di Chiara Sacchetti
La Passione
di Cristo, uno degli episodi più famosi e conosciuti della vita del Messia, il
momento più importante per la religione cristiana, quello in cui egli compie il sacrificio massimo morendo
sulla croce e salvando così l’intera umanità. È il simbolo per antonomasia
della rinascita, di vita eterna dopo la morte. Dio ha mandato suo Figlio per
questo, per portare a compimento la sua alta missione.
Alla sera del giovedì santo, come da tradizione ebraica della Pasqua, Gesù si riunì assieme ai suoi discepoli per quella che oggi conosciamo come “l’ultima cena”. In 13 mangiarono i cibi principali della ricorrenza e che era tradizione consumare da quando il popolo ebraico era fuggito dalla schiavitù dell’Egitto e Mosè aveva diviso il Mar Rosso facendo passare gli ebrei e affogando invece gli egizi. Sulla loro tavola si trovavano quindi l’uovo, simbolo di rinascita, l’agnello che ricordava il sacrificio ma anche il sangue degli agnelli versato e posto sul ciglio della porta per salvare i primogeniti, le erbe amare che richiamavano l’amarezza della schiavitù, il pane azimo, non lievitato per la fretta della partenza. Ma Cristo durante quella cena compì anche un rituale che ancora oggi viene ricordato durante la Santa Messa il miracolo dell’Eucarestia. Prese il pane lo spezzò e dandolo ai suoi discepoli disse che si trattava del suo corpo, lo stesso fece con il vino, che dette a tutti i presenti dicendo che era il suo sangue e ammonendoli di fare la stessa cosa.