giovedì 28 novembre 2019

Simbolismo del Rosone delle chiese. L'importanza della ruota


Seconda parte

di Mario Pagni
Croce dei Celti
Croce celtica

Nel simbolismo del rosone quindi è il centro ad assumere particolare importanza, da esso infatti si dipartono gli elementi architettonici posti a raggiera, come dal Creatore verso la sua grande opera: scriveva Nicola Cusano che: “Dio è circonferenza e centro, Lui che è dappertutto e in nessun luogo”. Torna dunque in evidenza la forma circolare proprio come quella di una ruota della quale assume sostanziale importanza simbolica il suo “mozzo” o perno centrale, come dispensatore di energia vitale simile proprio a quella dei raggi solari. Fra rosone e ruota vi è la forma “a croce” quella per intendersi a braccia uguali, ritenuta fino dalla lontana preistoria un vero simbolo solare come più volte ricordato. Si rende a questo punto necessario il riferimento alla cosiddetta “Ruota Cosmica” che ritroviamo in quasi tutto l’oriente, ma anche l’occidente medievale ne celebrerà le sue caratteristiche con il termine forse non proprio esatto di “Ruota della Fortuna” o dello Zodiaco, o “rotella celtica”. La ruota sarà il simbolo di riferimento della ciclicità delle stagioni, dei periodi e cicli solari e lunari e di tutto ciò che nel tempo costituirà una andata ed un ritorno pressoché continuativi. Presso gli antichi popoli Celti tutti questi richiami erano palesi, ma essendo essa stessa una figura cruciforme, assieme a ciò, ci descrive e ci confina anche lo spazio abitato dall’uomo con le “le quattro direzioni principali, ovvero le quattro strade attraverso le quali egli prende coscienza del suo dominio terreno”.

lunedì 25 novembre 2019

Gli incantesimi delle streghe

Piante fiori e tutto quanto era usato per le loro stregonerie

di Chiara Sacchetti

Abbiamo parlato altre volte in questo Blog della strega, delle sue antiche origini e anche delle molteplici figure a cui si può collegare e da cui deriva. Le streghe, erano nella realtà delle donne sole, in cerca spesso soprattutto di una rivalsa nei confronti di una società maschilista che le derideva, ma allo stesso tempo le condannava vittime di questo mondo incapace di comprendere e di accettare la diversità e anche l’autonomia che esse tentavano di avere. Erano donne culturalmente più evolute rispetto al resto della popolazione, conoscitrici di “segreti” che oggi potremmo definire nella maggior parte dei casi semplicemente curativi, che si occupavano principalmente della salute  degli altri, a volte con conseguenze nefaste di cui si prendevano o gli venivano attribuite tutte le colpe. La Chiesa, di questo, non poteva assolutamente esserne condiscendente, senza contare che fin dai tempi biblici la donna era ritenuta l’incarnazione del Male, colei che si era fatta sedurre dal serpente e che aveva a sua volta sedotto Adamo, condannando così tutta l’umanità al peccato originale: per questo doveva essere sottomessa, punita e anche se necessario uccisa.


Streghe aggiungono ingredienti al calderone

giovedì 21 novembre 2019

Simbolismo del Rosone delle chiese

Prima parte

di Mario Pagni

Duomo di Modena, Arte romanica, particolare della facciata

Si tratta di un argomento oltremodo complesso ed interessante che apre numerose porte di interpretazione e nel contempo consente di accedere ad altre simbologie simili strettamente collegate.
Generalmente in ogni forma architettonica sacra in special modo sulle facciate delle chiese, sia romaniche che gotiche, i rosoni fanno bella e significativa mostra di se. Sono grandi finestre lucifere di forma circolare e quasi sempre a seconda dell’orientamento dell’edificio guardano verso il tramonto del Sole ovvero verso ovest. La prima considerazione certa che è opportuno fare è proprio questo fatto. Il rosone rappresenterebbe il Sole “invicto” quello che mai tramonta non per niente è orientato verso il punto cardinale che indica la direzione del regno dei defunti, l’astro simbolico della perenne speranza della vita eterna per la religione cristiana. Il nome stesso di questa particolare finestra denuncia un preciso rapporto con l’omonima decorazione floreale che tanto ha dato fino da tempo immemorabile per la simbologia sia pagana che cristiana. Fino dall’antica Grecia per non disturbare persino Egizi e Persiani, il rosone costituiva elemento decorativo primario come riempitivo per metope e lacunari di soffitti. Il passaggio storico – culturale ma anche artistico dai Greci ai Romani, vede l’impiego dello stesso elemento arricchito di fogliame e di petali, ma anche in questo caso ne ritroviamo l’uso decorativo proprio all’interno di lacunari e cassettoni di coperture a volta preferibilmente a botte o inserito nelle cupole e nelle coperture delle grandi esedre termali. Nell’alto medioevo si assiste ad una rarefazione e trasformazione del rosone che però riacquisterà tutta la sua importanza decorativa e simbolica, prima con lo stile romanico e poi con il gotico dove esploderà letteralmente come disegno e emblema ornamentale.

