di Mario Pagni
L'Aquila veduta aerea |
L'Aquila
ancora oggi è una città che si presta a chiavi di lettura diverse. Fondata nel
di Mario Pagni
L'Aquila veduta aerea |
L'Aquila
ancora oggi è una città che si presta a chiavi di lettura diverse. Fondata nel
di Chiara Sacchetti
È uno dei personaggi più affascinanti e ricchi di mistero della letteratura, che racchiude nella sua figura caratteristiche e simbologie piene di significato, e varie sono le sue storie nelle penne di Chretien de Troyes Robert de Boron e altri autori del ciclo dell’amor cortese francese e della Materia di Bretagna più in generale .
Il Re
Pescatore è l’ultimo discendente della stirpe dei Re del Graal, gli uomini che
custodiscono questa importantissima reliquia, che nel tempo e nella letteratura
si trasforma fino a diventare la coppa dove è stato raccolto il sangue di
Cristo e che ha il potere di dare la vita eterna a colui che la possiede:
bevendo da essa è possibile anche di guarire da qualsiasi male.
In tutte le
versioni della sua storia, il Re Pescatore ha una menomazione anche se ogni
volta diversa, che sia la mancanza di una gamba o addirittura dei genitali. Queste
mutilazioni hanno portato nella sua terra la morte, tanto che nel tempo essa si
è trasformata in un luogo deserto e rovinato. La cosiddetta “Terra desolata”,
opera epica fra l’altro dei primi anni del ‘900, è un luogo triste e deserto,
distrutto dall’impossibilità della vita: ed è proprio a causa di questa particolarità
del Re che quel territorio ormai è diventato un luogo morto e senza speranza di
rinascita che ricorda quel percorso dei culti misterici legati al ciclo annuale
della vita che richiama al periodo invernale, quello in cui tutto sembra
perduto e morto, anche se solo apparentemente.
Duccio da Boninsegna, gli apostoli come pescatori
In molti
sostengono che la condizione fisica del Re rifletta anche la vita peccaminosa
che ha condotto e che deve scontare attraverso queste sofferenze; altri
ritengono invece, visto come vedremo anche il collegamento con la figura di
Cristo, che la condizione fisica possa ricordare la ferita al costato del
Messia subita durante
di Mario Pagni
La chimera statua bronzea |
Fra i
reperti archeologici di inestimabile valore sia storico che artistico vi è
quella che comunemente viene chiamata la Chimera di Arezzo nome dato dalla sua
città di provenienza dove venne scoperta presso le antiche mura nel 1553 ma
attualmente degnamente ospitata nei locali del Museo Archeologico Nazionale di
Firenze. Si tratta di una scultura in bronzo di epoca etrusca ma più volte
appartenuta ad importanti famiglie fiorentine compresa la pregiata collezione
medicea.
Fin dal suo ritrovamento questo magnifico bronzo destò interesse di vari artisti, tra cui lo scultore del Cinquecento Benvenuto Cellini che, secondo la tradizione, ne curò il primo restauro. Considerata dai Medici, che governavano Firenze, un vero e proprio trofeo archeologico, la Chimera venne subito trasportata in città come simbolo propagandistico della loro politica.
di Chiara Sacchetti
Abbiamo già
parlato della vita di Celestino V, il papa che dopo solo 4 mesi dall’elezione
decise di abbandonare la carica per ritirarsi a vita privata, ma finì per
essere imprigionato dal suo successore Bonifacio VIII nelle carceri del suo
castello dove appena un anno dopo, in circostanze non ancora del tutto
chiarite, morì in odore di santità.
L'incoronazione di Celestino V |
Il suo brevissimo papato e la sua figura di esempio perfetto di ascesi e religione hanno portato a credere e ritenere quel gesto così fuori dall’ordinario, un segno di qualcosa di misterioso e legato a personaggi e oggetti che ancora oggi sono ritenuti misteriosi. In particolare si pensa infatti che quell’improvvisa decisione celi nella realtà la fine di un compito che gli era stato assegnato, come un mandato, finito il quale non aveva più senso continuare a rimanere. Ma cosa c’è di vero? E a chi e cosa ci riferiamo?
di Mario Pagni
Tomba Bartoccini |
“Noi ragioniamo con la testa di oggi, ma è ovvio che duemila e più anni di Cristianesimo hanno totalmente rivoluzionato la nostra percezione della nudità, del sesso. Loro avevano evidentemente un’altra visione rispetto alla nostra…». Valgono le parole della direttrice della necropoli etrusca di Tarquinia, Maria Gabriella Scapaticci per quella sinuosa danzatrice nuda appena ammirata in uno dei celeberrimi sepolcri dipinti, caratteristici di questa straordinaria area archeologica che l’Unesco riconobbe Patrimonio dell’umanità il 4 luglio di dieci anni fa.”
di Chiara Sacchetti
È passato
alla storia come il Papa del “Gran Rifiuto”, quello che a pochissimi mesi
dall’elezione al Soglio Pontificio, decise di ritirarsi da quella vita e
lasciare ad altri l’incarico. Su di lui tante voci e tante leggende, legate a
figure e personaggi leggendari come i Cavalieri Templari e
Penultimo di
dodici figli, Pietro nacque da Angelo Angelerio e Maria Leone, due contadini,
forse ad Isernia o a Sant’Angelo Limosano in un anno fra il 1209 e il 1215: una delle fonti più sicure sulla sua vita, ci
racconta che al momento della morte nel 1296 Celestino aveva 87 anni e quindi
si fa sempre più certa la data anteriore del 1209.
