di Mario Pagni
«Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal
Diavolo»
(Matteo 4,
1).
Localizzazione |
Il
ritrovamento delle preziose fonti scritte
Siamo nel deserto di Giuda dove si dice che il Diavolo tentò Cristo un apparente assoluto esteso nulla se pure da sempre conteso in ogni genere di guerra sia nell’antichità giudaica che nella modernità. Questa parte di territorio è stato ed è ancora uno dei più trafficati di Israele, battuto da piste appena segnate e da carovaniere fino dalla remota preistoria. Proprio in questo luogo desolato e inospitale nei pressi delle rovine di Qumran località della Giordania situata a 35 chilometri a est di Gerusalemme nel sito archeologico posto nei pressi della sponda nord–occidentale del Mar Morto, furono deliberatamente nascosti nelle vicine grotte, in giare di terracotta, antichi manoscritti compilati in secoli e situazioni diverse, la cui interpretazione risulta ancora oggi assai controversa, posta come è a metà fra storie della Bibbia e latente gnosticismo. In seguito a tale casuale scoperta, negli stessi anni iniziarono le prime indagini archeologiche e proprio a Qumran riaffiorarono anche le rovine di un edificio di carattere monastico; un complesso di reperti, tra cui utensili di ceramica, metallo o legno, tracce di tessuti e ossa di animali, nonché un vasto cimitero comprendente ben 1200 tombe.
Il sito archeologico nel deserto della giudea-occupato dalla comunità ebraica |
È indubbio
che i preziosi manoscritti furono sapientemente e accuratamente sottratti agli
innumerevoli eventi bellici in corso da sempre ma anche dagli occhi di attenti
e curiosi studiosi della vera storia che ha segnato e ben disegnato il nascente
cristianesimo. Ufficialmente individuati
poco prima del 1943 i misteriosi rotoli di pergamena si dice che fossero già ben noti ad alcune
caste sacerdotali e confraternite del luogo, ben consci dei loro contenuti per
così dire imbarazzanti per ogni tipo di credo religioso ma per quello cristiano
in particolare.
Certo è che
di fonti scritte che parlavano di quel seppellimento di documenti non vi era
traccia forse perché qualcuno consapevole dei loro contenuti potesse tornare a
recuperare gli scritti stessi e i presunti reperti e tesori che li
accompagnavano, esattamente come indica il cosiddetto Rotolo di Rame. Eppure sembra che alcuni di quei testi
circolassero già in Europa e anche in Etiopia già dal medioevo e fino a tempi
recenti, tra eresie, società segrete e cacciatori ed estimatori di verità
scomode e perdute. Fra queste la più antica di esse quella degli Esseni
alla quale sembra siano appartenuti sia Giovanni il Battista che lo stesso Gesù Cristo.
Le grotte dei ritrovamenti poste lungo le rive del fiume Qumran |
Chi erano gli
Esseni
L’interesse
per la misteriosa setta degli esseni crebbe infatti proprio quando, tra il 1947
e il 1956, i succitati ottocento rotoli di pergamena e papiro, perlopiù
frammentari, furono rinvenuti nelle undici grotte dell’arida regione di Qumran.
Dalla cosiddetta grotta 1, dove alcuni
pastori beduini ritrovarono il primo dei celebri manoscritti del Mar Morto,
proviene anche la Regola della comunità, scritta in ebraico come la gran parte
dei codici, benché non manchino frammenti di testi redatti in aramaico e in
greco.
Fino a quel
momento erano molto scarse le notizie sugli Esseni, fornite solo da autori
classici quali il greco Filone di Alessandria (30 a.C.-45 d.C.), il
giudeo-romano Giuseppe Flavio e il latino Plinio il Vecchio, questi ultimi
vissuti entrambi nel I secolo d.C. Interpretando tali fonti alla luce delle
nuove scoperte, i ricercatori giunsero dunque a identificare gli abitanti
dell’insediamento di Qumran proprio con gli Esseni di cui parlano gli storici
antichi. Furono proprio i componenti di questa comunità, stanziata nel deserto
della Giudea dal 150 a.C. al 68 d.C., a redigere e nascondere nelle grotte gli
antichissimi rotoli.
Gerusalemme la porta di Sion |
I
ricercatori ritengono che il complesso di edifici riemerso dalle sabbie di
Qumran, fosse destinato a ospitare un numero limitato di individui,
presumibilmente funzionari, sacerdoti o anziani. Gli altri componenti della
setta vivevano invece nei dintorni, sia in capanne sia nelle grotte delle
scogliere. Si è calcolato che nell’area
di Qumran potessero vivere circa 150 o al massimo duecento persone, benché si
tratti di cifre ipotetiche, fondate più o meno sul numero delle tombe presenti
nei cimiteri.
Se i
manoscritti del Mar Morto offrono una visione non del tutto esauriente dello
stile di vita di queste genti, le fonti classiche rappresentano tuttavia un
prezioso supplemento di informazione. In particolare, nel secondo libro della
sua Guerra giudaica, Giuseppe Flavio si sofferma sul modo di vivere degli
Esseni: «La loro devozione verso la divinità ha una forma particolare. Prima
del sorgere del sole non si ode da parte loro neppure una sola parola profana;
essi gli rivolgono delle preghiere tradizionali, quasi a supplicarlo di
spuntare. Dopo di ciò ognuno è invitato dai sovrintendenti al mestiere che fa:
dopo aver lavorato energicamente fino all’ora quinta, si radunano nuovamente in
un solo posto e cintisi di un indumento di lino si lavano il corpo con acqua
fredda. Dopo questa purificazione, vanno insieme in un edificio particolare
dove a nessuno di altra fede è concesso entrare: loro stessi non entrano nel
refettorio che dopo essersi purificati, come in un recinto sacro».
La Regola della comunità degli Esseni |
Riguardo invece ai contenuti dei
discussi rotoli a volte la fantasia di studiosi e ricercatori va oltre a quanto
probabilmente sarebbe reale, ma può succedere anche il contrario per i dati scientifici che
disegnerebbero uno scenario un po’ diverso da quello citato e professato dalle
antiche religioni, cristianesimo compreso.
Operazioni di restauro di uno dei manoscritti |
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