giovedì 29 aprile 2021

Sul Caduceo e i suoi riferimenti alchemici

di Mario Pagni

Caduceo simbolo

Una semplice bella luminosa giornata di sole primaverile impone di per se il senso della rinascita della creatività e più in generale della voglia e volontà di rinnovare e rinnovarsi. Già in queste intenzioni c’è il seme dei “discorsi” che seguiranno, basti considerare gli elementi esterni ed interni che sono stati messi in gioco; il macrocosmo imperante che ci circonda, il microcosmo a livello interiore che da sempre caratterizza l’essere umano, e in ultimo ma non come importanza, le sue risposte e correlazioni con la stessa natura che lo circonda.

Gli alchimisti medievali e rinascimentali, conoscevano a menadito queste correlazioni, uniformandosi al concetto che partendo costantemente dall’Uno inteso come fonte primaria di ogni cosa, si potevano scindere da esso diverse proprietà per poi ricomporle “in laboratorio”, a seconda degli usi e delle proprie necessità e obbiettivi da raggiungere. Sostanzialmente non si trattava di sostituirsi a quello che potremo e vogliamo definire il “Grande Disegno” bensì tentare di capirne gli embrionali contenuti e meccanismi, servendosi di prescelti elementi a disposizione. Riassumendo potremo affermare che il lavoro dell’alchimista era di tipo  Macro - microcosmico ovvero la sintesi ragionata del macrocosmo esistente proprio in Natura e la sua comprensione e affermazione a livello individuale.

Perché il Caduceo e il suo rapporto con il Serpente Kundalini

lunedì 26 aprile 2021

La Rubedo

di Chiara Sacchetti

Siamo arrivati all’ultima fase della Grande Opera, quella che ci porterà poi alla famosissima Pietra Filosofale e assieme anche alla vita eterna e all’oro, l’elemento che da sempre gli alchimisti hanno cercato, attraverso i loro studi e i loro esperimenti, tentativi spesso malriusciti fra cui alcuni finiti anche piuttosto male. Alcuni di loro sostenevano che il metallo prezioso ricreato in laboratorio, non aveva le stesse qualità, anche terapeutiche, di quello originale, altri invece erano arrivati a considerarlo una vera e propria contraffazione, che nel giro di qualche ora poteva scomparire e tornare al suo stato originario. L’unico, (e lo abbiamo già conosciuto), ad aver creato qualcosa di concreto secondo le leggende è Nicolas Flamel, morto in rovina ma che durante la sua esistenza avrebbe dato (a partire dal suo ritorno da Santiago de Compostela), molte elargizioni in denaro ad associazioni, opere caritatevoli e anche la sovvenzioni per costruzioni come cappelle e per restauri di chiese.

La Fenice simbolo della Rubedo


Ma torniamo alla Rubedo. L’ultimo stadio del processo alchemico, ossia l’Opera in Rosso, è il momento dell’arrivo alla perfezione sia per la materia che per l’alchimista stesso che la crea. Il rosso in antichità era considerato il colore intermedio fra il bianco e il nero e per questo indica proprio il ricongiungimento degli opposti, l’unione della materia e dello spirito, del maschile e del femminile, del Sole e della Luna. La Rubedo viene associata, non casualmente anche per il suo colore, al fuoco e viene quindi a figurare le cosiddette nozze alchemiche, l’unione dei principi maschili e femminili, l’androgino che ha in sé le due essenze opposte dell’uomo e della donna. Simbolo della Rubedo è quindi il Sole, immagine del fuoco, ma anche dello spirito e la stella a cui la Terra sarebbe destinata a riunirsi al termine della sua evoluzione.

giovedì 22 aprile 2021

Saper navigare fra le Costellazioni. Il segno del Capricorno

di Mario Pagni

Moneta romana periodo augusteo 19 a.C. raffigurante il segno zodiacale del Capricorno

Come è stato accennato precedentemente lo sposalizio fra mitologia e astronomia intesa quest’ultima come la più recente in termini scientifici, non è stato mai facile nemmeno nel passato, quando le due materie erano convenzionalmente più vicine anche dal punto di vista matematico–filosofico. Non tutti i popoli antichi infatti riconoscevano la stessa unione e anche lo stesso reale rapporto e disegno finale fra tutti quei puntolini luminosi che allietavano le notti serene specialmente quando non c’era la potente luminosità amica della Luna.

lunedì 19 aprile 2021

L'Albedo

di Chiara Sacchetti

Seconda tappa della Grande Opera è l’Albedo, letteralmente “Bianchezza”, e che richiama l’opera al Bianco. Dopo che la materia si è putrefatta ed è tornata al suo stato originario durante la Nigredo, in questa nuova fase viene liberata da ogni impurità per prepararla alla fase successiva, quella dove diventerà l’elemento quasi perfetto. La massa diverrà così qualcosa da plasmare e ricreare sotto una nuova veste.