La breve esperienza nel monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli portò alla luce la sua predisposizione all’ascetismo e alla vita solitaria, tanto che Pietro si convinse a ritirarsi in una caverna sul Monte Morrone, sopra Sulmona fino al 1240 quando si trasferì a Roma per un anno. Qui infatti studiò per prendere gli ordini sacerdotali ma ritornò subito all’eremitismo sul suo Monte: per cinque anni visse in una grotta poi si rifugiò in un’altra in un luogo ancora più difficile presso il Monte della Maiella, dalla quale si allontanò soltanto per recarsi da papa Gregorio X e vedersi riconosciuta la sua Congregazione, sorta da un ramo dei benedettini e chiamata inizialmente “dei frati di Pietro da Morrone” (poi Celestini), nata presso l’Eremo di Sant’Onofrio al Morrone. Nel 1273 la sua Congregazione rischiava però la soppressione ed egli dovette recarsi a Lione per il Concilio II dove fu accolto con favore, tanto che si dice che ottenne la Bolla di conferma del suo ordine 46 giorni prima del Concilio; intanto la sua figura aveva già odore di santità per la vita che conduceva tanto che il Papa stesso gli chiese di celebrare Messa.
di Mario Pagni
L'uroboro |
È
consuetudine definire “magico” quel modo di pensare al confine fra religione e
scienza che invece della logica causale cui siamo abituati, si serve delle
corrispondenze e delle “sincronie” (“come qui, anche là”). Alla sua base vi è
una concezione del mondo diversa da quella oggi dominante. I problemi di causa,
effetto, scopo, fondamentali per la nostra civiltà, dicono ben poco alla
mentalità magica. Per questa hanno valore le corrispondenze fra gli eventi (ad
esempio fra il macrocosmo del mondo stellare ed il microcosmo dell’uomo, oppure
fra i prodotti chimici degli alchimisti e la loro anima) e non la ricerca delle
loro cause.
L’astrologia è qualche cosa di più e di diverso da una astrologia pre-scientifica, l’alchimia qualche cosa di più e di diverso da una chimica pre-scientifica. Alla base di ogni loro sforzo vi è l’Uomo come piccolo cosmo inserito nella totalità dell’universo. La sua legittimità deriverebbe dal macrocosmo e la sua interiorità si purificherebbe e si nobiliterebbe insieme alle cose terrene elevandosi verso un regno sempre più spirituale.
di Chiara Sacchetti
È una delle
figure della Chiesa Cattolica più misteriose e singolari, passato alla storia
come il Papa Mago, colui che avrebbe instaurato una relazione con una strega,
dalla quale avrebbe, con un patto con lei, saputo tutte le conoscenze, anche e
soprattutto quelle occulte, e tenuto con sé oggetti magici e diabolici ma che
nella realtà fu un grande studioso e autore di molti scritti di vario genere. Sto
parlando di Silvestro II, uno dei Papi più oscuri e discussi e del quale resta
la famosa frase del suo anello “Sic
transit gloria mundi”.
Secondo il Liber Pontificali, Gerberto (vero nome di papa Silvestro II) nacque nell’attuale Alvernia, una regione della Francia meridionale che al tempo faceva parte del Ducato d’Aquitania, da una famiglia piuttosto umile in un anno compreso fra il 940 e 950. Da giovanissimo fu portato al Monastero benedettino di San Geraldo di Aurillac, dove imparò le arti liberali, la grammatica, la retorica con i testi antichi classici e dove poi venne ordinato monaco. Maestro del suo sapere fu Raimondo di Lavaur che rese Gerberto un uomo di una immensa e vasta cultura: questi e il monaco Gerardo furono uomini importantissimi per la formazione di Gerberto e a loro restò sempre legato da una profonda e intima amicizia, come confermano le lettere che nel corso della vita si scambiarono.
di Mario Pagni
Pulpito della pieve di Gropina (AR) con gli evangelisti |
Esempi di monogrammi di Gesù con la croce. La linea superiore viene interpretata come segno di santità e quindi dello Spirito Santo. Il primo simbolo sopra rappresenta l’emblema dei Gesuiti (IN HOC SIGNO) (da completare con VINCES le parole della visione di Costantino). Le croci a seguire di più familiare interesse riguardano il periodo medievale e vengono usate sia come stemmi che come vessilli. In ordine la prima è la croce di San Giovanni o di Malta che ebbero la stessa origine. La seconda è la tipica croce patente, derivata dalla “crux quadrata” e molto simile ad essa. È una forma che compare spesso sui bassorilievi delle chiese antiche ma anche come origine sulla balaustra del coro della chiesa bizantina di Advat (Israele). In ultimo una croce “pomata”.