lunedì 18 novembre 2019

Santa Caterina d'Alessandria

Fra storia e leggenda

di Chiara Sacchetti

Prima di cominciare a trattare di Santa Caterina, della sua vita e di come e perché sia stata santificata, bisogna premettere che quando si parla di agiografie, ovvero le vite dei Santi, la maggior parte di quello che è stato scritto non corrisponde del tutto a ciò che è veramente accaduto o riportato in fonti storiche del tutto attendibili. Le vite dei Santi nacquero soprattutto con lo scopo di insegnare ai fedeli il giusto modo di comportarsi e anche la vera via della salvezza. Con qualche eccezione, e forse quello di cui stiamo per parlare lo è, possiamo ben vedere intanto una sorta di schema di base che le contraddistingue: la vita dissoluta, la redenzione e la morte tramite martirio, tutti eventi ricorrenti nel percorso terreno dei santi. Quest’ultima, la morte, avviene di solito in modo molto violento, passando attraverso torture di ogni sorta per arrivare alla decapitazione, unico mezzo che pone fine decisamente alla vita terrena futuro Santo. Si può ugualmente arrivare alla santificazione secondo consueti canoni cristiani con la convinzione assoluta delle proprie idee di fede per le quali il futuro santo perisce gloriosamente allo stesso modo, ma questo di solito avveniva prima che il Cristianesimo divenisse religione “ufficiale” dell’Impero. In entrambi i casi però è sicuramente il messaggio trasmesso l’aspetto importante: le porte del Paradiso possono essere aperte a tutti e tutti possono andare o tornare sulla retta via della Fede e salvarsi.

Raffaello, Santa Caterina d'Alessandria, 1508, Londra, National Gallery

giovedì 14 novembre 2019

Fra scienza e tradizione. Mal di Luna o licantropia

Seconda parte

di Mario Pagni

Visione leggendaria di un licantropo

Abbiamo concluso la prima parte di questo racconto sullaLicantropia con dei riferimenti al culto antico dove sembrano presenti e celebrati anche dai calendari dei latini eventi riferiti proprio al nostro argomento, ma, soprattutto all’importanza della figura del lupo come animale al quale era dovuto rispetto e temibile sacrale prudenza. Anche oggi però la paura del “diverso” in quanto tale comporta atteggiamenti che poco avrebbero da condividere con l’umano vivere civile. Nella maggior parte dei casi infatti chi non gode di aspetto, movimento e anche psiche e comportamento simile a quello spesso impropriamente definito “normale”, deve subire comunque una sorta di emarginazione, dettata non solo dalla paura per il soggetto stesso, ma anche dal timore di rispecchiare noi stessi e il nostro sviluppato ego in una simile condizione. Come la strega anche il folle è relegato ai limiti della società ed è osservato talvolta con evidente quanto ingiustificato disprezzo.

lunedì 11 novembre 2019

Ipazia e la libertà del Vero Sapere

La condanna a morte


di Chiara Sacchetti

Abbiamo parlato nell’articolo precedente della vita di Ipazia, e di come la sua libertà e volontà di sapere e di insegnare, assieme al fatto di essere una donna di una cultura vastissima per il periodo, siano state le ragioni principali della sua atroce quanto ingiustificata morte. Una fine, quella di Ipazia, che viene spesso vista come la fine stessa delle scienze, dello studio e del paganesimo, con la vittoria della Chiesa e delle sue dogmatiche regole. Ma cosa faceva davvero? E come è avvenuta?

Ipazia di John Toland 1720

giovedì 7 novembre 2019

Fra scienza e tradizione. Mal di Luna o licantropia


Prima parte


di Mario Pagni



Nel nostro viaggio teso a collegare la vera antica tradizione con i criteri di una scienza sempre più esatta e puntuale che ormai lascia poco all’immaginazione e purtroppo anche alla fantasia,  sempre alla ricerca di simboli e archetipi del passato ancora caparbiamente occulti, ci occupiamo oggi di una malattia  o se preferite disturbo mentale a volte anche grave che viaggia proprio sul filo di questo perenne duplice aspetto della mente umana predisposta da sempre a superstizioni e paure ancestrali che se pur combattute dalla razionalità, sopravvivono al corso dei secoli e a volte anche ad ogni spiegazione scientifica.

lunedì 4 novembre 2019

Ipazia di Alessandria


“Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto”


di Chiara Sacchetti

Inizia oggi un viaggio di due puntate su una donna che è stata e forse lo è tuttora non solo un esempio di emancipazione femminile in una società come quella antica, che lasciava le donne per precisa scelta sociale ben lontane dalla cultura, ma anche e soprattutto un simbolo di Conoscenza e di libertà del Sapere. Parliamo di Ipazia, che «fu di natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle scienze matematiche alle quali lui l'aveva introdotta, ma non senza altezza d'animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche» come ci racconta Damascio nella “Vita Isidori”; e che «era giunta a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche. Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte, tutti coloro che desideravano pensare in modo filosofico» (Socrate Scolastico, Storia Ecclesia VII). Per tutto questo e anche probabilmente per molto di più, come vedremo, ne pagò le conseguenze con la vita, divenendo martire di un mondo troppo chiuso e intento a sotterrare i segreti e ciò che oscurava il  vero sapere .

Ipazia di Alessandria in un ritratto del 1908