Il Cigno bianco, simbolo di purezza e rifermento alla fase dell'Albedo nella Grande Opera

È in questo momento che metaforicamente viene liberata l’anima dal suo corpo, un’essenza che raccoglie in sé tutto quanto c’è e che deve essere tolto per far posto ad una nuova e maggiore consapevolezza e spiritualità. Dopo essere morto interiormente, l’alchimista ritrova la sua luce che lo illumina e lo libera quindi da ogni impurità rendendolo pronto ad una nuova esistenza. È l’alba di una nuova rinascita che allegoricamente viene rappresentata da una donna  come richiamo alla fertilità, e dalla rosa bianca.

giovedì 15 aprile 2021

Nostra Signora delle Stelle

di Mario Pagni

La Vergine Maria con il Bambino

Prima di intraprendere un viaggio che associa le Costellazioni visibili dalla nostra volta celeste, ovvero dal punto di osservazione del nostro pianeta con la mitologia antica, dedichiamo questo scritto all’associazione e alla distribuzione planimetrica fra schemi stellari e cattedrali, con particolare riferimento a quelle presenti in territorio francese dedicate a Nostra Signora la cristiana Maria madre del Redentore, associata proprio alla costellazione della Vergine. In altri termini alcune delle cattedrali presenti fino dal medioevo in terra di Francia, (forse le più celebri), sarebbero state costruite secondo un preciso disegno, che ricalcherebbe sulla Terra la celeste costellazione della Vergine. Pur considerando il tema assai azzardato e se vogliamo difficilmente dimostrabile in termini strettamente scientifici, ne racconteremo a grandi linee le varie fonti di provenienza e la probabile giustificazione a tale teoria.

lunedì 12 aprile 2021

La Nigredo

di Chiara Sacchetti

È la prima delle tre (o se vogliamo quattro) fasi del processo alchemico per la realizzazione della cosiddetta Grande Opera, e quindi della famosa Pietra Filosofale, l’oggetto più desiderato e voluto che l’uomo possa creare. Ma tale processo che coinvolge la materia ha in sé anche un significato più profondo e spirituale che corrisponde ad un cammino che l’alchimista stesso  compie, come fosse un viaggio iniziatico di conoscenza di sé e del più alto Sapere, e assieme anche un percorso che porta ad una vicinanza alla Divinità e di cui la Nigredo è la prima e forse più importante tappa.

Uno scheletro, simbolo della Nigredo

Per rinascere bisogna prima morire. È con questa massima che si potrebbe riassumere questo momento alchemico di trasformazione. Perché la Nigredo non è altro che la distruzione della materia, la sua decomposizione per ritornare al suo stato originale, una sorta di Caos Primordiale che ha dato origine poi alla vita. Se solvet e coagula è il motto degli alchimisti, la Nigredo rappresenta sicuramente la prima, la soluzione o liquefazione che fa sì che la materia si scomponga totalmente, quando gli elementi che la compongono sono indifferenziati e non più identificabili. Se invece il processo avveniva tramite separazione tutti i componenti potevano essere identificati, o per calcinazione cioè la riduzione in cenere tramite il fuoco di tutte le sostanze. Per questo si devono distruggere tutti gli elementi affinché si possano ricomporre in qualcosa di superiore. La materia si dissolve quindi, putrefacendosi, per dare origine ad una nuova sostanza. È in questo stadio che l’alchimista perde se stesso, torna al suo stato di nascita, al momento embrionale della sua creazione, l’inizio della sua esistenza per prepararsi ad una nuova fase.

giovedì 8 aprile 2021

Simbologia e architettura della cattedrale di Santa Maria la Real a Sasamon (Spagna)

Seconda parte

di Mario Pagni

Santa Maria la Real portale principale a doppio ingresso

Come abbiamo più volte raccontato in precedenza tutte le chiese cattedrali raccolgono in se simbologie comuni e spesso ripetitive che assumono però valenze diverse caso per caso a seconda sia del contesto storico nel quale possono essere inquadrate che per quello territoriale. Vari sono questi elementi ricorrenti, fra questi la stessa croce non sempre identificabile come quella appartenente al calvario del Cristo, ma come antico simbolo solare. Cosi come l’Albero della Vita o della Conoscenza o del Bene e del Male se riferito al Paradiso Terrestre centro e asse portante del cosmo stesso. Vi è poi il Labirinto legato alle umane passioni e al giusto tracciamento per la vera via della Fede e ancora il Tetramorfo e altri. Potremo quindi vista la vastità del tema, suggerire uno schema di lettura anch’esso comune e ricorrente ma adattabile a molte se non a tutte le diverse situazioni interpretative. Il primo grande tema simbolico comune di ogni cattedrale è la Luce intesa ovviamente non soltanto per l’aspetto funzionale in netta antitesi con lo stile romanico, ma anche e soprattutto per la sua valenza spirituale.