di Mario Pagni
Proseguendo
il nostro cammino storico in quella che ancora oggi è una materia assai utile e
affascinante ma difficile da digerire soprattutto sui banchi di scuola, stiamo
per incontrare altri due “colossi” che hanno gettato le basi di questa
complessa disciplina scientifica. Stiamo parlando di Archimede e di Aristotele.
Archimede busto in marmo |
Il primo è stato un matematico e un fisico di Siracusa (287–ivi 212 a.C.) che allora faceva parte della Magna Grecia. Fu probabilmente allievo di Euclide e si dice che si recasse in Egitto per studiare nella celeberrima biblioteca di Alessandria. Tornato a Siracusa raccolse molto del suo sapere da poco acquisito e scrisse la maggior parte delle sue opere. E’ rimasto assai celebre l’episodio dell’assedio di Siracusa dove Archimede inventò geniali ritrovati scientifici e macchine da guerra, fra queste i famosi specchi ustori ad alta riflessione solare per incendiare le navi nemiche.
Dipinto raffigurante gli specchi ostori in funzione |
La leggenda
vuole anche che uno dei soldati romani gli ingiungesse di seguirlo dal Console
per aggiornarlo sull’andamento della guerra, ma egli, assorto in uno dei suoi calcoli non rispose e fu ucciso
proprio durante il sacco della città di Siracusa nel 212 a.C. Le opere di
Archimede, non furono mai raccolte in un unico testo o corpo unico e alcune
scomparvero già da allora.
La leggenda dell'uccisione di Archimede |
Altre invece
furono tradotte in latino nel medioevo, mentre nel rinascimento, dopo varie
ricerche, furono anche pubblicate (F. Commandino 1558) in testo greco (Basilea
1544), e poi diligentemente studiate ed elaborate da coloro che si occuparono
con metodo del calcolo infinitesimale, logica continuazione proprio degli studi
di Archimede. La Geometria serviva molto
a “raccontare” il puro calcolo matematico e nelle opere che ci sono
pervenute, vi è ampia dimostrazione di tutto ciò. Fra queste: La quadratura
della parabola, Dalla sfera al cilindro, Delle Spirali, Dei conoidi e degli
sferoidi, La misura del circolo, e il celeberrimo Arenario dove Archimede si
propone di contare il numero dei granelli di sabbia che riempirebbero una sfera avente per centro il Sole e
giungendo fino alle cosiddette “Stelle Fisse”. Proprio qui il matematico
tentò per primo la determinazione del
diametro del disco solare, anticipando di gran lunga altri metodi simili
successivi. Non ultimo fra questi per importanza fu Il Metodo (o “Avviamento”)
scoperto poi nel 1906 da J.H. Heiberg in un manoscritto di Costantinopoli del
secolo X, importantissimo perché nelle sue opere precedenti Archimede usava
sempre procedimenti dimostrativi rigorosi (in genere dimostrazioni per
assurdo), che mai svelavano i “mezzi di scoperta” (o euristici) da lui
adoperati nella ricerca, Il Metodo ci rivela invece che egli usava un vero e proprio procedimento di
“integrazione”, ovvero di suddivisione ad esempio di un’area, in infiniti
segmenti o di un volume in infinite superfici piane sovrapposte, in tutto
simile al metodo degli indivisibili di Bonaventura Cavalieri.
Aristotele
Aristotele busto in marmo |
Nacque a
Stagira ma appena diciottenne si trasferì ad Atene entrando a far parte quasi
subito della Accademia Platonica. Fu proprio nella scuola di Platone che
consolidò la sua vocazione filosofico matematica, rimanendovi per ben 20 anni
fino alla morte di Platone. Successivamente egli si recò in Asia Minore dove
prese nuova dimora prima ad Asso, dove fondò
una nuova scuola e poi a Mitilene, nell’isola di Lesbo, dove iniziò le sue
ricerche di storia e scienze naturali. Nel 343 a.C. Filippo il Macedone lo
chiamò a corte affidandogli l’educazione del figlio Alessandro che allora aveva
13 anni; con lui condivise l’idea di
unificare tutte le città della Grecia sotto lo scettro macedone. Aristotele
rimase fino al 336 a corte essendo ormai Alessandro maturo e attivamente
impegnato nella vita politica e militare. Nel 335 il matematico ritornò ad
Atene e qui aprì la scuola denominata
“Liceo”, così chiamata perché costruita vicino al tempio dedicato ad Apollo
Licio. Aristotele amava impartire le sue
lezioni e i suoi insegnamenti passeggiando nel giardino della scuola stessa per
questo definita “Peripatio” e i suoi alunni e seguaci furono perciò detti
“peripatetici”. Fu in seguito e dopo varie vicissitudini compresa la morte di
Alessandro che lo scienziato fu costretto a fuggire a Calcide per sottrarsi ai nemici di
Alessandro stesso che avevano preso il potere e lì dopo pochi mesi di esilio
morì.
Dubbio aristotelico |
Gli scritti
di Aristotele potremo sommariamente dividerli in due grandi categorie o gruppi:
Scritti essoterici, dedicati al grosso pubblico in forma dialogica, e scritti esoterici che invece erano
destinati solo ai veri discepoli e patrimonio esclusivo dei suoi
insegnamenti e della sua scuola. Le opere esoteriche o acroamatiche sono a loro
volta divise in 4 gruppi: Gli scritti di logica (organon, ovvero lo strumento
del sapere); gli scritti sulla
metafisica; gli scritti sulla fisica, sulla storia naturale, sulla
matematica e sulla psicologia; poi ancora scritti d’etica, politica, economia,
poetica e retorica. Tali opere però hanno incominciato ad essere riconosciute
soltanto dopo essere state pubblicate da Andronico di Rodi in epoca Sillana.
Gli scritti di Aristotele |
Quando si ha
a che fare con veri e propri giganti della scienza degli antichi e dell’intuito
sapienziale, almeno in questa sede, occorre a nostro avviso fornire semplici
spunti di indagine lasciando solo la necessaria curiosità per approfondire l’argomento
a chi voglia e abbia la possibilità e la volontà necessaria per farlo.
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