell’America

di Chiara Sacchetti

Fra i misteri dell’archeologia non possiamo non citare quello degli Anasazi, un leggendario popolo delle Americhe del Nord vissuto fra l’VIII e il XIII sec. e poi misteriosamente scomparso. Di questa civiltà oggi resterebbero soltanto alcuni dipinti rupestri gelosamente custoditi nelle Grotte del Nuovo Messico e soprattutto le cosiddette Kiva, stanze perfettamente circolari di cui ancora non abbiamo la certezza dell’esatto uso.

Ma chi erano? Cosa ci hanno lasciato? Ma soprattutto sono veramente esistiti o è soltanto una invenzione che è diventata leggenda?

Piantina del territorio degli Anasazi

Di loro purtroppo scarni e spesso inconcludenti sono i ritrovamenti e spesso le supposizioni prendono il posto di prove documentarie reali. La loro società è sovente un insieme di opinioni e supposizioni dedotti dall’analisi da parte studiosi di quelle poche e sporadiche scoperte, che lasciano ancora oggi la cultura degli Anasazi colma di misteri e segreti.

Il nome Anasazi viene dalla lingua navajo e significa "gli antichi", esso richiama l’appellativo con cui gli stessi Indiani d’America designavano “la vecchia gente”, ossia gli abitanti dei villaggi in rovina dell’Arizona nord-orientale, del Nuovo Messico nord-occidentale, dello Utah sud-orientale e del Colorado sud-occidentale. Oggi il termine viene utilizzato per identificare tutte le varie fasi nate e sviluppate in determinate zone dell’America, e in particolare per individuare quel popolo nativo del Nord America e vissuto fra l’VII e la fine del XIV sec.; l’astro-archeologo italiano Giulio Magli ci racconta che «Gli Anasazi sono gli antenati degli odierni nativi americani Hopi/Zuñi, tribù che vivono oggi lungo il Rio Grande, nel Nuovo Messico e l'Arizona».

Le particolari dimore degli Anasazi nel New Mexico (USA)

Sappiamo con certezza che vivevano di agricoltura, e in particolare di cereali zucche e legumi, e di caccia, vivevano in pueblos fatti di argilla, molti dei quali erano abitazioni plurifamiliari, poiché espandere un pueblo esistente era un compito più facile che costruire una nuova casa.

Di loro abbiamo tracce già a partire dal 1500 a.C. anche se la loro civiltà fiorì intorno al X sec. d.C. quando questa popolazione riuscì a creare una economia forte basata sulla caccia e su un’agricoltura ben organizzata che secondo recenti studi sarebbe durata fino al XIII sec. circa poi finita per una fortissima siccità causata dal riscaldamento globale. Secondo molti studiosi, infatti, l’aumento della temperatura causò l’abbassamento della falda acquifera che a sua volta provocò la morte della vegetazione e quindi conseguentemente il decadimento della loro società. Analisi recenti hanno infatti evidenziato come di quel periodo si siano ritrovati nei tronchi degli alberi anelli molto più stretti e sottili, al contrario di quelli in cui il periodo è umido e piovoso dove gli anelli sono grossi e spessi. Ma non solo. In un sito del Colorado, abbandonato dagli Anasazi intorno al 1294, il ritrovamento di feci umane contenenti resti umani, di mioglobina nelle pentole e di ossa spaccate prive di midollo, farebbe supporre che la carestia e il decadimento della civiltà siano stati talmente importanti da provocare addirittura fenomeni di cannibalismo. Anche se alcuni sostengono, a proposito proprio di questa usanza, che la pratica fosse ben più antica e che invece sarebbe da collegarsi a cerimonie e riti religiosi precedenti.

Pitture rupestri nel Chaco Canyon

Un altro aspetto curioso e importante è la totale mancanza di alcuna forma scritta relativa alla loro società, tanto da farci chiedere se conoscessero o meno la scrittura. Gli unici ritrovamenti documentali sono pitture murarie, come quella nel 2006 di una serie di petroglifi che raffiguravano scene di caccia e di raccolto, a prova delle loro conoscenze in campo agricolo e dell’arte rupestre in generale. Assieme troviamo anche raffigurazioni di costruzioni di alti edifici come prova anche di una civiltà urbanisticamente ben sviluppata. E a proposito di architettura, importanti e ancora enigmatiche sono le cosiddette Kiva, delle stanze perfettamente circolari e di cui ancora non abbiamo certezze sull’utilizzo. Fra le ipotesi più accreditate c’è quella che ritiene che i locali fossero usati per cerimonie sacre vista anche la loro copertura in legno e soprattutto la presenza di un foro al centro del pavimento (focolare domestico o uso rituale del fuoco).

Rovine di una Kiva nel Canyon degli Antichi

Il foro, sarebbe stato invece una porta che metteva in comunicazione con gli spiriti degli antenati e delle forze della Terra e non a caso tutte le costruzioni di questa civiltà sono state costruite allineate secondo determinati fenomeni e riferimenti astronomici, a prova fra l’altro, anche di una profonda conoscenza del cielo, e di particolari punti del canyon, dai quali si sprigionerebbero i cosiddetti “vortici”, forze telluriche che hanno la forma di una spirale.

Quello che è certo è che dopo molti secoli il popolo degli Anasazi abbandonò la loro terra prima andando solo alcuni chilometri più a nord, e poi altri 500 più a sud, e non forse non a caso, nello stesso meridiano di uno dei siti dove avevano abitato.

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