di Chiara Sacchetti
Abbiamo già
conosciuto Giordano Bruno, frate domenicano che abbandonò gli abiti religiosi
per le sue convinzioni e soprattutto per le persecuzioni che nel corso della
sua vita dovette subire e della quale l’ultima lo condusse alla morte sul rogo.
Ma perché
questo frate venne perseguitato e condannato a morte?
Va detto che
già nei primi anni della sua vita al convento domenicano di Napoli il filosofo
aveva dato prova del suo modo fuori dalle righe di pensare e di agire. Parlando
con un ospite, Agostino da Montalcino anch’egli frate domenicano in visita,
Giordano ebbe infatti a dire che «Ario
diceva che il Verbo non era creatore né
creatura, ma medio intra il creatore e la creatura, come il verbo è mezzo
intra il dicente ed il detto, e però essere detto primogenito avanti tutte le
creature, non dal quale ma per il quale è stata creata ogni cosa, non al quale
ma per il quale si refferisce e ritorna ogni cosa all'ultimo fine, che è il
Padre, essagerandomi sopra questo. Per il che fui tolto in suspetto e processato,
tra le altre cose, forsi de questo ancora». L’affermazione provocò la denuncia da parte del confratello e la
successiva istituzione di un processo contro Bruno che fu costretto a
partire per Roma per evitare la procedura. Ma ancor prima, quando dopo aver
buttato via tutte le immagini dei santi che aveva lasciando soltanto quella di
Cristo in croce, Bruno si rivolse ad un suo confratello che stava leggendo la Historia delle sette allegrezze della
Madonna invitandolo a buttare via quel libretto.
Si capisce bene come già nei primi anni della sua vita religiosa Bruno mostrasse segni di insofferenza e di un libero e indipendente pensiero che mal si conciliava con i canoni e i dogmi che la Chiesa imponeva.
La scala della discesa e dell'ascesa, illustrazione da De ascensu et descensu intellectus, di Raimondo Lullo, 1512
Nel corso della sua vita, grazie agli studi e al contatto con
moltissimi letterati e studiosi del tempo, il suo pensiero andò sempre più
perfezionandosi e sono le sue opere assieme anche agli atti del processo che lo
vide condannato purtroppo a morte che ci hanno lasciato le idee e le storie che
lo riguardano.
La religione cristiana per Bruno, la
“Santa Asinità”, come lui stesso la definisce, è un insieme di false credenze che vanno contro la ragione,
portando quindi ignoranza nella gente e minando di fatto così la libertà di
ogni uomo. Unica soluzione era quella di ritornare alla antica religione,
quella professata e voluta da Mosè vista come una sapienza vera e giusta che
conduceva e indicava la vera strada da seguire. Religione diventa quindi, per
Bruno, “il riconoscere Dio ovunque e il risalire dalle forme mutevoli alla
divinità, che porta quindi a sottostare e sovrastare le religioni storiche, intese
come modi diversi di riconoscere Dio, ma anche creazioni "politiche"
atte a educare le masse incolte.
Bruno illustrazione da De Umbris ombre
Al centro del pensiero di Bruno c’è quindi la Natura, non in senso
scientifico, ma la Natura vista come un
amore sconfinato, un’esaltazione di ogni essere e che si identifica soltanto
con Dio, nella sua creatività e grandiosità sconfinate. La divinità viene
così considerata da Giordano quindi in due modi: una Mens super omnia (cioè una mente sopra tutto) che diventa quindi un
essere trascendente e non conoscibile proprio per la sua natura divina, e una Mens insita omnibus (cioè una cosa
insita in tutte le cose) che plasma ed è contenuto in tutte le cose del mondo. Ed è proprio in quest’ultima accezione che
il filosofo identifica Dio con la Natura stessa, nella sua totalità e
infinità di esistere ed essere, ed è soltanto in questo aspetto che l’uomo può
conoscere e arrivare a Dio. Ma Dio, essendo infinito, non può che aver prodotto
anch’egli qualcosa di infinito e forte ed è per questo che anche l’Universo,
creato da Dio, è infinito, come nella concezione copernicana che il filosofo
aveva studiato assieme anche a Galileo, scienziati del suo tempo.
«Io dico
Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è
uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo,
ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell'infinità
de l'universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur,
referendosi all'infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo
comprendere in quello»
Ma Bruno andò anche oltre arrivando a sostenere, (e cancellando di
fatto tutte le credenze fino a quel tempo, in primis le colonne d’Ercole), un
universo non solo infinito, ma aperto e popolato da infiniti mondi e creature,
per di più con la possibilità e probabilità della presenza di pianeti migliori
del nostro, popolati da esseri molto più evoluti e intelligenti di noi.
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