lunedì 28 marzo 2022

Il pensiero eretico di Giordano Bruno

di Chiara Sacchetti

Abbiamo già conosciuto Giordano Bruno, frate domenicano che abbandonò gli abiti religiosi per le sue convinzioni e soprattutto per le persecuzioni che nel corso della sua vita dovette subire e della quale l’ultima lo condusse alla morte sul rogo.

Ma perché questo frate venne perseguitato e condannato a morte?

Giordano Bruno

Va detto che già nei primi anni della sua vita al convento domenicano di Napoli il filosofo aveva dato prova del suo modo fuori dalle righe di pensare e di agire. Parlando con un ospite, Agostino da Montalcino anch’egli frate domenicano in visita, Giordano ebbe infatti a dire che «Ario diceva che il Verbo non era creatore né creatura, ma medio intra il creatore e la creatura, come il verbo è mezzo intra il dicente ed il detto, e però essere detto primogenito avanti tutte le creature, non dal quale ma per il quale è stata creata ogni cosa, non al quale ma per il quale si refferisce e ritorna ogni cosa all'ultimo fine, che è il Padre, essagerandomi sopra questo. Per il che fui tolto in suspetto e processato, tra le altre cose, forsi de questo ancora». L’affermazione provocò la denuncia da parte del confratello e la successiva istituzione di un processo contro Bruno che fu costretto a partire per Roma per evitare la procedura. Ma ancor prima, quando dopo aver buttato via tutte le immagini dei santi che aveva lasciando soltanto quella di Cristo in croce, Bruno si rivolse ad un suo confratello che stava leggendo la Historia delle sette allegrezze della Madonna invitandolo a buttare via quel libretto.

Si capisce bene come già nei primi anni della sua vita religiosa Bruno mostrasse segni di insofferenza e di un libero e indipendente pensiero che mal si conciliava con i canoni e i dogmi che la Chiesa imponeva.

La scala della discesa e dell'ascesa, illustrazione da De ascensu et descensu intellectus, di Raimondo Lullo, 1512

Nel corso della sua vita, grazie agli studi e al contatto con moltissimi letterati e studiosi del tempo, il suo pensiero andò sempre più perfezionandosi e sono le sue opere assieme anche agli atti del processo che lo vide condannato purtroppo a morte che ci hanno lasciato le idee e le storie che lo riguardano.

La religione cristiana per Bruno, la “Santa Asinità”, come lui stesso la definisce, è un insieme di false credenze che vanno contro la ragione, portando quindi ignoranza nella gente e minando di fatto così la libertà di ogni uomo. Unica soluzione era quella di ritornare alla antica religione, quella professata e voluta da Mosè vista come una sapienza vera e giusta che conduceva e indicava la vera strada da seguire. Religione diventa quindi, per Bruno, “il riconoscere Dio ovunque e il risalire dalle forme mutevoli alla divinità, che porta quindi a sottostare e sovrastare le religioni storiche, intese come modi diversi di riconoscere Dio, ma anche creazioni "politiche" atte a educare le masse incolte.

Bruno illustrazione da De Umbris ombre

Al centro del pensiero di Bruno c’è quindi la Natura, non in senso scientifico, ma la Natura vista come un amore sconfinato, un’esaltazione di ogni essere e che si identifica soltanto con Dio, nella sua creatività e grandiosità sconfinate. La divinità viene così considerata da Giordano quindi in due modi: una Mens super omnia (cioè una mente sopra tutto) che diventa quindi un essere trascendente e non conoscibile proprio per la sua natura divina, e una Mens insita omnibus (cioè una cosa insita in tutte le cose) che plasma ed è contenuto in tutte le cose del mondo. Ed è proprio in quest’ultima accezione che il filosofo identifica Dio con la Natura stessa, nella sua totalità e infinità di esistere ed essere, ed è soltanto in questo aspetto che l’uomo può conoscere e arrivare a Dio. Ma Dio, essendo infinito, non può che aver prodotto anch’egli qualcosa di infinito e forte ed è per questo che anche l’Universo, creato da Dio, è infinito, come nella concezione copernicana che il filosofo aveva studiato assieme anche a Galileo, scienziati del suo tempo.

Diana e Attetone

«Io dico Dio tutto Infinito, perché da sé esclude ogni termine ed ogni suo attributo è uno e infinito; e dico Dio totalmente infinito, perché lui è in tutto il mondo, ed in ciascuna sua parte infinitamente e totalmente: al contrario dell'infinità de l'universo, la quale è totalmente in tutto, e non in queste parti (se pur, referendosi all'infinito, possono esse chiamate parti) che noi possiamo comprendere in quello»

Costellazione di Orione

Ma Bruno andò anche oltre arrivando a sostenere, (e cancellando di fatto tutte le credenze fino a quel tempo, in primis le colonne d’Ercole), un universo non solo infinito, ma aperto e popolato da infiniti mondi e creature, per di più con la possibilità e probabilità della presenza di pianeti migliori del nostro, popolati da esseri molto più evoluti e intelligenti di noi.

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