giovedì 22 dicembre 2022

Il Natale nella tradizione Toscana

di Mario Pagni

Grande albero natalizio e presepe in piazza Duomo a Firenze

I ricordi di quando ero piccolo si confondono ormai nella mente con la vera tradizione del Natale in Toscana. Ricordo che tutti aspettavamo come oggi la neve per il “Santo Giorno” ma eccetto che nel 1956 quando su Firenze la coltre bianca anche copiosa fece finalmente la sua comparsa, il Natale era già passato e con esso tutta la sua nordica magia. Per i bambini di allora però rimaneva ancora l’Epifania comunemente chiamata “La Befana” che dava il nome alla simpatica vecchietta che scendeva dal vicino Appennino per portare i doni a tutti i bimbi buoni mentre solo carbone agli altri. Anzi la vera notte dei doni che comparivano magicamente nei pressi dei camini sia di cucina che di salotto dentro la classica “calza” era proprio quella.

Bimbi che aprono doni sotto l'albero di Natale

A Natale infatti spesso arrivavano dolci e caramelle e magari anche qualche “pensierino”, ma i veri sostanziosi balocchi che avevamo bramato per tutto l’anno e richiesto sia per lettera autografa che a voce, li portava solo lei: la Befana. Furono i meravigliosi cartoni animati di Walt Disney proiettati nei cinema periferici di una Firenze ancora piuttosto povera, a trasmettere ai piccoli italiani l’idea di un Natale pieno di regali posti proprio ai piedi dell’albero che allora era assolutamente vero e naturale. L'albero natalizio ha per la tradizione una valenza cosmica che lo collega alla rinascita della vita dopo l'inverno e al successivo ritorno della fertilità della natura primaverile. L'albero cosmico o albero della vita è stato anche associato come vedremo alla figura salvifica di Cristo e alla croce della Redenzione, fatta appunto di legno.

Mercatino di Natale in piazza santa Croce a Firenze

 

Le origini dell’albero di Natale sono però pagane

Tuttavia le origini dell’albero di Natale sono indiscutibilmente pagane. Sembra infatti che all’origine dell’odierno albero di Natale ci sia una lunga e antica tradizione che affonda le sue radici nella cultura celtica. Per i druidi, gli antichi sacerdoti dei Celti, l’abete era considerato simbolo di lunga vita, dal momento che rimaneva sempre verde anche d’inverno.

Sacerdoti Druidi e Albero di Natale

Con l’avvicinarsi dell’inverno, gli abeti venivano dunque tagliati e addobbati con nastri, fiaccole, piccole campane e animaletti votivi, per propiziarsi il favore degli spiriti. Il collegamento con l’attuale “addobbo” risulta abbastanza facile, per i doni invece bisogna ricorrere a tradizione diversa legata al culto dei morti che soprattutto con l’Epifania ne dispensavano ai vivi per tramite della ben conosciuta simpatica vecchietta che va di notte per camini. Oltre ai Celti, pare che anche i Vichinghi dell’estremo Nord dell’Europa seguissero il culto dell’abete rosso, albero in grado di esprimere poteri magici. Gli alberi venivano anche in questo caso tagliati, portati a casa e decorati con frutti, ricordando la fertilità che la primavera avrebbe ridato loro.

Esoterismo dell'albero di Natale

Con la nascita del Cristianesimo l’uso dell’albero di Natale si affermò anche nelle tradizioni cristiane. A conferirgli un significato attendibile è la scena biblica dell’Eden. Nella notte in cui si celebra la nascita di Cristo, l’albero posto al centro del giardino dell’Eden diventa anche l’albero intorno al quale l’umanità ritrova il vero perdono. Quando infatti Eva mangiò il frutto proibito e ne fece mangiare ad Adamo si dice che le foglie di abete appassirono improvvisamente divenendo appuntiti aghi vegetali. La leggenda vuole anche che la rifioritura dell’abete avvenga dalle radici della terra ad iniziare proprio dalla notte di Natale quando nacque Gesù Bambino.

L'albero cristiano della vita

La Toscana antico crocevia di cultura antica e tradizioni secolari ad iniziare dal popolo Etrusco ha raccolto parzialmente tutte queste preziose e a volte insolite testimonianze e antiche leggende trasformandole in cultura popolare che i nostri nonni ci hanno trasmesso, spesso interpretandole a modo loro ma con l’unico primario scopo di mandarci a letto tranquilli e contenti in attesa dei giorni (e delle notti) più attesi e forse più belli dell’anno.

Firenze imbiancata 1985


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